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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE         Capitolo I. CONDIZIONI GENERALI
      • I. PALERMO E I SUOI DINTORNI
        • § 7. — Le fazioni e i loro mezzi di azione.
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§ 7. — Le fazioni e i loro mezzi di azione.

In tal modo si formano potenti associazioni d’interesse che s’insinuano e si impongono in tutte le faccende private e pubbliche. Niuno oserà offrire un prezzo per un fondo che qualche loro aderente voglia comprare. Nei Comuni, nelle Opere pie, regolano in buona parte la scelta degli amministratori, dispongono a loro piacere del patrimonio e delle entrate. Insomma sono padroni assoluti e incontrollati di tutto nel campo che si sono riservato, finchè non incontrino qualche altra coalizione non meno forte, ardita o prepotente, che venga a contender loro il dominio. Allora nasce la rivalità, l’odio fra persone o famiglie; seguono le offese e le vendette, le astuzie e le intimidazioni per prevalere in questa o quella elezione. Ciascuna fazione sceglie la sua bandiera nello sterminato arsenale delle quistioni che sono use a dividere i partiti fra di loro nell’Europa civile: pigliano nome di partiti politici, amministrativi, magari religiosi, poco importa, perchè si tratta del solo nome. Ognuna delle parti contendenti cerca di rafforzarsi estendendo le sue alleanze nella riserva inesauribile dei prepotenti, dei latitanti, dei malfattori e degli assassini; e per assicurar la fede degli aderenti antichi come per attrarsene dei nuovi, cerca di crescere in opinione di forza e d’influenza, e di mostrare che i suoi clienti, in ogni loro faccenda o bisogno, sono assicurati di aiuto e protezione non mai rifiutati e sempre efficaci. E così, il capo di ciascun partito, alle prepotenze per conto proprio aggiunge quelle per conto dei clienti; risente come sue le ingiurie da loro sofferte, e fa sue le loro vendette. Il campo dei soprusi e dei rancori va allargandosi all’infinito. Cagione di odio e di guerra sono non più solamente le ambizioni, le prepotenze e le vendette di coloro che da prima diventarono nemici, ma del più infimo gregario di ciascun partito. La lotta s’inasprisce, si estende, s’accende in tutto il Comune e talvolta in quelli vicini. Principia la guerra di stratagemmi, di fucilate, di agguati, che talvolta si trasformano in vere scaramucce. Gli avversari vanno a cercarsi ovunque per l’Isola, come quella mattina in cui i buoni Palermitani furono spaventati, ma non sorpresi, di vedere in una delle piazze più frequentate della loro città, quattro o sei sicari al servizio di uno dei partiti che si dividono un paese distante da Palermo ben trenta chilometri, sparare addosso a uno del partito opposto una salva di colpi di revolver.

 

 




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