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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE         Capitolo I. CONDIZIONI GENERALI
      • I. PALERMO E I SUOI DINTORNI
        • § 17. — Il Governo centrale non sostiene i suoi funzionari.
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§ 17. — Il Governo centrale non sostiene i suoi funzionari.

Con siffatti mezzi d’azione e d’informazione, un prefetto di Palermo ha da resistere agl’inganni e alle lusinghe di chi cerca farsi di lui un istrumento, impedire i disordini e i furti nelle amministrazioni locali, le prepotenze dappertutto; ristabilire e mantenere l’ordine pubblico. E neanche può far calcolo sull’aiuto del Governo che l’ha mandato. Pure, l’Italia, annettendosi la Sicilia, ha assunto una grave responsabilità. Qualunque Governo italiano ha l’obbligo di rendere la pace a quelle popolazioni e di far loro conoscere che cosa sia la legge, di sacrificare a questo fine qualunque interesse di partito od altro. Ma invece vediamo i Ministeri italiani d’ogni partito, dare per i primi l’esempio di quelle transazioni interessate che sono la rovina di Sicilia, riconoscere nell’interesse delle elezioni politiche quelle potenze locali che dovrebbero anzi cercar di distruggere, e trattare con loro. Il prefetto stesso deve, per ubbidire ai superiori, imitarli, e così dimenticare il vero fine della sua missione; anzi, nuocergli. Una volta aperta la porta agl’intrighi, si vede a Roma l’influenza del prefetto avversata, spesso vittoriosamente, da quella delle persone che egli ha ufficio di combattere; i loro rapporti creduti talvolta più dei suoi. Gli vien tolto ogni mezzo di agire efficacemente, si vede rifiutare gl’impiegati che egli chiede. Se malgrado tutto ciò egli riesce a operare qualche miglioramento, almeno superficiale, sopraggiunge un cambiamento di Ministero, vengono al potere o vicino al potere persone le quali hanno amicizie, legami, interessi con quelle che il prefetto ha dovuto inimicarsi per fare il suo dovere. Segue la reazione. Sotto colore di politica, gl’impiegati migliori e più coscienziosi sono sacrificati a rancori personali, è distrutta l’opera incominciata, si ricade più basso che mai e, quel che è peggio, si conferma sempre più nel pubblico l’opinione della potenza infallibile e incrollabile nell’Isola e fuori, di quelle persone che la tiranneggiano e la sfruttano a loro profitto.

Per far diversione al sentimento suscitato da un quadro così lugubre, si possono ascoltare i racconti dei fatti che accadono al di dei monti che contornano la città. Si sente parlare dell’infinita miseria dei più, della ricchezza, della prepotenza di pochi. Si sente dire di campagne e paesi padroneggiati da briganti presenti ad un tempo dappertutto, che eseguiscono le loro vendette con una rapidità ed una crudeltà spaventevole sotto gli occhi di un’intera popolazione, quasi sotto quelli della Forza pubblica, e dei quali pure la Forza non riesce a scoprire traccia in nessun luogo.

Con questa impressione e sotto questi auspici, il viaggiatore lascia Palermo, per inoltrarsi nell’interno dell’Isola.

 

 

 




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