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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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82. AL SACERDOTE GIROLAMO FERRARA, NOVIZIO DELLA CONGREGAZIONE A CIORANI.

Incertezza del santo intorno alla vocazione di lui, e discussione sopra questo punto.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

[NAPOLI, ] 1 LUGLIO [1747]

 

Sempre sia fatta la divina volontà! D. Girolamo mio, la nuova1 del fratello mi ha fatto fare un grand'atto di rassegnazione.


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Per farla breve, se mai le sorelle avessero modo bastante di vivere in casa, non avrei difficoltà di consigliarle di restarsi nella Congregazione, poiché non vi è, per altro, morale pericolo dello sviamento di sue sorelle; come in fatti, se V. S. anche morisse, questo pericolo non vi sarebbe, essendovi già quella sorella grande che può guidare la casa.

Ma il punto sta che, riducendosi le rendite sopra gli affitti, non so se riesca esigersi le entrate da donne senza uomini. Ma V. S., che sa la gente e l'uso del paese, potrebbe ciò risolvere meglio di me.

In quanto al mettere le sue sorelle in monastero, D. Girolamo mio, lo stimo una cosa difficilissima e moralmente impossibile. Difficilmente, per prima, si troverebbe questo monastero che accettasse le sue sorelle, così avvanzate di età. Difficilmente poi le sorelle ora compiacerebbero V. S. a porsi in monastero (per cui ci vuole la divina chiamata), per dar luogo a V. S. di ritirarsi con noi. E poi, quando non vi è niuno in casa, chi fa gli affitti? Chi esige per pagare al monastero? E così, in quanto al monastero, non è da pensarci.

Più facile sarebbe il pensare, che le sorelle ben senza voi potrebbero sostentarsi in casa comodamente. E benché ad esse ciò parrebbe impossibile, nulladimeno, se intendessero che V. S. risolutamente non vuol lasciare di vivere in collegio, e ne vedessero l'esperienza per qualche tempo notabile, direi che ben allora troverebbero il modo di sostentarsi e di esigersi le entrate, come farebbero se V. S. morisse.

Il Sig. arciprete,1 par che metta per certo che V. S. sia obbligato a tornare in casa; e non vi ha dubbio che in tali casi Roma licenza, anche a Religiosi professi, di lasciare il convento e tornare a vivere in casa. Ma bisogna avvertire che altro è l'avere il permesso di vivere in casa, altro l'essere obbligato a vivere in casa, quando non vi è pericolo di prostituzione, e vi è il modo del sostentamento senza la vostra assistenza.


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Non avrei però difficoltà che andaste per qualche tempo in casa, a registrar le cose e specialmente la pretensione della sorella maritata, con accomodarla come meglio si può; perché, per le altre liti, non vorrei che troppo vi ci intricaste, acciocché per quelle non vi trovaste più intricato a restare in casa.

Io mi consolo per l'affetto che ha colla Congregazione; ma io, più che le robe, voglio voi nella Congregazione.

Il Sig. arciprete vuole, come scrive, che voi subito volaste a ritirarvi in casa. Del resto, io direi che non vi è questa fretta, e forse sarebbe meglio a trattenervi con noi e vedere a che si mettono le cose di vostra casa, e frattanto scrivere alla casa che V. S. tiene voto d'obbedienza1 ecc., che le sorelle sono grandi e di giudizio, e che nella casa vi è sufficiente sostentamento: fate questa toccata d'armi e state a vedere che mossa faccia. Non dubito che a principio questa risposta farà un gran rumore; ma crederei che, se col tempo si arrivassero a persuadere che voi non siete per ritirarvi in casa e lasciar la Congregazione, crederei, dico, che finalmente si quieterebbero; e, perché vexatio dat intellectum crederei che ben le sorelle accorderebbero ad esigersi le entrate e sostentarsi comodamente da per loro.

Dicono i Salmaticesi, tract. 15, c. 3, n. 54, con Sanchez, Castropalao, Suarez ecc., e l'istesso dice Bonacina, che, solo in caso di necessità estrema di povertà o di prostituzione, il fratello è obbligato ad assistere le sorelle, con lasciar la comunità, tanto più se vi è obbligato con voto o giuramento. E questo caso non è.

Del resto, D. Girolamo mio, per poter io dar riposta più risoluta, avrei bisogno di parlare a voce con V. S.; per ciò desidererei che il Rettore [D. Andrea Villani, ] insieme con D. N., D. N. e D. N., ne facesse un consiglio particolare, e poi mi scriveste tutto quello che dicono, mentre il caso è imbrogliato.


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Perché le due sorelle non si potrebbero ritirare a convivere colla sorella maritata? Alla quale, acciò accettasse le sorelle, non avrei difficoltà che V. S. le facesse la donazione della sua porzione ecc.: e perciò, torno a dire, non corriamo. Discorretela meglio prima costì, poi avvisatemi e risolveremo. Perché, arrivato che sarete colà, non so che appletto [istanza] vi può fare l'arciprete e l'arcivescovo [di Conza]; e da questi forse non vi potrete più liberare. Facciamo orazione, e speriamo da Dio la luce per accertare la sua volontà: questa vuole V. S., e questa voglio io. Resto ecc. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Conforme all'edizione romana.




1 D. Girolamo era appena entrato nel noviziato, che ricevette il doloroso avviso della subitanea morte di suo fratello.

1 L'arciprete di Teora, luogo natale di D. Girolamo.

1 Girolamo, dietro il consiglio del P. Cafaro, aveva fatto, l'anno precedente, il voto di entrare nella Congregazione del SSmo Salvatore.




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