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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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101. AL CARDINALE GIUSEPPE SPINELLI,1 ARCIVESCOVO DI NAPOLI.

Appunti, scritti dal Santo pel Cardinale suddetto che doveva formare la relazione richiestagli dalla S. C. de' Vescovi e Regolari, per l'approvazione dell'Istituto.

 

[SETTEMBRE 1748.]

 

Recherà maraviglia il sentire che, dopo tante Religioni, Congregazioni ed Istituti fondati nella Chiesa, pretendasi dalla S. Sede l'approvazione e conferma di questo nuovo Istituto, dicendosi da alcuni che sarebbe meglio togliere o riformare gli antichi che istituirne de' nuovi. Ma cesserà la maraviglia quando s'intenderà il fine ed intento di questo Istituto,


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ed i principi con cui il Signore l'ha benedetto. Dee per altro considerarsi che tale opposizione si è fatta sempre a tutti gl'Istituti che nuovamente, da più secoli in qua, si son formati: così fu opposto a' Teatini, a' Gesuiti, alla Congregazione detta dalla Madre di Dio, a' Pii Operarî; ma con tutto ciò la S. Sede, ispirata dallo Spirito Santo, non ha dubitato di approvarli, e coll'esperienza poi si è veduto qual profitto ciascuno di questi nuovi Istituti ha recato alla Chiesa di Dio.

Ma tutti gl'Istituti, si dice, son cominciati con gran fervore e poi da quello son decaduti. Così avverrà a questo altro.

Per prima, si risponde che in molti Istituti si è mantenuto e si mantiene il fervore; e benché non sia quello con cui cominciarono i primi, nulladimeno è tale che sin ad oggi è di molto profitto alla Chiesa di Dio, così per gli esempi della vita osservante, come per l'opere che fanno in beneficio de' prossimi.

Poi si risponde che non è possibile togliere la sua natura alle umane cose che, secondo la condizione presente degli uomini, cominciano con gran calore, ma questo sempre poi manca. L'acqua, quanto più si discosta dalla sua fonte, sempre si fa meno limpida e più torbida.

Ma si vede che Dio, il quale più di tutti ama la sua gloria, e che certamente è stato il primo autore di tanti Istituti che si son fondati, così ha stimato bene di governare la sua Chiesa con disporre che, da tempo in tempo, se ne stabiliscano de' nuovi, non solamente acciò la veste della sua Sposa fosse di diversi colori adornata, ma affine ancora che, mancando il fervore degli Istituti antichi, supplisca il fervore de' nuovi che universalmente cominciano con gran fervore; e questo fervore, regolarmente parlando, si conserva per più secoli con immenso profitto, così de' Congregati, come de' popoli. Nella vigna, se non si sostituiscono alle vecchie le nuove piante, come si farà? Le antiche si seccano, le nuove mancano, e certamente finirà la vigna.

Ma ora, si replica, son cresciute tante Religioni, tante Congregazioni, che finalmente sono soverchie per la coltura de' popoli.


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Oh volesse Dio, e bastassero! Messis quidem multa! Chiunque è pratico un poco delle coscienze sa la scarsezza che vi è di veri operai, che cercano veramente la salute delle anime, e sa quante anime si perdono per mancanza di aiuto. Ed è indubitato che ciò avviene specialmente ne' paesi rurali, per più ragioni che ciascuno può da sé considerare, senza spiegarle.

A questo fine, tanti sacerdoti di zelo hanno cercato d'impiegarsi nelle missioni; le quali, se nelle città sono utili, ne' paesi della campagna sono affatto necessarie: poiché, in questi piccioli paesi, per lo più è mancanza di buoni sacerdoti, che spezzino il pane della Divina parola e che istruiscano quella gente incolta.

Di più, sono necessarie le missioni in questi luoghi rurali per ragione che vi sono pochi sacerdoti, e questi paesani; e perciò facilmente molte anime si trovano in sacrilegi di male confessioni, per la ripugnanza di confessarsi a quelli che le conoscono. Onde avviene che, se queste anime così cadute non hanno il comodo della missione per poter manifestarsi a sacerdoti forastieri, può dirsi con certezza morale che seguiranno a vivere nella disgrazia di Dio, e certamente si dannano.

E si è osservato coll'esperienza il profitto più speciale che tal sorte di gente ha ricavato dalle missioni, essendosi vedute popolazioni intiere santificate.

Ma piacesse a Dio benedetto e fosse un tal frutto perseverante! Non si vedrebbe quella corruttela di costumi che, anche dopo le missioni si vede, e poche anime si perderebbero. Ma questa è la disgrazia che, dopo qualche tempo, i popoli si raffreddano e ritornano allo stato di prima, anzi peggiore, per ragione della luce che acquistano con le missioni.

Questa mira ha presa il nostro minimo Istituto, cioè di fare che il frutto, che si raccoglie dalle missioni, sia perseverante. A tal fine, vuole le case in mezzo alle diocesi, affinché non solo possano nelle medesime accorrere le povere genti per essere aiutate ne' loro spirituali bisogni, ma altresì essere soccorse coll'aiuto delle istruzioni, novene ed altri continui esercizî, che i Padri di detto Istituto van facendo ora in una terra, ora in


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un'altra della diocesi della loro residenza; e così quel frutto, che si è ricavato colle missioni, si vede perseverare ne' popoli.

Di molto sollievo riesce ancora al popolo un tale aiuto, perché, ritrovandosi ne' paesi piccoli scarsezza di confessori e in molti luoghi appena il parroco, ne viene che molti e molte di rado ricevono i sacramenti della confessione e comunione; o, se si confessano, per la vergogna e per la ripugnanza molti fanno confessioni sacrileghe: e lo sanno li confessori, che girano, quanto giovi questo aiuto, e di quanto sollievo sia a' popoli.

E affine che i soggetti di questa Congregazione siano sbrigati totalmente e sciolti dalle applicazioni, in cui si sogliono ordinariamente impiegare e trovare occupati quelli operarî che vivono ne' luoghi abitati, per attendere più di proposito alla coltura di poveri contadini, si è stabilito che le loro residenze debbano sempre essere fuori dell'abitato.

E così, praticandosi da questa Congregazione questo impiego in beneficio delle genti della campagna, che non si pratica dalle altre Congregazioni di missionari, si spera dalla S. Sede l'approvazione e la conferma.

L'intento dell'Istituto è di formare una Congregazione, sotto il titolo del SSmo Salvatore, di preti secolari viventi in comune, soggetta alla giurisdizione degli Ordinari dei luoghi, ad instar delle Congregazioni dei Padri della Missione e dei PP. Pii Operarî; col distintivo però, di dover i Congregati abitare in mezzo alle diocesi più bisognose e fuori dell'abitato, affine di meglio impiegarsi in beneficio della povera gente abbandonata della campagna, e d'essere così più pronti a porgere loro aiuto e colle missioni, istruzioni ed amministrazione de' sacramenti, coll'osservanza delle seguenti dodici regole..

 

 

Conforme all'originale autografo che si conserva nell'archivio della casa di Pagani.




1 Il Cardinale commise l'esame della Regola del nuovo Istituto al canonico Simeoli ed al suo uditore l'abbate Blaschi, ed il dì 11 ottobre mandò alla S. C. una relazione favorevole all'approvazione, usando quasi gli stessi termini che il Santo in questi appunti.




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