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S. Alfonso Maria de Liguori L'amore delle anime IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO IX - Della Coronazione di Spine.
1. Continuando tuttavia i soldati a flagellar crudelmente l'innocente Agnello, narrasi, che si fece avanti uno degli assistenti e, fattosi animo, disse loro: “Voi non avete ordine di uccidere quest'uomo, come pretendete di fare”. E con ciò tagliò le funi, con cui stava ligato il Signore. Ciò fu rivelato a S. Brigida: Tunc unus concitato in se spiritu quaesivit: Numquid interficietis eum sic iniudicatum? Et statim secuit vincula eius (Lib. I, Rev. c. 10).1 Ma appena terminata la flagellazione quei barbari ministri istigati e corrotti con danaro da' Giudei, come asserisce S. Gio. Grisostomo, fan soffrire al Redentore una nuova specie di tormento.2 Tunc milites praesidis suscipientes Iesum in praetorium, congregaverunt... universam cohortem, et exuentes eum, chlamydem coccineam circumdederunt ei, et plectentes coronam de spinis, posuerunt super caput eius et arundinem in dextera eius (Matth. XXVII, 27, 28, 29). Ecco come i soldati lo spogliano di nuovo e, trattandolo da re di
burla, gli pongono indosso una veste rossa, che altro non era che uno straccio di mantello usato da' soldati romani e chiamato clamide; gli mettono in mano una canna in segno di scettro ed un fascio di spine in testa in segno di corona.
Ah mio Gesù, ma voi non siete il vero re dell'universo? e come ora siete divenuto re di dolore e di vitupero? Ecco dove v'ha condotto l'amore. -O mio Dio amabilissimo, quando sarà quel giorno ch'io mi unisca talmente a voi che niuna cosa vaglia più a separarmene ed io non possa più lasciare d'amarvi? Ah Signore, che fintantoché vivo in questa terra, sto sempre in pericolo di voltarvi le spalle e negarvi il mio amore, come infelice ho fatto per lo passato. Deh Gesù mio, se mai vedete ch'io vivendo avessi a patire questa somma disgrazia, deh fatemi morire in questo punto, in cui spero di stare in grazia vostra! Ve lo prego per la vostra Passione, non m'abbandonate a questo gran male. Io lo meriterei per li miei peccati, ma non lo meritate voi; scegliete ogni castigo per me, e non questo. No, Gesù mio, Gesù mio, non voglio vedermi più separato da voi.
2. Et plectentes coronam de spinis, posuerunt super caput eius (Matth., loc. cit.). Ben riflette il divoto Laspergio, che questo tormento delle spine fu dolorosissimo, mentre da quelle fu tutta trafitta la sacra testa del Signore, parte sensibilissima, perché dalla testa si diramano tutti i nervi e le sensazioni del corpo; e fu ancora il tormento più lungo della sua Passione, poiché Gesù soffrì le spine sino alla morte, restando fisse le medesime dentro del capo. Ogni volta ch'eran toccate le spine o il capo, sempre se gli rinnovava lo spasimo.3 Secondo poi il
sentimento comune de' scrittori con S. Vincenzo Ferreri, la corona fu intrecciata di più rami di spine e fatta a modo di celata o sia cappello,4 sì che pigliava tutta la testa e scendeva sino a mezza fronte secondo la rivelazione fatta a S. Brigida: Corona spinea capiti eius arctissime posita fuit, quae ad medium frontis descendebat (Lib. IV, Rev. c. 70).5
E come dice S. Lorenzo Giustiniani6 con S. Pier Damiani7 erano le spine sì lunghe che giunsero anche a penetrar le cervella: Spinae cerebrum perforantes (D. Laur. Iust. de triumph. Chr. c. 14). E l'Agnello mansueto lasciavasi tormentare a loro voglia senza dir parola, senza gridare, ma serrando gli occhi per lo spasimo mandava spesso allora amari sospiri come un tormentato che sta vicino alla morte, conforme fu rivelato alla B. Agata della Croce: Saepius oculos clausit, et acuta edidit suspiria quasi morituri.8 Tanta era la copia del sangue che
scorrea dalle ferite del sacro capo che nella sua faccia non si vedeva altro colore che di sangue, secondo la rivelazione di S. Brigida: Plurimis rivis sanguinis decurrentis per faciem eius, et crines, et oculos, et barbam replentibus, nihil nisi sanguis totum videbatur (Lib. IV, Rev. c. 70).9 E S. Bonaventura aggiunge che non compariva più la bella faccia del Signore, ma pareva la faccia d'un uomo scorticato: Non amplius facies Domini Iesu, sed hominis excoriati videretur.10
O amore divino, esclama Salviano, io non so come chiamarti, o dolce o crudele; poiché tu sembri essere stato dolce insieme e crudele: Amor, quid te appellem nescio dulcem an asperum? Utrumque esse videaris (Ep. I).11 Ah mio Gesù, l'amore ben vi rende dolce verso di noi, con farvi scorgere sì appassionato amante dell'anime nostre: ma vi rende spietato con voi, facendovi patire tormenti così acerbi. Voleste voi esser coronato di spine per ottenere a noi corona di gloria in cielo: Coronatus est spinis, ut nos coronemur corona danda electis in patria (B. Dion. Cart.).12 Mio dolcissimo Salvatore, io spero d'esser la vostra corona in Paradiso salvandomi per li meriti dei vostri dolori; ivi loderò per sempre il vostro amore e le vostre misericordie. Misericordias Domini in aeternum cantabo, in aeternum cantabo (Ps. LXXXVIII, 2).
3. Ahi spine crudeli, ingrate creature, perché così tormentate il vostro Creatore? Ma che serve, dice S. Agostino, a rimproverar le spine? Elle furono innocenti stromenti: i nostri peccati, i nostri mali pensieri furono le spine malvagie che afflissero la testa di Gesù Cristo: Spinae quid, nisi peccatores?13
Essendo apparso un giorno a S. Teresa Gesù coronato di spine, la santa si pose a compatirlo; ma il Signore disse: “Teresa, non mi compatire per le ferite che mi fecero le spine de' Giudei; abbimi pietà per le piaghe che mi fanno i peccati de' Cristiani.”14
Anima mia, tu ancora dunque tormentasti allora il venerando capo del tuo Redentore con tanti tuoi cattivi consensi. Scito et vide, quia malum et amarum est reliquisse te Dominum Deum tuum! (Ier. II, 19). Apri ora gli occhi e vedi e piangi amaramente in tutta la tua vita il male che hai fatto in voltare le spalle con tanta ingratitudine al tuo Signore e Dio. -Ah Gesù mio, no che non meritavate esser trattato da me come vi ho trattato. Ho fatto male, ho fatto errore; me ne dispiace con tutto il cuore; perdonatemi e datemi un dolore che mi faccia piangere tutta la vita i torti che v'ho fatti. Gesù mio, Gesù mio, perdonatemi, ch'io voglio sempre amarvi.
4. Et genu flexo ante eum illudebant ei, dicentes: Ave rex Iudaeorum; et exspuentes in eum, acceperunt arundinem, et percutiebant caput eius (Matth. XXVII, 29, 30). Aggiunge S. Giovanni: Et dabant ei alapas (Io. XIX, 3). Dopo che quei barbari ebbero posta sul capo di Gesù quella tormentosa corona, non bastò loro premercela a tutta forza colle mani, ma presero la canna a far l'officio di martello per far entrare più addentro le spine. Indi cominciarono a deriderlo come re di scherno, prima salutandolo, inginocchiati, re de' Giudei; e poi alzandosi gli sputavano in faccia e lo schiaffeggiavano con
grida e risate di disprezzo. Ah Gesù mio, dove siete ridotto! Chi mai allora fosse passato a caso per quel luogo ed avesse mirato Gesù Cristo così dissanguato, coperto di quello straccio rosso, con quello scettro in mano, con quella corona in testa, e così deriso e maltrattato da quella gentaglia, per chi mai l'avrebbe stimato, se non per l'uomo più vile e scellerato del mondo? Ecco il Figliuolo di Dio diventato allora il vitupero di Gerusalemme! O uomini, esclama qui il B. Dionisio Cartusiano, se non vogliamo amare Gesù Cristo perch'è buono e perch'è Dio, amiamolo almeno per tante pene che ha sofferto per noi: Si non amamus eum, quia bonus, quia Deus, saltem amemus, quoniam tanta pro nostra salute perpessus est (In c. XXVII Matth.).15
Ah mio caro Redentore, ricevete un servo ribelle che vi ha lasciato, ma che ora pentito a voi ritorna. Quando io vi fuggiva e disprezzava il vostro amore, voi non avete lasciato di venirmi appresso per tirarmi a voi; perciò non posso temere che voi mi caccerete ora che vi cerco, vi stimo e v'amo sopra ogni cosa. Fatemi conoscere quel che ho da fare per darvi gusto ch'io tutto lo voglio fare. O Dio amabilissimo, io vi voglio amare dadovvero e non vi voglio più disgustare. Aiutatemi voi colla vostra grazia, non permettete ch'io più vi lasci.
Maria speranza mia, pregate Gesù per me. Amen.