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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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235. AL P. D. GASPARO CAIONE, NELLA MISSIONE DI POTENZA.

Gli fa un rimprovero, e dà un ordine intorno al mandargli de' candidati.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

NOCERA, 30 GENNAIO [1756].

 

Ricevo due vostre, e con molta mia maraviglia vedo che non avete ricevuta la mia, che raccomandai a Caposele di mandarvela subito per uno a posta. Basta; la riceverete appresso. La lettera conteneva il rammarico inteso per cotesta missione intrapresa da voi, quando io l'aveva esclusa per ora, e con V. R. e il P. Apice offesi col petto. Spero a Dio per l'avvenire, che non si farà più così. Leggerete il resto nella mia. Sento ora che la missione e riuscita. Che maraviglia? In Potenza, da tanto tempo non ci era stata missione. Ma sarebbe riuscita d'altro modo, se si fosse fatta a tempo suo, e coi soggetti che vi bisognavano.1 Gloria Patri! Tra poco tempo ci avete mandati quattro giovani, senza prima avvisarmi niente. Da oggi avanti (e ditelo a tutti con modo speciale) non mi si mandi niuno, se prima non mi si avvisa, ed io risponda che venga. I due giovani sono stati ricevuti; ma il grande io l'aveva già licenziato, perché è molto mediocre, ed ora non stiamo in istato


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di ricevere li mediocri: siamo assai, e non ci è pane. Ma poi sono stati tanti li pianti e la compassione in vederlo venuto, che me l'han fatto proponere gli stessi Consultori. Ma non ci vogliamo trovare più a ricevere soggetti per compassione. E così state attento e, replico, ditelo a tutti, a non mandare niuno, niuno, niuno, se io non dico che venga. Ma ciò mi pare che forse V. R. già lo sapeva. Benedico tutti. Il P. Cimino1 subito, finita la missione della Rocca, venga qui, perché ci è un mondo da fare, e così anche vorrei il P. Meo. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Fratello ALFONSO

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 La città di Potenza è sede vescovile, e aveva allora una popolazione di 6585 anime.



1 Pare che D. Fabrizio Cimino, a cagione della sua infermità, della quale si parlò nella lettera del 20 di questo mese, fu mandato, per cambiar aria, alla missione della Rocca. In questa lettera è chiamato Padre, ma non sembra che fosse già sacerdote, essendo nato il 29 marzo 1733.




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