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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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295. AL P. D. GASPARO CAIONE.

Si lagna perché si era data l'assoluzione ad un soggetto che, senza la dispensa, si era allontanato dalla Congregazione.

 

Viva Gesù, Giuseppe e Maria!

 

30 MAGGIO 1758.

 

Oh Dio, che cosa mi fate sentire da cotesto collegio! Sento che costì, col consiglio di molti, è stato assoluto N., col patto (che so io?) di cercar la dispensa. La dispensa, esso me l'ha cercata mille volte; non bisognava che voi altri gliel'aveste imposta. In somma, quel che esso non ha potuto ottenere da Roma, l'ha ottenuto da cotesto collegio.

Che pena mi è stato il sentire ciò! Che necessità ci era di mettere mano voi ad un punto così delicato, che importa il mantenimento della Congregazione? Se stimavate che si doveva assolvere col detto patto, mancavano confessori per il mondo che poteano assolverlo? E chi l'ha assolto, io non so con qual coscienza l'abbia potuto assolvere, fuori di pericolo di morte. In queste cose ardue, che difficilmente si eseguiscono (come in fatti è succeduto), non si l'assoluzione, se prima non si eseguisce quel che dee farsi.

Che dispensa, che dispensa? Io non darò mai la dispensa, se chi si parte senza mia dispensa non ritorna alla Congregazione; e dopo che sarà ritornato ed avrà ricevuta la dovuta penitenza, allora mi consiglierò quel che si ha da fare. E così stimo che ha da fare ogni Rettor Maggiore, se non vuole dannarsi ed esser causa della rovina della Congregazione.

Io a questo fine tengo prevenuto il Cardinal Penitenziere di Roma; e se vedessi che il Penitenziere desse tali dispense, sto risoluto di scrivere e rescrivere al Sommo Pontefice. Ma il collegio di N. fa quel che non fa la Penitenziera di Roma.

Fate sentire questa mia a tutti i Padri di costì, e specialmente a quelli che hanno dato questo bel consiglio; e prego V. R. di far sentire la sostanza di questa lettera (secondo la vostra prudenza)


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anche a tutti li giovani [Studenti] e Fratelli, acciocché questo esempio non sia causa della rovina degli altri.

 

Conforme all'edizione romana




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