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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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302. AI RETTORI, MINISTRI, PREFETTI E SUPERIORI DI MISSIONI.

Fa loro alcune raccomandazioni.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

 

NOCERA, 30 SETTEMBRE 1758.

 

Raccomando di assegnare i Prefetti de' Fratelli, e quando manca uno, sostituire un'altro.

2. Raccomando, secondo la Costituzione, a fare la consulta secondo la Regola e Costituzione, per le spese che si hanno da fare. E stante la povertà e strettezza presente, quando la spesa giunge alla somma di 40 ducati, prego i Superiori ad avvisarne me prima; essendoché si son fatte molte spese inutili in qualche casa. Ciò s'intende fuori delle provviste circa il vitto. Quando in casa, a tempo della consulta, non si trovassero i Consultori destinati, si chiamino i PP. più anziani secondo sono entrati in Congregazione, i quali ci si trovano.

3. Alle camicie tutte si metta il segno della casa, acciocché uscendo in missione non si confondano. All'incontro, non si manchi alla carità, in negare l'uso delle camicie agl'altri a cui facesse bisogno.

4. Raccomando generalmente a tutti i Superiori di sfuggire le parzialità difettose.

5. I PP. Ministri non diano a mangiare a' soggetti niuna cosa fuori di casa, se non fosse qualche cosa di frutti, e si trovassero ne' poderi della Congregazione.

6. Molto raccomando di trattar bene nel vitto gli esercizianti forastieri; mentre sento che, da certo tempo in qua, vi sono grandi lamentazioni. Per un poco di risparmio, si mette a rischio questo gran bene degli esercizî.

7. Raccomando a' Rettori di ricordare in ogni mese a' soggetti di renderli conto di coscienza; e procurino di far fare il pane due volte la settimana, quando si può.


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(Questo si legga solamente a' Padri, e non si faccia sentire a' Giovani.)

Raccomando, Padri miei, specialmente a voi la santa obbedienza non tanto a me, quanto ai Superiori locali o delle missioni. Su questo punto, nell'anno passato, ho avuto molti disgusti: non vengo al particolare, perché spero che non me li darete più. Si tratta che ora i Superiori hanno da ripetere mille volte una cosa per essere ubbiditi; e poi [in] alcuni ancora sono tante le scuse e repliche che portano, che finalmente i Superiori sono obbligati per non disturbarli ad esimerli dall'obbedienza. Torno a dire, io non ho corretto in ciò alcuni particolari, che ho saputo aver mancato, per giusti fini. Ma ben mi ricordo, e mi ricorderò di quello che ho saputo.

Raccomando dunque sopra tutto a' Padri di obbedire, specialmente nelle missioni, a qualunque, a qualunque, a qualunque soggetto che sta in luogo de' Superiori. Al presente abbiamo tanti giovani di gran talento e spirito, che possono fare una gran riuscita. Saranno da 25 giovani che mi han domandato di andare agli Infedeli, ma di cuore e con fervore si grande, che mi hanno consolato; ma se questi poi, uscendo ad operare, seguiranno a vedere le repliche, le scuse e le ripugnanze de' vecchi all'ubbidienza de' Superiori, faranno lo stesso; e come anderà più avanti la Congregazione?

Raccomando anche, nelle missioni, a non diffondersi con quelli del paese. Tutta la cortesia, ma tutta la gravità bisogna usar con quelli, acciocché apprendano e conservino verso di noi la venerazione, come d'uomini santi senza difetto, il che è necessario per il loro profitto. Altrimenti, con diffonderci a trattare con essi e a discorrere di più cose non importanti per l'anima, scopriranno mille nostri difetti, e mancherà il loro profitto. Questa cosa si è avvertita più volte; ma mi dispiace che sempre ci si manca. Alcuno, che su di ciò non si emenderà, mi obbligherà a non mandarlo in missione.

E prego che niuno s'intrighi a cose, che non appartengono alla coscienza delle genti della missione; e certe cose, che possono


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portare qualche disturbo o inconveniente, non si facciano senza consiglio ed obbedienza. Non omnia expediunt. Raccomando poi che la predica della preghiera in missione non si lasci; e quando non si potesse fare, almeno nell'ultima predica della Benedizione se ne parli a lungo.

Si avverta ancora, come si è osservato nella Costituzione, che in missione non possono mangiarsi dolci, per qualunque via siano venuti.

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




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