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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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303. AL P. D. GASPARO CAIONE.

Regola con lui alcuni conti e parla di libri che desidera comprare.

 

Viva Gesù, Giuseppe e Maria!

 

[NOVEMBRE 1758].

 

Ho ricevuto li 21 ducati, cioè 17 e mezzo per li Tournely, 20 carlini per gli altri, e 15 carlini per le Novene.

In quanto alle Novene, ne mando 12. Di queste 12, 6 restano pagate colli 15 carlini, e [delle] 6 altre, quando le troverete a vendere, mi conserverete il denaro, perché sto pieno di debiti.

In quanto alli Tournely poi, già s'è scritto a Venezia per li 10 corpi [copie], perché ora non ci sono; ma 10 corpi vengono almeno 24 0 25 ducati: onde bisogna che ve l'intendiate col P. Apice, perché io non posso dare ora tre carlini, per li debiti che tengo.

Io poi vi aspettava qui per discorrere come s'avesse da impiegare il denaro lasciato1; ma ora sento dalla lettera del P. Ferrara che avete 350 ducati di debiti, e questi, non ci è rimedio, s'hanno da soddisfare. I letti, sì signore, anch'è necessario che si facciano; e 'l resto servirà per fare qualche cosa di


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fabbrica: per lo che non è necessario che per questo affare vi portiate qui, perché io non sapeva questi 350 ducati di debiti; nulladimeno, per osservare l'ordine scritto nella lettera, avvisatemi in che cosa intendete d'impiegare il resto, dedotti li debiti e la spesa de' letti. Solamente una cosa vi dico: se mai mi bisognassero che m'improntaste 50 ducati per levarmi un certo debito, ve lo manderò a dire; ma spero di poter rimediare d'altra maniera.

Quelle Morali che vi mandai, essendo legate in due tomi, valerebbero 26 carlini; ma mi contento per 25, ed anche per 20. Ho fatto abbaglio: queste Morali ancora stanno qui; onde sabbato ve le manderò per li vaticali [vetturali] di Teora; quando saran venute, pagate il porto che si aggiusterà quando ve lo scriverò.

In quanto al figlio d'Avigliano,1 non occorre farlo venire qui; lo potete mandare subito ad Iliceto, perché già è stato ricevuto, Mandate con lui 25 ducati, e mandate a dire espressamente da parte mia al Superiore d'Iliceto che subito, con questi danari, se gli facciano le vesti, cioè sottana, sovrana e cappotto di panno nuovo, senza interpretazioni.

signore, scriverò al P. Margotta; ma sento che sta impicciato per li denari che ha da esigere da Gessari per Grazioli. Dirò che si sbrighi. Benedico V. R. e tutti.

Non vi scordate di farmi copiare quel trattato della [Sacra] Scrittura, che vi dissi, di Genovese.

Mando la figurina del Crocifisso con quella della Madonna a Fr. de Iacobis, e l'altra della Madonna agli altri Studenti. Dirà al detto Fratello che, circa l'altro che mi scrive, io non intendo niente, e perciò non iscrivo a parte. Rosarii piccioli, non l'ho per le mani.

Questo Dupplessy,2 ho fatto diligenza d'averlo in Napoli, ma


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non l'ho potuto avere. Del resto, voglio far fare diligenza alli Francesi.1

 

Fratello ALFONSO del SS. Redentore.

 

[P. S.] In quanto a Fratello Nigro, torno a dire, io non gli farò pigliare niun Ordine, se non fa la rinunzia di quelle sue benedette robe, perché io non voglio inquietare la Congregazione.2

 

Conforme all'originale che si trova in Piacenza, nella chiesa di S. Paolo apostolo.

 




1 L'arcivescovo di Conza, Mgr Giuseppe Nicolai, morto addì 8 novembre di quest'anno, avea lasciato 1000 ducati al nostro collegio di Caposele.

1 Raffaelle Palumbo, nativo di Avigliano, diocesi di Potenza, principiò il suo noviziato il 25 dicembre di quest'anno 1758.



2 Un'opera di Carlo du-Plessis d'Argentré, dottore Sorbonico, il quale morì vescovo di Tulle nel 1740.

1 Alli Francesi, cioè presso i Padri della Missione.



2 Le leggi del Regno non permettevano ai figli unici di farsi preti; e perché D. Lorenzo Nigro era unico di sua casa, S. Alfonso esigeva che rinunziasse alla sua eredità, affinché la Congregazione non fosse molestata. E sembra che questa rinunzia ebbe luogo; imperocché, nel settembre 1759, D. Lorenzo fu ordinato prete in Benevento, fuori del Regno.




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