- VOLUME I
- 323. AL FRATELLO D. ANDREA MORZA.
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323. AL FRATELLO D. ANDREA MORZA.1
Non
vuole dispensarlo in un punto della Regola.
Viva
Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!
[FINE
DELL'ANNO 1759.]
Fratello
mio, in queste cose di Regola comune, non posso dispensare.
Se
ogni studente volesse tenere il suo confessore particolare,
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anderebbe
a terra la Regola. Se dispenso a voi, non lo potrei negare agli altri. Facciamo
così: consigliatevi col P. [D. Francesco de] Leo, ma poi seguite a confessarvi
col Prefetto. Viva Gesù e Maria, Giuseppe e Teresa!
Fratello
ALFONSO del SS. Redentore.
Conforme
all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di
Roma.
1 Andrea
Morza nacque in Caposele il 17 settembre 1739, e fece la sua professione il 20
aprile 1758. La sua vita fu breve, ma santa. Aveva una gran brama di partire
per le missioni degl'Infideli, siccome lo prova questa lettera che scrisse a S.
Alfonso il 6 settembre 1758: "Padre mio, già il Signore, per sua mera
bontà, si degna di accendere nel mio cuore il desiderio di dare la mia vita per
esso; e non passa giorno che non vado col mio pensiero in quelle barbare
nazioni, figurandomi essere in mezzo di ceppi e catene, spargendo il mio sangue
per amore del mio Gesù. Io ho una somma speranza di vedere quest'ora, tanto
felice per me. Il Signore sa poi quanto sia l'impegno mio nello studiare, ma
solamente per questo fine, e molte volte il giorno rinnovo il mio voto che ho
fatto. Padre mio, prego V. P per amore li Gesù e di Maria a concedermi licenza
di non mangiare carne in tutte le novene di Maria SSma, di S. Teresa e del SSmo
Sacramento. Finisco baciandole li s. piedi e cercandole la s. benedizione. Suo
indegnissimo figlio, Andrea Morza del SS. Redentore."
Ma
perché non poteva partire per le missioni degl'Infideli, appena fatto prete, D.
Andrea Morza dimandò di partire per le missioni della Sicilia. La domanda fu
esaudita; ma dopo otto mesi, infetto di tisichezza, fu costretto a ritornare in
patria, ove morì il 5 agosto 1764. Abbiamo molte sue lettere al suo direttore
il P. de Leo, dalle quali si ricava che egli camminava nelle vie straordinarie.
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