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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
412. A Mgr DOMENICO ANDREA CAVALCANTI,1 ARCIVESCOVO DI TRANI.
Disposizioni e consigli del Santo intorno alla fondazione di una casa della Congregazione.
Illmo e Rmo Sig. Sig. e Pne colmo.
Ho ricevuta la veneratissima di V. S. Illma appunto stamattina, e subito oggi scrivo a miei compagni e specialmente al Vicario generale [il P. D. Andrea Villani], secondo V. S. Illma mi comanda.
Ma, Monsignor mio, la cosa è difficile, perché i Regî non vogliono che i beni de' laici, o siano de' particolari, o di cappelle laicali, passino in mano di ecclesiastici.
Del resto, se V. S. Illma potesse ottenerlo colla sua efficacia, sento già che i Padri accetterebbero con gusto quella casa di Corato, specialmente per servire V. S. Illma, che con tanto affetto gli onora.
In quanto a' Padri nostri, essi non possono affacciarsi per questo affare, perché affacciandosi farebbero più danno al negozio. Onde la supplica al Re avrebbe da darla V. S. Illma, pregando il Re di poter tenere due o tre Padri, e meglio sarebbe dire alcuni missionari della nostra Adunanza (perché non vogliono sentir nominar Congregazione) diretta da me, in Corato per aiuto di quella terra, ed anche della sua diocesi colle sante missioni; perché se si avesse la permissione, a principio, di due o tre Padri, potrebbe sperarsi che appresso sarebbe dilatata.
Ma il punto maggiore sta all'assegnamento stabile delle rendite della Cappella, per il che mi pare impossibile ad averne il permesso regio. Onde più presto io direi che per ora si tacesse la dimanda di tale assegnamento delle rendite della Cappella, perché si porrebbero subito in sospetto di fondazione, e negherebbero tutto. Dico della Cappella perché in quanto a quel che danno i particolari, potrebbero i capitali donarsi agli arcivescovi pro tempore, col peso di darne il frutto a' Padri del SSmo Redentore a fine di far missioni.
Resto baciandole divotamente le mani, protestandomi sempre
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
[P. S.] Soggiungo: ma quando non vi è l'assegnamento stabile delle rendite della Cappella, come è possibile che i nostri Padri possano prender la casa, col pericolo in ogni anno, in cui si muta il governatore o prefetto, di esserne cacciati? E perciò la cosa mi pare molto scabrosa.1
Conforme all'originale che si conserva nell'archivio della Curia arcivescovile di Trani.