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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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449. A D. GIOVANNI MARIA PUOTI,1 IN ARIENZO.

Gli fa i migliori auguri in occasione delle sue nozze.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

 

SANT'AGATA, 24 DICEMBRE 1764.

 

Illmo Sig. mio e Pne ossmo,

Ringrazio V. S. Illma delle affettuose espressioni colle quali si è degnata prevenirmi il S. Natale; che però nel tempo stesso che me le dichiaro tenuto, le imploro dal Signore tutte quelle prosperità che sa desiderarsi, al pari del suo merito.


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Mi compiaccio che V. S. Illma siasi di nuovo ammogliato, e con piacere infinito le ho rilasciato quel tanto che importava il picciolo dritto della mia Curia.

Le auguro buona sorte colla novella sposa, e prego il Signore voglia benedire le nozze. Si conservi in buona salute, e mi dico

Di V. S. Illma

 

Devmo servitore obblmo

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 

Conforme ad una copia.




1 D. Giovanni Maria Puoti era fratello di Mgr Antonio Puoti, arcivescovo di Amalfi. Più tardi, S. Alfonso conobbe per scienza soprannaturale il tempo della sua morte. Ecco la giuridica deposizione che ne fece la moglie, Anna Irene de Masi, nel Processo di beatificazione (Summar. n° 31 § 128 pag. 695.):"Di certa scienza depongo che il servo di Dio, Monsignor de' Liguori, fu arricchito dal Signore del dono di profezia. Sperimentai io in lui questo bellissimo dono nella morte del fu mio marito, D. Giovanni Maria Puoti, giudice della giudicatura camerale della Vicaria. Stava questi infermo nella nostra casa che qui (in Arienzo) abbiamo. Il Servo di Dio, che resideva in questa terra di Arienzo, non mancava ogni giorno di visitarlo. Il giorno antecedente della di lui morte, essendo venuto in mia casa, prima di entrare nella camera dell'infermo, mi chiamò e mi domandò quale giudizio facevano i medici della malattia di detto mio marito: io gli risposi che, quella mattina appunto, anche i medici forastieri, che erano venuti da Napoli a visitarlo, l'aveano trovato migliore; per cui davano una buona e fondata speranza che presto guarito si fosse. Allora il Servo di Dio mi disse: Dio lo volesse! Compiango voi, la povera madre (che allora era ancora vivente) ed i fratelli, che tanto si amano, soggiungendo di più: io so che Monsignore (intendendo di Mgr arcivescovo di Amalfi mio cognato) non si fiderà dire la messa nella stanza dell'infermo, onde io da ora do la licenza a D. Antonio, che ce la dica. Da queste parole, compresi io subito e chiaramente che detto mio marito se ne sarebbe morto di quella infermità. Intanto, perché non compariva nel medesimo alcuno indizio di certa e prossima morte, che anzi vi era tutta la fondata speranza, come ho detto, che presto guarito si fosse: queste parole del Servo di Dio, da me agli altri comunicate, non furono credute, e molti se ne burlavano. L'evento però fece avverare quanto egli predetto aveva; poiché nel giorno seguente, aggravatosi in un subito detto mio marito, contro il giudizio de' medici e la comune aspettativa, se ne passò da questa a miglior vita. Seguìta la morte del detto mio marito, venne di nuovo in detta mia casa il Servo di Dio a consolarmi, e con tutta certezza mi disse: voi dovete raccomandarvi all''anima di vostro marito, siccome mi raccomando anche io, perché D. Giovanni Maria sta in Paradiso. Ed in vero è pubblica voce e fama, anche presso persone culte ed illuminate, che il detto mio marito, per la vita santa che menata aveva, è morto in concetto di santità. "




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