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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
Altre norme particolari per seguitare innanzi nella via intrapresa, ad onta di nuove difficoltà.
Quando mi scrivete, non dite più: compatite. Quando bisogna, scrivete liberamente; alle volte però io vi risponderò in breve, alle volte a lungo, secondo il bisogno.
Vi compatisco di avere avuto quest'altro guaio del confessore nuovo. Che ho da dire? Offeritelo a Dio e tirate avanti.
Voi, questa vita la fate colla benedizione del Cardinale, del P. Savastano e mia, giacché in mancanza sua ora io vi servo.
Lasciate dire e parlare quel che vogliono; basta che facciate la volontà di Dio e certamente la fate; ed il meglio è farla in mezzo a contraddizioni e disprezzi.
Mi rallegro che ora patite ancora nella povertà. Tutte cose che aiutano a più stringervi con Dio. E che di tali cose voi poi vi risentite, non me ne maraviglio, perché l'umanità si risente, e state ancora in terra. Se mai ci è difetto, un atto d'amore e dolore; e passate avanti, tirando a fare il vostro cammino.
Non signore, non siete ingannata, e ne do io conto a Dio della vostra vita. Il timore mio è che, per queste contraddizioni, non l'abbiate a lasciare e perdere la vostra corona.
E sempre replico poi: se l'Abbadessa vi dà qualche officio del monastero, abbracciatelo, ancorché distrattivo. Se poi vi dà la porta o la ruota, scrivetene al Cardinale: e sé il Cardinale vi dice che facciate quel che ordina l'Abbadessa o non vi dà udienza, e voi fate la porta, la ruota e quanto dice l'Abbadessa; e quando l'Abbadessa vi dicesse che per ubbidienza andiate qualche volta alla grata, anche andateci. Basta che facciate quel che vuole Dio.
Questo è il consiglio giusto, e vi sia detto una volta per sempre. E vedete che già Dio vi aiuta coll'Abbadessa, che ha costituite altre alle grate e vi vuol ritirata. Che volete più? non ringraziate Dio?
Ma veniamo ai conti nostri. La comunione, perché la lasciate? Di questo modo come volete andare avanti? Per carità non lo fate più. Ancorché aveste fatti mille difetti, purché non sia colpa grave certa che vi possiate giurare, comunicatevi sempre, sempre, sempre, e non lo lasciate mai, mai. Vi prego in ciò di nuovo a farne l'ubbidienza; altrimenti (abbiate pazienza) vi dirò che vi troviate altro direttore.
In quanto poi alle mortificazioni corporali, ora che avete tanti offici e dovete correre or qua, or 1à, lasciate le catenelle o cilizi che siano; basta che vi facciate la disciplina ogni
giorno; e quando sono le novene, ve la facciate la mattina e la sera.
In quanto alle orazioni, dicea S. Maria Maddalena de' Pazzi: Quel che si fa per servire il monastero, tutto è orazione. Quando avete un po' di tempo vacuo, in quello levate il parlare inutile, e datelo tutto a Dio; e non importa che stiate dissipata, fredda, arida, tediosa: basta che abbiate intenzione di dar gusto a Dio.
Non vedete le grazie che Dio vi fa, e voi, invece di giubilare, sempre state a piangere. Io vi voglio disprezzata, malata, arida, abbandonata da tutti, ma vi voglio allegra, colla confidenza di Gesù Cristo e di Maria.
In quanto al confessore, io voglio che ci andiate una volta la settimana o almeno ogni quindici giorni a prendervi l'assoluzione. Se esso torna a dire che siete illusa, zitto! non gli date risposta; basta che gli dite che voi siete pronta a far l'ubbidienza dell'Abbadessa, quando vi comanda, e che lo pregate solo a darvi l'assoluzione, se vuole.
Onde parlategli solo de' difetti commessi e di niente più. Se vi proibisce la comunione, in ciò non siete obbligata di obbedirlo, se non quando qualche volta ve la proibisce espressamente per penitenza della confessione. Dico per penitenza; ma questo non lo farà.
E non vi scordate di raccomandarmi a Gesù Cristo dopo la comunione. E dite al confessore che al presente vi guido io. Chi sa? Può essere che così si quieti. Viva Gesù e Maria!
Un'altra cosa vi raccomando: andate, quando avete tempo, a visitare sempre le inferme, e quando vi è bisogno, assistetele, e specialmente le serve; e non vi curate allora di lasciare le vostre divozioni.
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
Conforme ad una copia antica.