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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
573. A SUOR BRIANNA CARAFA, NEL MONASTERO DI S. MARCELLINO, IN NAPOLI.
Le manda una delle sue operette, e l'esorta premurosamente a non tralasciare la santa comunione.
Le mando quest'altra mia operetta della Pratica di amar Gesù Cristo, che da molto tempo desideravo di dar alla luce, ed ora per grazia di Dio è venuta alla fine.
Con quest'occasione desidero aver notizia del suo stato. La prego ad avvisarmi con libertà e senza soggezione se si ha presa un'altra guida.
Per carità, non creda di darmi dispiacere con dirmi di aver trovato altro direttore. Si assicuri che mi darebbe piacere; mentre il risponderle, per dirla con sincerità, mi porta qualche peso, non potendo alle volte sbrigarmene con poche parole, come vorrei: ed ora tanto più, che mi trovo infermo a letto da una settimana e col vessicante alla gamba, per i dolori di quasi sciatica che mi hanno assaltato.
Mi avvisi dunque se ha preso altro direttore, oppure se séguita a guidarsi colle regole del P. Savastano, dalle quali vorrei che non mai si partisse, e così anche andrebbe bene. Ma bisognerebbe specialmente obbedirlo nel comunicarsi; perché se lascia la comunione contra l'ubbidienza, come io le ho detto più volte, non potrà andare avanti.
E questo è quel che mi fa timore, che V. R. lasciando così spesso la comunione contra l'ubbidienza, come ha fatto per tanti mesi con me, mancando l'aiuto da una parte e dall'altra durando la tempesta degli scrupoli, tentazioni e desolazione, finalmente io temo che non lasci tutto e perda quanto ha fatto; dico meglio: e perda quanto ha fatto Gesù Cristo per incamminarla alla vita santa.
Al suo stato è necessaria un'esatta e cieca ubbidienza, ma in questa V. R. molto manca, dando udienza al demonio, che le mette avanti tanti timori e diffidenze
Mi raccomandi a Gesù Cristo, acciò mi dia pazienza ed uniformità in questo mio male: questo desidero e non sanare.
Legga, in questo libro, quell'ultimo capitolo specialmente delle tentazioni e desolazioni, ma legga prima delle desolazioni.
E se può farlo facilmente, lo faccia vedere a qualche altra monaca. E opera buona per tutti, ma singolarmente per le monache, ed in Napoli ha incominciato ad avere molto applauso.
A me poco importa l'applauso: il mio desiderio è che sia amato Gesù Cristo mio, specialmente in questi tempi, ne' quali in Napoli par che Gesù Cristo sia affatto sconosciuto. E così se gli altri non vogliono amarlo, amiamolo almeno noi.
E mi rassegno
ALFONSO MARIA, vescovo di S. Agata.
Conforme ad una copia antica.