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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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576. A SUOR BRIANNA CARAFA NEL MONASTERO DI S. MARCELLINO, IN NAPOLI.

Quali sieno le gioie de' Santi.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

[ARIENZO, MESE DI LUGLIO 1768 ]

Per grazia di Dio oggi sto senza febbre, dopo 19 giorni di letto col catarro di petto.

Ora tirate avanti come meglio si può. Non vi partite dalle


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regole del P. Savastano; seguite a scrivergli, perché, come sento, non vi è proibizione. Riconciliatevi col confessore ordinario, ed ho a caro che conferite con Monsignor Testa e col P. Chiesa, quando li potete avere.

Se non avete il Sacramento del Gesù Vecchio, avete quello della vostra chiesa ed anche quello di S. Giovanni Maggiore, che poco sta distante.

I soldati si fanno il fatto loro, onde non avete che temere. Tanto meno avete che temere dalle monache che vi combattono; così vi aiutano a più unirvi con Dio.

Se non cessa cotesta tosse convulsiva, non è tempo di ripigliar le penitenze; anzi sin che dura, bisogna che lasciate la disciplina. Basta per ora la disciplina interna delle vostre desolazioni; circa le quali leggete qualche lettera mia, non per trovare consolazione, ma per pigliar animo.

Chi non combatte non vince, e chi non vince non è coronato.

Le gioie de' Santi queste sono: disprezzi; contraddizioni, aridità e svogliatezza nelle stesse cose più sante.

Non lasciate la comunione mai, e non dubitate. Dopo la notte, viene il giorno. Ma il giorno, che solo dobbiamo desiderare in questa vita, è quel giorno quando vedremo ed ameremo Dio da faccia a faccia.

Pregate Gesù Cristo per me, che dentro questo letto sto come un pezzo di legno.

Diciamo sempre: Caro mio disprezzato Signore, quanto è dolce il patire per te!

Quando scrivete al P. Savastano, riveritelo molto da parte mia.

Di V. R.

Umo servo

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme ad un'antica copia.




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