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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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753. AL MEDESIMO.

Dice del tempo e del modo di procedere al possesso della suddetta fondazione.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 27 GIUGNO 1774.

Credeva, o per meglio dire, sperava questa volta di ricevere la notizia della conferma del Papa per Ceprano; ma il Signore non ha voluto consolarmi.

Del resto, non posso credere mai che il Papa si sia mutato, dopo la relazione così favorevole mandatagli dal nostro vescovo [di Veroli].

Credo più presto che il Papa o sta poco bene, o si ritrova sturbato per le cose di Spagna; e ciò ben lo credo, mentre l'ha detto il Superiore de' Cinesi [il P. D. Gennaro Fatigati] il quale ora è venuto da Roma ed ha riferito che il Papa sta mesto; ed ha ragione, mentre non si vede luce per questa benedetta pace.

Dice bene V. R. che, se venisse il rescritto di Roma in tempo del solleone, non è cosa di andare i Padri ad abitare Ceprano;


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mentre, come sento da' Padri nostri, quella non è mal'aria, ma non è aria perfetta: onde è pericoloso andarvi ad abitare in tempo di mutazione.

Ed essendo che i caldi si sono bene avanzati, io con altri stimo che, ancorché venga ora il rescritto del Papa prima del solleone, non è prudenza andare a stare in Ceprano; onde si andrà a Ceprano a rinfrescata, quando non vi è più timore di mutazione. La salute de' nostri Fratelli deve preferirsi a tutti gli altri vantaggi.

Se mai però, fra questo tempo, venisse il rescritto del Papa, si andrà un giorno di buon mattino a prender il possesso, e senza dormirvi il giorno. Si dichiareranno i Padri a S. Cecilia (Scifelli); e così si ottiene l'uno e l'altro. Ma sempre voglio io esserne fatto inteso, prima di andare ad abitare in Ceprano.

Frattanto ora statevi raccolto con Gesù Cristo; perché nella campagna passata avete faticato assai, e forse troppo.

Datemi notizia di D. Carlo, ed avvisatemi subito se avete qualche notizia circa l'affare di Ceprano, e pregate per lo Papa che sta così afflitto. Dio sa quanto io lo compatisco.

Benedico V. R. e tutti, uno per uno.

Non vi scordate di avvisarmi per quale procaccio vi ho da mandare le copie del mio libro nuovo, quando esce fuori.

Di V. R.

Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro Archivio generalizio di Roma.




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