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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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795. AL P. D. ANGELO MAIONE, IN NAPOLI.

Gli parla della causa di cui sopra, ed accenna a' vari personaggi che potrebbero giovare.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 29 MARZO 1775.

Ho letto la vostra. Tutto va bene. Dunque stiamo in mano di Gesù Cristo!

Nella vostra, non mi nominate Picchineda; è segno che ancora starà ammalato, fiat voluntas tua!

Del resto, vi pregherei ad andarvi, per vedere se potesse favorirci prima che si parli la causa; altrimenti saran perduti i suoi favori.

Se volete la carrozza, prendetela a mie spese.

Cogli altri ministri si è fatto quanto bisognava.

Dunque bisogna sperar tutto dalla misericordia di Dio.

Io sono stato travagliato colla testa da cinque giorni; onde mi ha bisognato cavar sangue e mettermi il vessicante, ed ora scrivo dal letto.

Vi benedico e resto.

Avvisatemi poi, se ci è tempo di avvisarmi, della disposizione de' ministri, dopo che Celano gli avrà informati.

Quando poi andrà la Consulta, io penso di scrivere a' consiglieri di Stato che possono esserci favorevoli, come Fogliani, Camporeale, il marchese di S. Giorgio.

Ma di ciò se ne parlerà, dopo parlata la causa, per vedere che cosa ho da scrivere; ed allora bisogna che senza meno uno di voi, come V. R. o il P. Blasucci, si prenda il calesso a spese mie in Napoli, e mi venga a trovare senza meno.

Parlata dunque che sarà la causa giovedì ad otto, bisogna che senza meno uno di voi venga a trovarmi venerdì ad otto.

Dico senza meno. E necessario di usarmi questa carità, nello stato in cui mi trovo afflitto e malato. Onde sempre che giovedì ai 6 si parla la causa, senza meno aspetto uno di voi il venerdì mattino.


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Nel caso che pigliassero piede le difficoltà de' privilegi o degli inconvenienti,1 persistendo la casa di Benevento, bisognerebbe pensare a qualche rimedio per rimediare a questi inconvenienti; e pertanto parlatene voi con Celano, a scrutinare che cosa si potrebbe dire.

Vi prego ad avere la pazienza a rispondermi a queste cose vi ho dette.

Mgr [Matteo] Testa è certo che ama assai la nostra Congregazione; onde, se mai vedessimo qualche male apparato, sarà necessario ricorrere a lui, il quale ha fiato col marchese Tanucci; per lo che, in caso di ruina, non lascerà di fare quel che può, per non veder distrutta l'Opera nostra.

E pertanto sarebbe spediente che, una sera di queste, V. R. col P. Blasucci l'informaste del nostro pericolo e prendeste ora qualche consiglio.

Vedete poi quando volete ch'io gli scriva; ché gli scriverò, mentr'egli mi porta molta affezione; tanto più ch'egli ebbe una gran parte, e posso dire ch'egli ci ottenne la relazione favorevole dal Cardinale Spinelli: a vista di quella ebbimo l'approvazione dal Papa.2

Mando ancora una lettera a Monsignor Testa per le cose nostre. Torno a dire: procurate di portargliela una sera di


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queste; leggetela prima e poi sigillatela, ed avvisatemi poi di quel che risponde.

Fidiamo in Gesù Cristo; ma Dio vuole ancora che ci serviamo de' mezzi umani, e specialmente de' servi di Dio.

La benedico e resto

Di V. R.

Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




1 Gli avversari, a mostrare che della Congregazione, in opposizione ai reali dispacci, si volesse fare un vero Istituto religioso, si valsero del fatto de' privilegi accordatici dalla S. Sede, de' quali si faceva libero e pieno uso nella provincia di Benevento.



2 Oltre il canonico Simioli e l'abbate Blaschi, che nell'anno 1748 (come abbiamo veduto vol. I, pag. 154, lett. CI.) furono incaricati dal Cardinale Spinelli di esaminare le nostre Regole, al fine di redigere il voto per la S. C. de' Vescovi e Regolari, ebbero lo stesso mandato altresì Mgr Giulio Torni, vescovo di Arcadiopoli, il canonico Niccolò Borgia che poi fu vescovo di Cava, ed il canonico Matteo Testa. Tutti emisero favorevole il voto; ed è però che qui il Santo attribuisce al Testa tanta parte nell'approvazione dell'Istituto, come nella lettera CDXXXVII pag. 541 aveva, parlando del Borgia, dichiarato espressamente così: Dio, per mezzo suo, può dirsi che ha stabilita la Congregazione.






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