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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
804. AL MEDESIMO.
In risposta ad una lettera per cui l'aveva sollecitato a rimanersi in diocesi per altro tempo, il Santo se ne scusa adducendone le ragioni in contrario.
Ho ricevuto la vostra risposta.
Ora mi dite che stimereste che io differissi la partenza per Nocera, almeno finché esca la consulta [intorno alla lite col barone Sarnelli.]
Ma se la cosa mia si spicciasse presto e fosse dichiarato il successore, bisognerà che parta senz'aspettare la consulta, perché il successore strepiterebbe; giacché vorrebbe spicciar la sua ordinazione prima de' caldi maggiori. Rispondetemi subito per via di Napoli, se non vi è altra comodità.
Io non intendo poi a che può servire il mio trattenimento sino all'uscir la consulta, quando sarà già pubblicata la mia rinunzia. La consulta può tardare di uscire per tre o quattro altri mesi.
Datemi animo che io fo la volontà di Dio con lasciar la diocesi, acciocché io la lasci con tutta la mia pace.
Riveritemi l'arcivescovo,1 e che ci raccomandi a Dio per queste vessazioni che passiamo.
Io non so che fretta avete di far tornare il P. Cimino. Sempre dite che non serve e che basta il P. Maione.
Fatelo aspettare almeno sino che si parli la causa la prima volta, e vediamo a che si mettano le cose, e che cosa sputino i ministri. Sì signore, Cimino non è necessario; ma in questi giorni possono occorrere più cose, e Cimino può servire per parlare ad alcuno, non potendosi moltiplicare il P. Maione; può servire per qualche consiglio; può servire per dar animo a Celano; può servire a suggerire qualche cosa che non sovviene agli altri. Come non serve in uno anfratto di tanta importanza che importa tutto?
[P. S.] Già il corriere di Santangelo vi porta la lettera mia, senza che ella vada in Napoli; onde rispondetemi subito, perché il corriere ha da tornare qui ad Arienzo.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.