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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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827. AL SACERDOTE D. VINCENZO DI MAIO, PROFESSORE ALL'UNIVERSITÀ DI NAPOLI.

Gli dice di un nuovo lavoro da farsi per la teologia morale; si rallegra delle missioni fatte in Napoli, e loda in esso il distacco dalle dignità.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 4 LUGLIO 1776.

Ho ricevuto la sua stimatissima, dove sento i favori grandi che ci ha compartiti il Sig. canonico Simioli.

Io non gli scrivo per non dargli fastidio; onde prego V. S.


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Illma a ringraziarlo sommamente da parte mia, mentre la vostra lettera mi ha consolato.

In quanto al Monito consaputo, abbiamo pensato con miei compagni (ancora per compiacere il Sig. Cardinale Banditi, arcivescovo di Benevento, il quale lo desidera) di dar fuori un nuovo libro di Morale, ma più breve della Morale già stampata, che sia conforme al cartellino che le mandai.

Io ho detto a' miei Fratelli che per la testa, che tengo rovinata, non mi fido di stendere questa nuova Morale; onde ne ho data l'incombenza ad uno de' nostri Fratelli molto abile a riuscirvi1, e già l'ho mandato a chiamare dalla Sicilia, dove al presente si trova con altri nostri compagni per la missione della diocesi di Girgenti, mandata ivi da me colà, per ordine del Re, nostro Signore.

Onde aspetto presto il detto nostro compagno, per fargli cominciare l'opera; nella quale almeno voglio rivedere tutto ciò che si scrive, sintanto che son vivo. Dico così, perché mi sento molto abbattuto; ed all'incontro, per compirsi l'opera secondo si è designata, coll'assistenza ancora di altri compagni a ciò da noi destinati, vi bisogna qualche tempo; tanto più che io non posso applicarmi per lungo tempo.

Tanto poi mi son consolato delle nove missioni già compite con tanto frutto, e preparate già prima dal Sig. canonico [Simioli] ma delle quali io temeva per la mutazione delle cose. Mi han consolato ancora le notizie di Francia, e specialmente de' Signori del Parlamento: questo è stato un gran miracolo.

Godo ancora che V. S. Illma guida la Signora duchessa di Montenero, la quale seguitava a scrivermi; ma io, come posso guidarla da lontano, e non sapendo i bisogni particolari dell'anima sua? Del resto, so ch'è anima buona, e ce la raccomando.

In quanto poi al suo desiderio di seguire a faticare per le anime e di essere esente dalle dignità, io lodo il suo buon desiderio.


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Ma quando la dignità viene da Dio, senza alcuna diligenza nostra e vi è l'ubbidienza del confessore di accettarla, bisogna far la volontà di Dio.

Di nuovo la prego di raccomandarmi a Gesù Cristo; perché specialmente questa mattina, in cui ho dettata questa mia, mi ho inteso molto male. Mi raccomandi per la buona morte, e resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

Di V. S. Illma

Devmo ed obblmo servitore vero ALFONSO MARIA, vescovo.

Conforme ad un'antica copia.




1 Questo Padre era D. Pietro Paolo Blasucci. Non si sa se il Manuale sia stato composto; ma è certo che non è stato stampato.




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