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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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849. AL MEDESIMO.

Si consola dell'ampiezza dei termini espressi nella Bolla ottenuta, e torna nuovamente a trattare de' noti interessi di Scifelli.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 15 FEBBRAIO 1777.

Gloria Patri! ho ricevuto la copia della Bolla, la quale è ottima; e leggendola si sono tolti tutti i sospetti di fermezza della fondazione, così a me come agli altri.

Molto mi ha piaciuta, tra le altre, quella clausula, con cui il Papa supplisce a tutti i requisiti, richiesti nelle altre Bolle de' Pontifici, che prima mi spaventavano: de' consensi dell'Università [comune], de' monasteri vicini, ecc. Gloria Patri!

Avvisatemi poi ed informatevi come si può fare per rendere stabile anche la fondazione di Scifelli, almeno come ospizio di Frosinone. Parlatene ancora con Buonpiani, ed avvisatemi se ha gradito la tela ed il mio libro.

Ho veduto poi la nota delle spese; ma non mi avvisate se avete ricevuti li 100 ducati dal Padre Criscuoli che, uniti coi 50 ducati, servono per pagare la Bolla.

In quanto alla compra di Araldi, non occorre persuadermela, perché io sto più persuaso di voi della necessità che vi è di farla; ma si farà dalla casa di Frosinone per metterci in sicuro

Quanto ho goduto sentire che il P. Blasucci tanto quanto finalmente vi ha condisceso!

E pertanto, stando io col timore che alcuno ce la togliesse di mano (timore che mi tormenta), ho pensato di stringermi quanto posso, e di trovare anche danaro in prestito ed anche con pagarne qualche interesse, per concludere presto questa compra.

Avvisatemi poi distintamente se Campanaro sta ancora col desiderio che noi ci pigliamo questo campo, e se si contenta, nel contratto che si ha da fare, che i scudi 800 a lui toccanti si possano da noi affrancare a 50 scudi l'anno, siccome aveva offerto.


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In quanto poi al censo di Araldi, avvisatemi se resta contento dell'ultima somma di cui ha detto di contentarsi.

Io sto confuso di mente, e non mi ricordo bene quanto Araldi vuole per cedere il censo. Mi han detto che prima voleva 250 scudi di suo profitto, ma che poi si era contentato per 150 scudi.

Avvisatemi quanto vuole: 150 scudi, o pure se si contenta di 100 scudi che importerebbero ducati 187 e mezzo. E così mi pare più probabile che Araldi vuole 150 scudi. Basta: avvisatemi di tutto, e cominciate a trattare; ma con segretezza e cautela per concludere il contratto e concluderlo quanto più presto. E perciò non vi perdete tempo, e per questo affare scrivetemi spesso: una o due volte la settimana.

Monsignor di Sora1 mi ha scritto una lettera piena di lamenti, dicendo che i Padri nostri aveano promesso il quaresimale e poi si sono affatto licenziati; onde cercava che almeno i Padri vi andassero a fare qualche predica, o almeno qualche catechismo.

Io gli rispondo che verrà a trovarlo V. R. che gli darà conto di tutto quello che vi è stato, dispacci, informazioni di commessari, e che verrà V. R. ad informarlo di tutti gli imbarrazzi che noi abbiamo passati, per le accuse fatte contro di noi.

Onde prego V. R. di andare a trovare Mgr di Sora, al quale per altro abbiamo obbligazioni; e mi dispiacerebbe che restasse disgustato.

E se mai, col consiglio del P. Blasucci, poteste in questa quaresima accordargli qualche esercizio per quietarlo, io mi rimetto in tutto a quel che pare al P. Blasucci che abbraccio; e non gli scrivo per non moltiplicare le lettere.

In questa cosa, ditegli che io mi rimetto tutto a lui.

Avvisatemi poi se Blasucci approva il mio sentimento, cioè che la compra del censo di Araldi si faccia fare, non dalla casa di Scifelli, ma di Frosinone; il che mi pare molto conveniente per più riguardi.

 


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Prego V. R. di rispondermi, ad una ad una, a queste cose che vi ho scritte; perché io tengo la capa [testa] stordita, e facilmente mi scordo delle cose più importanti.

Più vi scrissi che la sfera, fatta in Roma, resti alla casa di Frosinone.

Torno poi a raccomandarvi l'affare di Araldi, acciò V. R. cominci a trattare il contratto, da ultimarsi con Araldi e col Sig. marchese Campanaro; ma procuri, quanto si può, la segretezza con raccomandarla anche al Signor Araldi, dicendogli segretamente che noi siamo bersagliati in Napoli, che noi facciamo estrazioni di danaro dal Regno; onde bisogna tenere il segreto, quanto si può, specialmente con quelli di Veroli, dove non ci sono tutti amici.

Di nuovo benedico V. R. ed il P. Blasucci.

Di V. R. Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme ad un'antica copia.




1 D. Giuseppe Maria Sisto y Britto, teatino.




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