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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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862. AL P. D. GASPARO CAIONE, RETTORE DELLA NUOVA CASA DI BENEVENTO.

Si rallegra con lui della condotta tenuta nell'inaugurazione di questa casa; aggiunge buoni consigli ed, angustiato da scrupoli per una certa condizione apposta nel contratto, suggerisce il modo di poterla rimuovere.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 10 GIUGNO 1777.

Mi sono informato di tutto ed in tutto mi sono consolato, specialmente della prudenza con cui si è portata V. R. in tutte le cose. Specialmente ho ammirato l'affezione del Cardinale circa le nostre cose e la sua gran prudenza nel dirigerle, come le visite a' collegî, alle monache, a' galantuomini. Meglio non avrei potuto pensare io. In somma, il Cardinale ha operato come uno de' nostri.

E questo che ho scritto del Cardinale, diteglielo in confidenza; mentre non gli scrivo per non tediarlo, ma prego Dio che lo rimuneri di quanto ha fatto per noi.

Del resto, dite a tutti i compagni che usino tutta la cortesia; salutino tutti, specialmente i sacerdoti e galantuomini; ricevano poi cortesemente tutti quelli che vengono a trovarvi in casa, e sentano tutti; rendano le visite a tutti i galantuomini che vengono a trovarli. S'intende di quelli che fanno qualche figura speciale.

Sento dire che il Sig. Musto tira qualche parentela colla casa nostra. In qualche occasione, può fargli sentire ch'io me ne onoro; ma senz'affettazione.

A monache, come ha detto il Cardinale, non si vada se non quando mandassero da per loro le Superiore; se manda qualche monaca particolare, si cerchi licenza al Cardinale, e meglio sarebbe dire che la monaca si procuri essa la licenza; ma si attenda la nostra Regola di non prendere direzione d'alcuna monaca. Altro è dare qualche consiglio in qualche dimanda particolare, altro è dirigere.


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Tutta la cortesia poi co' preti e religiosi, e specialmente con quelli che vengono in casa.

Si restituisca la visita a' Superiori.

Non si prenda poi familiarità con niuno religioso, ma solo quanto porta la buona creanza.

Del resto, si ami la solitudine.

Il Cardinale si vada a trovare, quando bisogna, e non troppo spesso; perché ciò infastidisce il Cardinale e gelosia agli altri.

Bisogna dire queste cose a' compagni.

Dopo scritta questa, son restato però afflitto in sentire che si è fatto l'obbligo, nell'istrumento, per l'assistenza continua di sei Padri, quando io m'immaginava che si concludea per quattro Padri confessori, come si era concluso da me, e mi dice D. Andrea che lo scrisse a V. R.; ma stamattina ho inteso tutt'insieme concluso per sei Padri e posto nell'istrumento: e perciò circa questo punto sono restato afflitto, perché ora non saprei come rimediare, trattandosi di obbligo giurato, e questa cosa mi ha intorbidata l'allegrezza che aveva ricevuta. Quattro Padri continui bastavano anche all'arcivescovado di Napoli; ma il punto sta che l'obbligo è già fatto, ma contro il consenso mio, ed io avrei creduto per certo che il Cardinale sarebbe condisceso ad accordarmi la permanenza di soli quattro, se io fossi stato a tempo di pregarnelo con belle maniere.

Resto pregando Gesù Cristo che ci dia aiuto per adempire il nostro dovere.

Benedico V. R. e tutti i compagni.

Fratello ALFONSO MARIA.

[P. S.] Avevo scritto questo spezzone di lettera a V. R.; ma poi ho pensato che il contratto io non posso abbracciarlo con tanti scrupoli di coscienza.

V. R. legga la lettera che ora scrivo al Cardinale, e veda [mancano due parole] questa fondazione che per ora non mi fido di abbracciarla; [né sono] tenuto ad abbracciarla, perché io non ho dato mai il consenso di più di quattro Padri. E poi basta


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che vi mantengo quattro confessori de' nostri, ma non sempre fissi, cioè non sempre gli stessi.

Il catechismo, la coronella, va bene. Le due Congregazioni, va bene. Gli esercizî al pubblico ogni anno, va bene; ma poi il Cardinale ha aggiunto: [esercizî] a' preti, a' galantuomini ed a' mercanti. Non bastavano a' preti, che per lo più riescono perduti, agli altri, al pubblico? ma pure passi. Ma voler poi tener sei soggetti fissi, come schiavi ed inutili' perché, fuori delle feste, chi si confessa se non qualche divotella? Sei Padri fissi ! E se alcuno sta malato, e se alcuno deve andare alla casa sua, se alcuno ha da fare qualche altra cosa, non si può partire? Tutti gli scrupoli vengono poi sovra di me; perché li soggetti, ne' bisogni, a me cercano la licenza, ed allora io non avrò chi sostituire. E che! mi vogliono fare stare dentro un'inferno di scrupoli in questi ultimi giorni di mia vita, oltre i tanti scrupoli che mi mantengono in tempesta?

Per carità, pregate il Cardinale che abbia compassione di me ed abbia anche compassione de' miei Fratelli; perché questi obblighi così pesanti, benché promessi, prevedo che poi non si adempiranno.

Ditegli che non dubiti, che la casa sarà sempre assistita da confessori; ma alcune volte occorrerà che manchi il proprio numero di sei. Quattro confessori stabili bastano a confessare tutta la diocesi.

Non occorre che mi mandiate subito la risposta del Cardinale. Dategli tempo di riflettere, e V. R. si adoperi, quanto può, per liberarci da tanti scrupoli. E sarà bene che ci torni più d'una volta a pregarlo. E quando poi il Cardinale avrà fatta l'ultima risoluzione, allora mandatemi la risposta per un corriero apposta.

E vero che ora è stipolato l'istrumento; ma il Cardinale può rimediare se vuole, perché il Papa tutti i pesi li ha rimessi a lui.

Per carità, D. Gasparo mio, liberami da tanti scrupoli. Se restassero le cose così, avrei da fare troppo infelice la vita che mi resta.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma




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