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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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929. AL MARCHESE DOMENICO ANTONIO DI AVENA, CONSIGLIERE DELLA REAL CAMERA DI S. CHIARA, IN NAPOLI.

Gli dà conto di quanto ha fatto, per favorirlo, con un soggetto della Congregazione che ne era stato giustamente licenziato.

J. M. J.

NOCERA DE' PAGANI, 14 GENNAIO 1780.

Illmo Sig. Pne colmo.

Ricevo i venerati comandi di V. S. Illma a favore di D. N.N., il quale da me, mesi addietro, fu già licenziato dalla Congregazione; perché circa quattro anni è stato fuori di essa, per assistere ad alcune cause civili e criminali di sua casa, con poco decoro ecclesiastico; né mai volle desistere, ancorché avesse avuto due altri fratelli che potevano accudire agli accennati litigi.

Secondariamente, collo stare tanto tempo fuori di Congregazione, si è molto raffreddato nello spirito: per qual motivo mi sono arrivate più lagnanze, da gente di fuori, de' suoi portamenti niente confacevoli al nostro stato; e finalmente perché varie volte chiamato da me, acciò si fosse ritirato, non ha voluto obbedire.

Tutto ciò, veneratissimo Sig. marchese, mi venire alla sovraccennata risoluzione, dopo avere inteso anche il parere di molti de' miei compagni, i quali dicevano, esservi scrupolo di coscienza soffrirlo più in Congregazione, tanto per mantenere il decoro di questa, quanto per obbedire ai sovrani comandi del Re N.S., il quale vuole gl'individui della Congregazione per far missioni ed altri esercizî di pietà, a benefizio del prossimo.

Ma con tutto questo, dopo avermi presentata la lettera di V. S. Illma, l'ho pregato di portarsi in noviziato per qualche tempo, acciò avesse riacquistato un po' di spirito di divozione; ed egli mi ha risposto che non vi era del suo onore.

Gli ho soggiunto che si fosse ritirato nella casa di Caposele per attendere agli esercizî di pietà; ed egli mi ha replicato che


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voleva dimorare in questa casa, per dovere assistere di quando in quando ne' tribunali della capitale per un'altra causa che gli resta a terminare.

Veda, Sig. marchese, l'impertinenza di colui!

Io, se non obbedisce, son risoluto di più non tollerarlo; e credo che anche V. S. Illma sia di questo mio sentimento.

Il latore di questa avrà l'onore d'informarla più minutamente della condotta del menzionato soggetto.

Intanto, raccomandandomi alle di Lei orazioni, con piena stima costantemente mi dico

Di V. S. Illma

Devmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, vescovo.

Conforme all'edizione Napolitana dell'anno 1848.




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