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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
938. A' SUOI NIPOTI GIUSEPPE E ALFONSO DE' LIGUORI, NEL SEMINARIO DE' GIOVANETTI NOBILI, IN NAPOLI.
Santi avvisi per stimolarli all'amore delle virtù Cristiane e de' buoni studi.
NOCERA DE' PAGANI, 4 APRILE 1780.
Io vi aspettava qui1 per darvi l'ultima benedizione e gli ultimi ricordi, giacché è miracolo della bontà del Signore che io viva un altro poco di tempo per piangere le mie colpe;
ma sia sempre benedetto il Signore Iddio, a cui non è piaciuto darmi questa consolazione, che io per altro non meritava!
Vi benedico dunque da lontano, e vi benedico di cuore; e prego Dio benedetto a benedirvi anche egli dal cielo, ed infondere ne' vostri teneri cuori il suo santo timore ed amore: amore che duri sempre e vi conduca all'eternità beata, dove, se il Signore mi usa misericordia, vi attendo.
Vi sia a cuore il temere Dio come vostro Signore, ma più di amarlo come Padre: padre, nome dolcissimo, con cui lo chiamate ogni giorno nell'orazione domenicale, dicendo: Padre nostro.
Sì, egli è vostro padre; amatelo perciò con tenerezza. Egli è padre, ma buono, ma dolce, amoroso, tenero, benefico, misericordioso: altrettanti titoli, per li quali voi dovete amare questo padre con affetto cordiale, tenero e grato. E beati voi, se l'amerete con sincerità di animo fin dalla fanciullezza; non vi parrà duro, ma soave il giogo del Signore, ed amabile la sua santissima legge; imparerete a vincere le vostre passioni sregolate, e trionfare de' nemici delle anime vostre. L'abito al ben fare si anderà a poco a poco fortificando, sicché vi riuscirà piano e dolce ciò che agli altri, caduti ne' vizi, sarà molesto e difficile.
Amate Iddio, figliuoli miei. Vi chiamo figli, sì perché vi amo con affezione di carità come padre, sì perché vorrei formare nel vostro spirito la santa carità.
Amate, figliuoli miei, il Signore Iddio e Gesù Cristo, ed amateli assai e custodite nel vostro cuore questo amore con gelosia, temendo di perderlo. Grande perdita si è il perdere l'amore di Dio, la sua grazia ed amicizia, ed incorrere il suo sdegno e le sue vendette.
Vi raccomando perciò l'essere umili.
L'umile fugge i pericoli; e nelle tentazioni involontarie, ricorre con fiducia a Dio, e così conservasi nel divino amore. Il superbo facilmente cade nel peccato e nell'offesa del Signore.
Senza umiltà, o non farete mai bene vero, né avrete sincera e soda virtù; o la perderete agevolmente.
Dio resiste a' superbi ed usa misericordia agli umili. Sono questi mirati dal Signore con occhio pietoso, e sono amici di Dio.
Se badate a voi medesimi, non sarete superbi; imperciocché troverete, in voi stessi, motivi di sempre umiliarvi. Siete nati bene, ma questo è dono di Dio. Siete in un collegio, governato da zelanti e providi signori, ne' quali si accoppiano alla sublime nascita grandi e singolari virtù; in esso siete bene educati da maestri prudenti, savi, morigerati: e questo è anche un beneficio del Signore. Siete adesso, come spero, in grazia di Dio: e questo anche è puro effetto della divina beneficenza. Tutto in somma è dono del Signore, quanto avete di bene; perciò siete più debitori alla divina bontà, non dovete dunque insuperbirvi.
Che se poi rimirate i vostri mancamenti, che sono veramente cosa vostra, dovreste umiliarvi sempre. Come umili, con amore e gratitudine ubbidite in collegio a' vostri superiori, i quali o v'insegnino, o vi accarezzino, o vi correggano, vi dimostrano in tutto l'affezione caritativa de' loro cuori; e sebbene a voi dispiacciano le correzioni, pure le medesime sono effetto dell'amore che vi portano cotesti buoni religiosi.
Ubbidite loro come ad altrettanti vostri padri; perché vostro padre ad essi vi ha consegnati, e ve li ha assegnati per padri. Ubbiditeli, rispettateli, amateli come dovete rispettare, ubbidire ed amare il vostro medesimo padre.
Spero che lo facciate per dar gusto a Dio, a vostro padre ed a me.
Ho poi inteso, con pena, che poco vi applichiate allo studio. Oh figli, se intendeste il male che fate!
L'ignoranza e l'ozio sono le feconde sorgenti del peccato e de' vizi.
Studiate perciò con attenzione, con applicazione, con impegno, per conoscere Iddio, i suoi benefizi, le sue ricompense, e poterlo contemplare ed amare assai.
L'ignorante poco o nulla conosce Dio, i suoi benefizi, le proprie obbligazioni e doveri, e perciò fa il male. Studiate dunque;
e prima che io muoia, fatemi intendere il profitto che ricavate da questi miei ricordi.
Io sono alla fine de' miei giorni, né so se mi vedrete mai più. Siano queste mie ultime esortazioni scolpite ne' vostri teneri animi, e producano quel profitto in voi che desidero.
Leggete questa mia lunga lettera; domandate la spiegazione di ciò che non intendete, ed imprimetela nella vostra memoria, acciocché possiate mettere in pratica quanto vi dico.
Amate assai Iddio; studiate per conoscere questo grande ed amante Signore, e quindi sempre più amarlo; custodite nel cuore questo amor santo coll'umiltà; ubbidite con docilità ed amore a' vostri superiori, a vostro padre; osservate le regole del collegio per dar gusto a Dio; siate divoti di Maria SSima, sotto la cui tutela e patrocinio vi lascio, ed a cui vi raccomando con caldo affetto; e vi benedico in Gesù Cristo, acciocché siate suoi e nel tempo e nell'eternità. Amen.
Ossequiate, in mio nome, il P. Rettore e tutti gli altri Padri, i quali vi assistono costì in collegio, e che io ringrazio vivamente della cura che di voi prendono; e di nuovo vi benedico. Vostro affezionatissimo zio
ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, vescovo.
Conforme al doppio originale che si conserva nella cappella del convento de' RR. PP. Cappuccini in Vasto-Aimone, arcidiocesi di Chieti, e presso Sua Eminenza il Cardinal Guglielmo Sanfelice, arcivescovo di Napoli.