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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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959. AL CARDINALE FRANCESCO MARIA BANDITI, ARCIVESCOVO DI BENEVENTO.

Lo prega umilmente ad ascoltare l'informazione de' fatti, compiutisi a' danni della Congregazione, e giusta il giudizio che ne formerà, a volersi adoperare per salvarla, mentre nelle mani di lui intieramente la ripone.

[NOCERA, 18 OTTOBRE 1780.]

Eminentissimo Signore,

Nelle angustie in cui mi trovo, in questi ultimi momenti della mia vita, di osservar l'opera dell'Istituto di questa mia Adunanza di missionarî, quanto ben ricevuta da' popoli del Regno e dello Stato Romano e quanto dall'una e dall'altra potestà suprema approvata, altrettanto presentemente, per alcuni malintesi fra loro, quasi al pericolo d'intorbidarsi e col timore di essere altramente apprese le cose di quel che sono da' Superiori, eccitati dalle querele di alcuni; e non potendo far altro che raccomandarmi al Signore e alla Beatissima Vergine: parmi di sentirmi spinto, per una forza irresistibile, a ricorrere a V. Eminenza e rimettere tutto nelle sue mani, come a quell'unico soggetto che il Signore avesse serbato per ricomporre tutte le presenti pendenze e sostener quest'Opera, che Ella stessa so che non lascia di commendare.

Ecco perché mi muovo, colle preghiere uniformi di questi miei compagni missionarî, a supplicarla di ricevere questo incarico, che in sostanza non dovrà occuparla in altro che nella sofferenza di sentire da due di questi Padri lo stato delle presenti pendenze; con passar poi a formar quel giudizio, che il savio suo discernimento farà, e che sarà per tutti la legge inalterabile per la comune quiete.

La concorrenza di tutte le circostanze de' lumi e de' requisiti, che il Signore ha versato sopra la degnissima persona di V. Eminenza, siccome la rende sola ad occuparsi in questo, così par che non se ne possa dispensare, per retribuire all'Altissimo


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quel dovuto riconoscimento de' suoi doni, che in questa congiuntura riscuoterebbe, coll'uso de' medesimi, in sostener quest'Opera, che è certamente del suo servizio e della gloria sua.

Per ottenere questo, aggiunge alle mie preghiere i suoi buoni offici il santo vescovo di Gaeta, Mgr Bergamo, dal quale questa mia umilissima le sarà consegnata.

Spero che non mi acceleri l'imminente fine de' pochi giorni che mi restano, col rifiutarmi questa grazia. Confido più tosto di rendermi tranquillo nell'accettazione che ne farà sicuramente l'Eminenza Vostra, presso la quale rimando la cura di ricomporre le presenti pendenze. Sono quieto, o di vederle sopite prima che chiuda gli occhi al mondo, o di partirmi da questo senza rammarico, anzi colla sicura speranza di restare ben affidate alla sua saviezza, per vedersi interamente ricomposte.

Conforme ad un'antica copia.




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