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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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27. AL SIG. GIUSEPPE REMONDINI.

Risponde significandogli un doppio modo di aggiustare una citazione nella prefazione della sua Teologia Morale, e chiede per qual via debba spedirgli altri libri per la ristampa.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 23 GENNAIO 1757

 

Illmo Sig. Sig. mio e Pne colmo.

Oggi ricevo l'ultima sua in data degli 8. di gennaro, dove mi scrive che non trova l'elenco accennato nella prefazione.

Bisogna che mi spieghi. Io, nella seconda edizione fatta in Napoli, ci posi questo elenco (cioè due: uno al primo tomo e l'altro al secondo) di tutte le cose in cui m'ero rivocato per quel che avevo posto nella prima edizione.

In questa terza edizione sua, pensai non esser necessario di mettere questi elenchi, e perciò li tolsi dalli due tomi che le ho mandati, e non mi avvidi di aggiustare alla prefazione la


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citazione ch'io faceva di questi elenchi. Tanto più non mandai questi elenchi perché, se si dovean mettere, avevo a mutare alcune cose.

Ora vedo che, o si ha da mutare come sta nella prefazione: tibi suadere poterit Elenchus coll'altre parole che seguitano per quelli tre versi sino ad utriusque tomi, e s'avrebbe da mettere così, cominciando da quelle poche parole avanti: Quod satis, benevole lector, tibi suadere poterit quod non erubuerim me retractare in pluribus opinionibus, quas in prima hujus libri editione approbavi1; o pure, come ora penso, sarà meglio lasciare la prefazione come stava, e metterci i due elenchi, uno al primo tomo e l'altro al secondo; che perciò ora li ho accomodati, e li mando.

Ho detto meglio; perché in questa edizione sua, ch'è la terza, ho accomodato e riformato molte altre cose di quelle che stavano nella seconda edizione, cioè de' due tomi stampati in Napoli che le ho inviati. Ed in questi due elenchi io già ce l'ho aggiunte, come V. S. vedrà; e son cose notabili.

Del resto, ella faccia come le pare; ma se ci si potessero mettere come ho detto, lo stimerei meglio.

Leggo che già mi manderà i fogli stampati. L'aspetto e l'aspetto quanto più presto, perché in più cose mi ha bisognato sospendere lo scritto che sto facendo per la Pratica grande; perché non posso risolvere, se non vedo come stanno aggiustate le cose in questa edizione vostra.

Si assicuri che questa Pratica grande, che sto facendo, verrà una bella cosa. Non solo lo dico io, ma lo dicono gli altri che ne hanno veduto qualche trattato. Spero che ne venderà poi le migliaia; anzi chi leggerà poi questa Pratica s'invoglierà certamente a pigliarsi di più l'Opera grande. Ma non m'immaginavo


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forse che mi costasse tanta fatica. Tuttavia ci fatico di proposito, e già sto a buon termine.

Circa le operette poi spirituali, io son pronto a mandargliele; ma per ora penso che per Manfredonia sarà difficile, mentre ora non sono tempi di viaggiare. Mi dica, se io avessi comodità di mandarle in Roma al Sig. Agazzi, se vuole che le mandi colà; se no, aspetterò la comodità per Manfredonia. La prego a rispondermi su questo punto.

E s'assicuri ancora che quest'operette mie spirituali, come hanno avuto grande smaltimento nel nostro regno, per dove sono andate; così l'avranno per dove poi S. V. Illma le manderà. Basta dire che sono ristampate più volte. E torno a dire: in ciò non vi ho altro impegno che prima la gloria di Dio, e poi anche l'emolumento vostro.

Ultimamente l'ho scritto un'altra mia, dove le rispondo circa il compendio di Tournely. Spero che a quest'ora V. S. Illma l'abbia già ricevuta. E aspetto i detti compendi della Dommatica, li quali sento essere già stampati, e penso già ancora che V. S. l'abbia stampati.

Resto facendole umilissima riverenza, dicendomi

Di V. S. Illma. Umo e divmo servitore vero

ALFONSO DE' LIGUORI, della C. del SS. Redentore.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 E così fu fatto; di modo che invece delle parole: «Quod satis, benevole lector, tibi suadere poterit Elenchus quaestionum in quibus sententias, quas in priore editione tenueram, mutavi» si legge così nella prefazione di questa terza edizione: «Quod satis, benevole lector, ex eo cognoscere poteris, quod ego non paucas sententias, quas in prima et secunda hujus operis editione tenueram, in hac tertia mutare non dubitavi.»




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