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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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80. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Dettogli dell'invio d'alcuni libri e di uno sbaglio, avvenuto nella spedizione di una lettera, non che di cose riguardanti la stampa della Pratica latina, esprime il giudizio, portato dal Sommo Pontefice Benedetto XIV intorno alle sue opinioni in fatto di Probabilismo; e finalmente parla della stampa di tutte le sue opere ascetiche, riunite.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 13 LUGLIO 1761.

 

Illmo Sig. Sig. mio e Pne colmo.

Ho ricevute tre sue tutte, insieme.

Non mi dica che io ho poca attenzione per le cose sue. Io, subito che fu stampato il primo tomo delle Monache, l'inviai a V, S. Illma; ma, vedendo poi che per tanti mesi non l'ha ricevuto, presi di nuovo il primo tomo insieme col secondo, e gliel'inviai, insieme colle due operette nuovamente fatte, per via del Sig. Agazzi; ed al Sig. Agazzi ce le mandai, non per li marinari, de' quali non posso troppo fidarmi, ma per un P. Pio Operario che andava a Roma. Io spero che a quest'ora V. S. Illma l'avrà ricevuto. Del resto, mi tenga avvisato di quello


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che gli scrive il Sig. Agazzi, al quale ancora oggi io scrivo, per sapere se ha ricevuti tutti questi libri dal Pio Operario; perché, in caso che questi ancora si son perduti, io gliene manderò altre copie.

Quella lettera andava ad Agazzi, e per abbaglio si colla soprascritta a V. S. Illma. Onde facilmente ella riceverà l'altra lettera colla soprascritta ad Agazzi. V. S. Illma l'apra; perché quella sarà che viene a lei.

Il P. Ferrari è stato qui, e mi pare che già le abbia scritto; ora sta fuori a prendere l'acqua di Barile; subito che viene, gli farò leggere la sua.

La ringrazio poi delle 50 copie della Pratica volgare, ed aspetto l'altre, siccome mi scrive.

Di queste Pratiche, perché sono di poca spesa, ed all'incontro sono state conosciute molto utili (perché con poca fatica si viene a saper molto), se ne smaltiscono molte alla giornata.

Per la Istruzione latina, io vi sto faticando da più mesi, e non solo io, ma altri ancora con me, per aggiustare anche le citazioni e tutti gli errori innumerabili che vi erano, ed anche per mettervi le aggiunte nuove di cose utilissime che tenevo preparate. E già sto in fine. Forse, fra due o tre settimane, l'avrò compita, e ce la invierò per la stessa via del Sig. Agazzi; ma con timore che si perda, come già si è perduto il primo tomo delle Monache; ma io non ho via più sicura di questa.

A principio specialmente, vi è un'aggiunta più grandetta che mi è costata gran fatica.

In quanto alle proposizioni che mi scrive, sappia che dai probabilisti io sono stimato e chiamato rigorista in più opinioni; perché in verità non mi fido di approvarle; e molte sentenze dei Gesuiti, io l'ho riprovate come larghe.

Del resto, non mi fido, all'incontro, di abbracciare il rigore estremo di certi moderni, che vogliono indurre l'anime a disperazione.

Del resto, chi scrive di Morale, per quanto si tenga nella via di mezzo, ha d'avere contradittori. Benedetto XIV però


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(questa fu la lode che mi diede nella sua lettera) [disse] che l'Opera mia sarebbe gradita universalmente, e seppi da altra parte che il Papa mi lodava per essere io equo nell'opinioni.

La ringrazio ancora dell'opera dell'Esposizione sulla dottrina ecc., come mi scrive; ma desidero sapere se la correzione del P. Patuzzi è stata fatta prima o dopo la proibizione di Roma.1

Mi avvisi poi, secondo l'idea che tiene di unire in un sol corpo tutte le opere mie, eccettuate le morali; m'avvisi, dico, quando risolutamente stabilirà di far quest'edizione; perché, in tal caso, mi metterei a faticare per aggiustarle tutte: giacché vi si avrebbero da accomodare meglio molte cose.

Dico ciò, perché ad aggiustare tutte le suddette opere, vi vuole qualche tempo; ed all'incontro io son vecchio e di mala salute, e quasi ogni anno ho un'infermità mortale: onde aspetto la morte da giorno in giorno.

Resto

Di V. S. Illma

Umo e divmo servitore vero

ALFONSO DE' LIGUORI, della C. del SS. Redentore.

 

[P. S.] Ho ricevuto ancora il foglietto de' libri stampati, e lo farò osservare attorno. Viva Gesù Maria!

Essendosi saputo che si ristamperà l'Istruzione latina, già da ora ne ho avute richieste. Da ora però le raccomando di far riscontrare a due le citazioni.

 




1 Di questo libro così leggesi nel Dizionario di opere anonime e pseudononime, di Melzi: "Esposizione della Dottrina Cristiana, opera di Francesco Filippo Mezenguy, tradotta in lingua italiana dal can. Domenico Cantagalli, rettore del Collegio Bandinelli in Roma, ad insinuazione di Mons. Bottari e del Card. Passionei, e stampata in Napoli nel 1759. Fu condannata con Breve di Clemente XIII, sottoscritto dallo stesso Card. Passionei, allora secretario dei Brevi. Il P. Patuzzi, domenicano, la corresse e la riformò in guisa che potesse credersi sottratta dalle censure di Roma a lui comunicate, come dicesi, dal P. Ricchini, suo confratello, e così fu ripubblicata in Venezia, nel 1761 e nel 1788."




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