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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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104. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Manda aggiunte ed istruzioni per la ristampa della Morale, quale era prima, riserbandosi di comporla ed ordinarla col tempo nella nuova forma proposta; e detto d'inviargli il resto delle Opere spirituali, si scusa con lui delle ristampe che si fanno delle sue opere in Napoli, di che moveva querela il Remondini.

 

Viva Gesù, Maria, e Giuseppe!

[MESE DI LUGLIO 1763.]

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

 

Ricevo la risposta intorno al punto di ristampare la Morale senza Busembaum.

Dunque per ora io le manderò tutte le aggiunte che vi vanno, distinte con tutti li luoghi, pagine e versi ove vanno; ma V. S. Illma mi dia un poco di tempo; perché bisogna che le raccolga tutte e poi le vada registrando secondo i luoghi propri.

Ella poi mi scrive che stima di levarne dall'opera Busembaum e Zaccaria, e mettere solo il nome mio.

Veda, sempreché si mette il testo di Busembaum, è necessario, almeno al frontespizio, mettervi (come già ho posto nell'ultima ristampa): juxta methodum Medullae R. P. Hermanni Busembaum Questo è necessario, acciocché il lettore intenda che il testo è di un altro autore; altrimenti stimerebbe ridicolo il modo di scrivere come sta.

Mettendosi poi già il testo di Busembaum, stimerei opportuno che non si levassero l'operette che vi stanno del P. Zaccaria, le quali per altro sono belle. Del resto, in ciò faccia ella come comanda.

Di più, giacché vi vanno l'aggiunte ed altre mutazioni che vi manderò, io desidererei che, nel trattato della Coscienza, ne


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levasse quella dissertazione che vi è della Probabile, e vi mettesse questa nuova che ora ho fatta, a rispetto della quale la prima non vale niente.

In ciò la pregherei a compiacermi in tutti i conti.

Le manderò dunque l'aggiunte per la ristampa dell'Opera quale era prima, e frattanto farò fare e componere ed ordinare l'Opera come tutta mia. E non dubito in quanto al metodo; perché si prenderà il metodo dell'Istruzione volgare, il quale è ottimo.

signore, presto l'invierò il libretto della Fede e della Probabile1 (la quale non so se è finita di tirarsi) per mezzo del Sig. Agazzi, ed insieme le invierò tutto il resto dell'operette del terzo tomo dell'Opere spirituali; ché le genti sospirano di vedere quest'Opera grande.

Quanto mi è dispiaciuto poi che V. S. Illma di nuovo si è lamentato con me, come fece (se non erro) l'altra volta, che in Napoli di nuovo si ristampi la Pratica volgare!

Signor D. Giambattista mio, posso proibire io a' librari che ristampino l'opere che vogliono? che sono fatto il Re? Questo è quello che vanno cercando i librari. Del resto, se ella tiene più Pratiche, le mandi, e non dubiti che bene si smaltiranno; perché continuamente le domandano. Per carità, non si lamenti più di questa cosa; perché io non ci posso rimediare.

Né è vero che nella Pratica vi si metterà la Dissertazione nuova de' miei compagni circa la comunione2, la quale ancora si sta rivedendo, perché questa si stamperà a parte, e forse nemmeno si stamperà.

Mi rallegro poi sommamente che sia finita la ristampa dell'Istruzione


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latina, e la prego a mandarle al P. Ferrari quanto più presto può, per farne provedere, per ora, almeno tutti i miei seminaristi; perché i preti si hanno pigliata la vostra volgare: ma v'è più d'uno che ancora desidera la latina.

Sappia poi ch'io, nel mese passato, sono stato male con un catarro di petto che pose timore a' medici. E poi in questo luglio, passando la città d'Airola, ho avuto un altro assalto di petto, forse assai più grave del primo; ma, per grazia di Dio, sono passato meglio e così mi son fidato di dettare questa lettera, ma ancora sto al letto dal quale volesse Dio che mi alzassi fra dieci giorni.

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 

 




1 Breve Dissertazione sull'uso moderato dell'opinione probabile.



2 Confutazione della lettera e replica di D. Cipriano Aristasio a Mgr. de Liguori. Si esamina quali sieno i veri sentimenti di S. Chiesa sopra la frequente comunione. Opera d'un Padre della Congregazione dei SS. Redentore [del P. D. Alessandro de Meo].- Questa opera fu pubblicata nel seguente anno 1764 in Napoli, coi tipi di Giuseppe di Domenico.




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