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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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126. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Gli parla della gran carestia di quest'anno e delle sue funeste conseguenze nel Regno, del prezzo del Confessore di campagna e della ristampa della Morale, per la quale dà alcuni avvisi, e finalmente dice dell'accoglienza fatta in Roma alla Risposta apologetica.

 

Viva Gesù e Maria!

SANT'AGATA, 21 MAGGIO 1764.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Ho ricevuta l'ultima di V. S. Illma; e nello stesso tempo ho ricevuta un'altra del P. Ferrari, dove mi avvisa che, sino alla raccolta, non si potrà fare smaltimento di libri per ragione


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della gran carestia, patita in quest'anno in tutto il nostro Regno. Ed anch'io, per far prendere alli miei ecclesiastici l'Homo Apostolicus o il Confessore di campagna, bisogna che aspetti la fine di questa penuria così grande. Dicesi che, nel nostro Regno, sinora sono morti per la fame duecento mila persone. Dico sinora; perché ci vorrà ancora un'altro mese incirca per la raccolta.

Mi scrive ancora il P. Ferrari che sia troppo caro il prezzo, posto al Confessore di campagna; perché mi dice che colla ligatura verrà il prezzo 34 grana, quando all'incontro veramente il libretto non si può vendere più di grana 18 o al più di 2 carlini.

Sempre più mi consolo di sentire che si farà presto la nuova edizione della Morale, ordinata con tutte le aggiunte; e mi consolo che l'ultima ristampa fatta abbia esito; perché si farà più presto la detta nuova edizione, la quale certamente sarà l'ultima della mia vita, e perciò desidererei che questa riuscisse tutta compita, cioè corretta da un buon revisore, e di buona carta; perché la carta buona fa risplendere la stampa e fa meglio gradire quel che dice l'autore. Quando la carta è cattiva, paiono anche cattivi i caratteri, e paiono mezzo spropositi anche quel che scrive l'autore.

La prego intanto ad avvisarmi il tempo preciso quando V. S. Illma intende di metter mano a questa nuova ristampa1; perché allora le manderò certe altre brevi aggiunte di cose importanti, che ora tengo già fatte, ma non le mando per mandarle poi tutte insieme, quando è tempo; e frattanto anderò raccogliendo qualche altra cosa necessaria, che mi verrà per le mani.

Aspetto li fogli della Risposta di Patuzzi, subito che V. S. Illma l'avrà.

Giorni sono, ho avuto notizia che quella mia picciola Lettera


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apologetica1 (posta già nel libretto del Confessore di campagna) è andata in mano di più Cardinali e specialmente del Papa; e mi viene scritto avere attestato tre Cardinali all'amico, che mi scrive da Roma, che Papa l'avea gradita infinitamente, per dire le sue parole.

Ho cominciato a leggere i libri del P. Patuzzi: parlo de' libri latini da V. S. Illma inviatimi; questi libri son molto dotti, ma circa il Probabile, vedo che difficilmente ci potremo accordare.

Resto confermandomi

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 

[P. S.] Di nuovo poi le ricordo e le raccomando a mutare il sesto in questa nuova ristampa della Morale e farla in- ; perché certamente sarà comunemente più accettata. Ed è bene che quest'ultima ristampa abbia una forma speciale, essendo ella certamente la migliore di tutte.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 Questa ristampa, che il Santo credeva prossima, non si fece che nel 1767, e fu la sesta.

1 Risposta apologetica ad una lettera d'un Religioso circa l'uso dell'opinione egualmente probabile.




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