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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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147. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Gli raccomanda di fare il piccolo cambiamento nell'Apologia, e si duole della soverchia dilazione per la stampa della Morale e delle Opere spirituali; e per sollecitarlo, ricorre ad un bel mezzo, nel caso abbastanza efficace.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

19 FEBBRAIO 1765.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Per grazia di Dio ora sto bene, ma non perfettamente perché la tempesta è stata grossa.

Circa il titolo del Padrone Colendiss. che vi è nella lettera del Cardinale Galli, è vero che pare uno sbaglio passabile; ma in Roma farebbe qualche specie notabile, perché in Roma si sta con grande attenzione a questa materia di titoli. Quel che più mi fa apprensione è che il Cardinal Galli, il quale è l'autore della lettera, se ne potrebbe molto accorare, per essere trattato ivi da ignorante che non sapesse il titolo usuale che si a' vescovi; tanto più che la sua lettera fu scritta tutta di mano propria. Onde se V. S. Illma facesse mutare quel cartesino, mi libererebbe da una grande angustia, la quale da un pezzo mi tormenta per questo abbaglio.

Quell'aggiunta per la Morale la manderò appresso; perché nella carta che manderò, vi ho da notare un'altra cosa, oltre di tre cose importanti che già ho notate. Ma non mi do fretta a mandar queste picciole aggiunte, benché sieno importanti; perché vedo che la ristampa non è prossima, siccome V. S. Illma mi significa; onde temo che piglierà tempo lungo, lungo.


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In somma, non sarà difficile che io anderò alla fossa, prima di vedere, così questa ristampa della Morale, come l'altra delle Opere ascetiche; per la quale (perdoni se scrivo ciò) non voglio che V. S. Illma l'apprenda a mancanza, se io fra qualche tempo la facessi uscire in Napoli; perché tanti la desiderano, e perciò vado pensando fra qualche tempo di farci mettere mano, quando avrò aggiustato il danaro per la spesa, per vedere quest'Opera prima che mora; altrimenti penso già che non la vedrò.

Mi dispiace ora di sentire che anche la Morale piglia tempo a lungo.

Le mando qui ora questa carta colla Dedica al Papa per l'Apologia, che ho stimato necessario farla; e prego V. S. Illma a farla stampare e porla al principio dell'Opera; e non importa che avesse fatte uscire altre copie già dalla stamperia, prima di giunger questa mia carta; basta che faccia aggiungere il cartesino di questa dedica alle copie che ancora hanno da uscire; ed io per me, per quelle copie che mi giungeranno senza questa dedica, io la farò stampare qui, se non ce la vedo posta, e ce la farò aggiungere.

Del resto godo che V. S. Illma ha il pensiero di mandare la copia dell'Apologia a diversi suoi amici in Napoli, che certamente la smaltiranno; oltreché io spero tra breve d'averne la licenza espressa dal Re, come mi e stato promesso, e così finiranno tutte le difficoltà.

La Risposta di Patuzzi, stampata in Napoli, già si è pubblicata; ma, come sento, ha poco smaltimento

L'Opere di S. Tommaso e Ferraris non sono giunte ancora qui per ragione de' tempi; e tutti i librai da quattro mesi stanno aspettando le stampe di Venezia, e quelle non compariscono.

Non si scordi di mandarmi due altre copie di quel supplemento del P. Ferraris.

Resto confermandomi

Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.


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[P. S.] Questa carta della dedica già ce l'inviai, ma le replico questa, in caso che quella lettera si fosse dispersa.

Conforme all'originale che si trova nella biblioteca comunale di Bassano (Veneto).

 




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