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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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215. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Gli scrive della sua malattia e d'un lavoro che ha fatto, benché infermo; chiarisce un abbaglio preso in altra lettera, e gli comunica il suo giudizio intorno ad un'opera di cui chiede la seconda parte.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 9 OTTOBRE 1768.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Ho ricevuta la sua delli 3 di settembre, dove sento, con mia consolazione, che ha ricevuto il manoscritto colla Pratica [di amar Gesù Cristo].

Già con altra mia, nella settimana scorsa, l'avvisai che ho ricevuti i 50 libri della Preghiera e 50 copie dell'Istruzione [al popolo], e la pregai che m'avvisasse il prezzo dell'Istruzione ed anche il prezzo della Preghiera; mentre ora non ho per le mani la lettera sua, in cui un'altra volta mi avvisò questo prezzo.

Io le scrissi già prima che dovevo fare gli esercizî al clero di Napoli nel mese di novembre; ma il Signore ha voluto


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ch'io cominciassi, sin dal principio d'agosto, un'altra sorta di esercizî, che durerò a farli per novembre e per tutta questa invernata. Sin da agosto, sono stato preso da dolori di nervi per tutta la vita; onde non posso più camminare, anzi neppure muovermi senza dolori. Sto confinato a letto, e ringrazio Dio che mi ha mandato questo regaluccio.

Già ho cominciato a stampare il libretto delle Cerimonie della Messa; e mentre sono stato a letto con questa infermità, ho composta una confutazione d'un certo libro anonimo, ristampato in Napoli sull'Onorario della Messa1, ove pretende l'autore francese che si aboliscano tutte le limosine della messa, e si ritorni all'uso de' primi secoli di dirsi una sola messa comune per tutti, dove tutti faceano le loro oblazioni, con cui poi si manteneano le chiese e i sacerdoti. Ma io ho dimostrato che quest'uso antico è impossibile oggidì a rimetterlo in piede, per più ragioni.

Questo trattatino, lo metterò in fine del libro delle Cerimonie in luogo della terza parte. Subito che avrò finito il libretto, il quale verrà breve, ce l'invierò.

Circa poi quel che mi scrive del trattato della spiritualità dell'anima2, sarà abbaglio; perché io ebbi in mano un bel libro di questa spiritualità e da quello, come da altri libri, già ne ho scritto della spiritualità dell'anima nel libro della Fede; ove mi pare che vi ho posto tutto quello che si può dire circa questa materia.

Circa la Morale, già le scrissi, come mi pare, che era stato


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proibita d'introdursi in Napoli; ma poi è stata scarcerata, e sono stato assicurato che non vi sarà più questo pericolo.

Sto leggendo con piacere la Risposta del Gesuita all'autore del bello spirito, e la risposta veramente è dotta, ed aspetto la seconda parte dalla sua bontà, come mi scrive.

Resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

Di V. S. Illma Devmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 La confutazione del Santo è intitolata: Risposta al libro di un autore anonimo col titolo: Dissertazione sull'onorario delle messe. L'autore anonimo e il francese D. Antonio Guiard, monaco benedettino, che pubblicò il suo libro nel 1748 col titolo: Dissertation sur l'honoraire des Messes, libro che venne tradotto e ristampato in Napoli quest'anno 1768 coi tipi di Domenico Terres.



2 Siccome il Remondini non aveva inteso, sotto questo finto titolo, la designazione dell'opera contro il Febronio (ved. sopra, pag. 337, nota), così il Santo, in seguito della sua dolorosa malattia, sembra essersi, egli stesso, dimenticato della finta designazione.




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