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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
251. A D. GIULIO LORENZO SELVAGGIO, REVISORE ECCLESIASTICO.
Dolente per le difficoltà mosse contro l'opera Istoria delle Eresie
senza che gliene siano state comunicate le ragioni, gli dà facoltà di fare, sotto una certa condizione, quelle correzioni e quegli emendamenti che crede necessari.
Sento che il Signor canonico1 non ha voluto passare alcune cose dell'ultimo foglio, e mi scrive lo stampatore che egli vuole che in accomodarle me l'intenda con V. S. Illma: onde la prego a scrivermi subito e dirmi quel che si ha d'accomodare e come pensa V. S. Illma che si ha d'accomodare, senza che vi trovi più difficoltà il Signor canonico.
Una cosa mi è dispiaciuta, di non ricevere neppure lettera vostra e non sapere quali siano le difficoltà; perché se le avessi sentite prima, avrei risposto che il Signor canonico tolga quello che vuole e metta come vuol che si metta, ed io son pronto a fare come esso comanda.
Dico la verità: io non intendo dove possono cadere queste difficoltà nel foglio passato; del resto, la prego a scrivermi
subito, e mi dica come si ha da mettere e tutto quello che si ha da levare, ed in tutto sarà ubbidito il Signor canonico.
Lo stampatore si lamenta che gli sta impedito il carattere, ed io ancora aveva tutta la fretta di cacciare presto l'opera.
Gli spropositi del P. Berruyer mi han trattenuto molto tempo per confutarli; ora sento di più sorgere difficoltà ove meno me la pensava.
Vi prego a sbrigarmi presto, e niente più: Tempus loquendi, tempus obediendi. E vi prego, se vi pare che sia cosa di non molto momento, quello che si ha d'accomodare, lo faccia V. S. Illma e lo dia subito a stampare; purché non importi qualche contraddizione con quello che mi trovo scritto prima.
Finalmente, sempre che non mi faccia dire una contraddizione, V. S. Illma aggiusti il foglio come meglio le pare, secondo la mente del Signor canonico, e lo dia a tirare, ed io a tutto soscrivo.
Intendo sempre però che non sia qualche punto delicato, sicché i miei detti potessero essere criticati da Roma.
Io ho riletto il foglio: vi sono riflessioni circa le quali niente m'importa che si muti; ma vi sono certe risposte alle opposizioni, le quali pesano. In quanto a queste risposte, se non piacciono, V. S. Illma me lo avvisi; perché all'ultimo leveremo ogni cosa, l'opposizione e la risposta.
Parlandosi della potestà suprema del Papa, io son pronto a dar la vita per difenderla; perché, tolta questa, io dico che è perduta l'autorità della Chiesa.
Stasera, domenica, aspettava lettera sua secondo la speranza datami dallo stampatore; mentre mi scrivea che il Signor canonico aveva detto già a V. S. d'intendersela con me e di aggiustare quel che si deve aggiustare.
Di nuovo pertanto la prego di scrivermi tutto, e resto raffermandomi
La prego rispondermi subito, mentre io mando apposta ed avrei piacere che tornasse domani a sera il corriero, e però la sbrigo ora che sono le quattro.
Di V. S. Illma Divmo servo obblmo
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
Conforme ad un antica copia