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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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256. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Gli spedisce la Storia dell'eresie, porgendogli un attestato di grande stima e deferenza sopra altri tipografi, quantunque benemeriti.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, LI 15 GIUGNO 1772.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Le mando qui unitamente l'opera dell'Eresie, la quale mi costa più anni di fatica; e secondo me è un'opera utilissima, non solo per gli ecclesiastici, ma per ogni ceto di persone, parlando specialmente per l'istoria; mentre in quest'opera mia vi sta ristretto in breve quel che dicono tanti autori antichi e moderni in molti volumi. Qui vi è tutto in breve; ma non tanto in breve, come fanno alcuni libercoli: qui vi sta in breve tutta la sostanza de' fatti più celebri; e questo è stata la mia gran fatica. Spero pertanto che riuscirà molto utile al pubblico.

Mi ha scritto un certo Sig. Giovanni Vitto, avvisandomi di aver stampata la mia Pratica del Confessore, cioè non la grande, ma quella picciola di un tometto1, insieme colla mia Lettera circa il modo di predicare alla familiare, e mi ha mandato 12 libretti della Pratica, e 12 della Lettera, dicendomi che avendo esso stampata questa Pratica, fra pochi giorni ne avea smaltite mille copie.

Io ho pensato che questo Signore mi avesse scritto e regalato, facilmente acciocché io gli dessi a stampare qualche nuova opera mia che do alla luce. Io gli ho scritto, ben ringraziandolo del dono e della sua cortesia, e che io mi sarei avvaluto della nuova stamperia, ma che no potevo cambiare di avvalermi del Sig. Remondini, il quale da tanti anni ha stampato tutte le opere mie ed a cui vivo molto obbligato; e questa mia risposta penso che poco gli sarà piaciuta.


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Io ho giudicato (per venire al punto) che V. S. Illma non sdegnerà di stampare quest'altra opera mia delle Eresie, come mi pare che già mi scrisse; ma se per caso non volesse stamparla, la prego ad avvisarmelo, perché la farei stampare al detto Sig. Vitto, posto che ciò non dispiacesse a V. S. Illma. Le scrivo ciò con confidenza, perché non voglio darle disgusto.

La prego poi ad avvisarmi subito che ha ricevuta quest'opera, per mia quiete; e resto con tutta la stima rassegnandomi

Di V. S. Illma

Divmo ed obbmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata

 

[P. S.] Se mai fa stampare questo libro dell'Eresie, avverta il revisore che stia attento a quelle aggiunte che vi sono, benché son poche; ma più l'avverta al compositore.

Faccia avvertire che nel secondo tomo [cap. XII. art. 4], fra le pagine 586 e 587, vi è una carta sciolta con questo segno +, ch'è accennata una nota, la quale si ha da mettere di sotto alla pagina 586, in fine del marginale 173, e si farà la chiamata con una stelletta; la nota è bene che si faccia di carattere più picciolo. E non vi meravigliate che quella nota comparisca cassata e tirata di penna; perché ciò non ostante si deve mettere così accomodata come sta.

La detta nota comincia così: " Qui si aggiunge che dopo " tante "1; ed appresso si seguita a mettere lo stampato, non facendo conto che si veda tutto tirato di penna; perché tutto si ha da mettere.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma

 

 




1 Pratica del confessore per ben esercitare il suo ministero.

1 Questa lunga nota fu inserita e si legge nella edizione stereotipa di Giacinto Marietti, pag. 262 e 263.




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