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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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261. AL P. D. PIETRO PAOLO BLASUCCI, SUPERIORE DELLA CASA DI GIRGENTI, IN SICILIA.

Fa un breve e chiaro epilogo del suo sistema morale, da servire ai Padri di quella casa, per mostrare la conformità delle dottrine, e descrive brevemente il guasto che menava a quei tempi il Giansenismo.

 

Viva Gesù, Giuseppe e Maria!

ARIENZO, LI 5 AGOSTO 1772.

 

Ieri sera, ricevei tre pieghi di V. R. A Targianni affatto non gli scriverò; costui è uno di quelli (come mi scrisse un letterato di Lucca) che parlano contro la probabile, ma non intendono


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che viene a direprobabile, né probabiliore, né probabilissima.

Seguitate a dire che io e tutti siamo probabilioristi1, e questa è la verità: mentre io dico che la probabile non può seguitarsi come probabile; giacché, per operar bene, vi bisogna la certezza morale: onde la sola probabilità non bastante fondamento di operar bene.

Ciò, sebbene io non l'ho scritto con queste parole, nondimeno l'ho spiegato in altri termini: avendo detto più volte che, per operare rettamente, vi bisogna la certezza morale, ed avendo ritrovata come falsissima la massima de' probabilisti: Qui probabiliter agit, prudenter agit. Come dico, non ho spiegata la dottrina in questi termini; ma, nella nuova ristampa che vuol fare Remondini della mia Morale, mi spiegherò in termini più espressi.

Quando poi l'opinione per la libertà è ugualmente probabile, allora non è che può seguirsi quella opinione, perché è probabile; ma perché allora l'opinione per la legge non obbliga, perché la legge non è promulgata; allora è promulgato il dubbio o sia la questione se vi è la legge, ma non è promulgata la legge: e perciò allora la legge, come non sufficientemente promulgata, non obbliga, come dice S. Tomaso in molti luoghi, e lo dicono tutti i probabilisti e probabilioristi. Anche il gran Gersone dice che Dio non può obbligare l'uomo ad osservare una legge, se non ce la manifesta. Vi prego di far leggere questo capitoletto a tutti i compagni nostri, acciocché tutti diciamo la stessa cosa.

È vero che in Girgenti, come mi scrivete, neppure ciò può dirsi, seguendosi costì la tuziore. Ipsi videant! Mi dispiace che le povere anime ci vanno per sotto.

Oh Dio, che tempi miserabili! Il giansenismo va in giro. Un certo lettore negli studi dell'arcivescovado mi disse: "Le proposizioni di Giansenio sono dannate; ma perché abbiamo da tenere che Giansenio l'ha tenute nel senso in cui sono dannate?" E soggiunse che


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così in Napoli si tiene da altri. Che bella dottrina, dopo che i Pontefici con due Bolle (come ho scritto nell'opera delle Eresie, parlando di Giansenio) han dichiarato che le proposizioni son dannate nel senso di Giansenio!

Benedico V. R. e tutti, e vi abbraccio in Gesù Cristo.

Conforme all'edizione romana.

 




1 Ved. lett. del 28 Marzo 1767, pag 297.




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