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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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263. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Ripete che, per le ragioni dell'età e della salute, non scriverà più di materie scientifiche, ed attestandogli nuovamente tutta la sua deferenza per la tipografia da cui si ritiene ben servito, parla della ristampa della Morale e di altre aggiunte che vuol farvi.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 20 AGOSTO 1772.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Mi son consolato in sentire che le sia giunta l'opera mia del Trionfo [della Chiesa], opera che mi costa anni di fatiche; e questa è l'ultima della mia vita, perché ora non mi


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fido più di faticare a lungo. Sono in età cadente: nel mese entrante già sono di 77 anni; sto rovinato di sanità, non mi reggo all'inpiedi, o sto al letto o buttato sopra di una sedia, e la testa non mi regge come prima; onde ho risoluto di affatto non mettermi più a scrivere di materie scientifiche1. Solo scriverò di cose di divozione, come ora sto facendo un libretto della Passione2, avendo trovato cose bellissime da scrivere, con altri opuscoletti spirituali.

Scrissi quelle parole circa la ristampa del Trionfo, temendo che forse V. S. Illma sia venuto in tedio di stampare più opere mie.

Del resto, io tanto la ringrazio in ciò, poiché io non ho stampato per far guadagno: mentre, nelle stampe che ho fatto fare in Napoli, più volte forse le ho fatto vendere per meno di quel che costavano a me; ma intanto ho fatto fare le stampe qui, per poterle passare tutte, la prima volta, sotto gli occhi miei, levando ed aggiungendo molte cose; altrimenti a principio le avrei mandate alla sua stamperia. Ma la ringrazio sommamente, perché per mezzo vostro le povere opere mie si sono pubblicate per molte parti.

Della balletta non ho avuto notizia ancora; il Sig. Noè neppure mi ha risposto. Ora torno a scrivere.

Circa il libro del Trionfo, V. S. Illma mi scrive che, dopo stampato, me ne manderà alcune copie: onde da ora ne la ringrazio, come la ringrazio di tanti regali che cortesissimamente ella mi ha fatto delle sue ristampe. Ma di nuovo ora la prego a


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non mandarmi copie del libro a smaltirle, perché qui i preti miei non sono troppo amici di libri; all'incontro io non tengo bottega. È morto il P. Ferrara ed, in quanto agli altri Padri, non vi è soggetto abile come il P. Ferrara, e Dio sa presentemente i guai che passiamo nella Congregazione in questa presente tempesta1.

In quanto al Sig. Giovanni Vitti, già me lo immaginavo che fosse suo discepolo. Per altro, esso non mi ha fatta alcuna richiesta; ma se me l'avesse fatta, sarebbe stata inutile; perché io non cambio la sua stamperia per tutte le stamperie del mondo, benché ora, come ho detto, poco posso faticare.

In quest'ultima sua, V. S. Illma mi torna a parlare di Busembaum; ma in un'altra mia (che al presente spero che già avrà ricevuta) le ho scritto a lungo che levar Busembaum dal libro sarebbe lo stesso che fare un corpo tutto storpiato. Avrei da impastare l'opera da capo e mutare ordine, e quel che ho detto in un capo l'avrei da mettere in un altro: sarebbe fatica almeno di cinque o sei anni con faticarvi, come facevo prima, otto e dieci ore al giorno; ma sarebbe temerità la mia se, in quest'età e così male di salute, volessi imprendere questa fatica da cavallo, per cui ci vogliono tre o quattro persone.

Del resto, l'opera della Morale, come ora sta, si è venduta e tuttavia si vende dappertutto; in Napoli, la Morale mia è quella che si smaltisce più delle altre.

Ora, giacché V. S. Illma vuole stampare l'opera del Trionfo, le mando una carta qui inclusa, dove son notate certe parole che si hanno da mutare nel tomo, alla pag. 815. Ed è cosa necessaria da mutarsi per levare l'equivoco.

Non altro. Resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 


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[P. S.] E di più vi sono altre carte che vanno al secondo tomo.

Ora ho ricevuto la vostra seconda lettera, con cui mi consolo che vi siate uniformato al mio parere di lasciar la Morale come stava, e colle sole aggiunte che ultimamente vi ho mandate. Giacché poi vi trovate ristampati li primi fogli della Morale, ho pensato di fare un Monitum che si metterà in fine del libro, dopo l'Indice1. Ora mi son posto a fare questo Monitum, e fatto che sarà, ve lo manderò.

Di più, ora vi aggiungo due altre carte di cose che debbono aggiungersi, ed una specialmente molto notabile che si deve aggiungere alla Morale, dove ho trovata una contraddizione la quale si deve aggiustare.

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma

 

 




1 Il Santo non poté tenere il suo proposito: ché mosso dallo zelo, che sempre più forte lo ardeva, di procurare con tutti mezzi la gloria di Dio e la salvezza delle anime, altre volte ancora, come appresso si vedrà, prese la penna per iscrivere di cose scientifiche, come ad esempio per le opere: Condotta ammirabile della divina Provvidenza in salvar l'uomo per mezzo di Gesù Cristo; Dichiarazione del sistema che tiene l'autore intorno alla regola delle azioni morali; ecc.



2 Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo ed altri soggetti spirituali; esposte alle anime divote.

1 Si allude alla guerra che si faceva alla Congregazione dal barone Sarnelli, divenuta ora più pericolosa presso il governo, per le accuse che si muovevano contro i Nostri anche dai malevoli di Sicilia.



1 Questo lungo Monito si trova in fine della settima edizione, dopo l'Indice delle materie, vol. III. pag. 201 e seg. con questo titolo: "Auctoris Monitum pertinens ad quaestionem: an usus probabilium opinionum sit vel ne licitus aliquando "; perché non giunse a tempo per essere stampato nel corpo, come pur si voleva. Esso in fatti è di tanta importanza e di tanto pregio, che il Santo, senza cangiarne parola, ne fece, nella seguente edizione, la prima parte della Dissertazione, posta a stabilire e dimostrare quello che chiama ed è veramente il suo Morale Systema.




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