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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
336. A D. GIULIO DANCO, VICARIO FORANEO DI DURAZZANO.
Per mezzo del suo cancelliere, il Santo gli ordina di comunicare a tutti i regolari un certo avviso, per procurare la divota celebrazione della santa messa.
Monsignore Illmo manda a dire a V. S. come ha inteso che, nella diocesi, vi sono Religiosi che giungono a dir la messa nello spazio meno di un quarto d'ora, e forse anche dopo l'Editto generale, dove si è fatto sapere che ciò non può scusarsi da peccato mortale, come dicono comunemente i Dottori.
Onde vuole che V. S. faccia avvisato a tutti i monasteri del suo tenimento che esso Monsignore manderà persone, per tutti i monasteri, ad osservare come si dicono le messe; ed in caso che noterà celebrarsi da alcun Religioso con troppa fretta, se dopo l'ammonizione non si emenda, esso prenderà gli spedienti più opportuni per rimediare a questo sconcerto; mentre i vescovi sono destinati, su questa materia della messa, come parla Benedetto XIV nella sua Bolla, delegati apostolici sopra tutti i sacerdoti, così secolari come regolari. E ciò si è espresso nel Concilio di Trento (Sess. 22, Decr. de observand. et evitand. in celebr. Missae), dove si dice: Locorum Ondinarii, pro data sibi a sacrosancta Synodo potestate, ac etiam ut delegati Sedis Apostolicae, prohibeant, mandent, corrigant, statuant, atque ad ea inviolate servanda, censuris ecclesiasticis, aliisque poenis, quae illorum arbitrio constituantur, fidelem populum compellant, non obstantibus privilegiis quibuscunque.
Monsignor vuole espressamente che gli mandiate la relazione che abbiate intimati tutti i Religiosi; e con ciò vi manda la sua benedizione.
Di V. S.
GIUSEPPE JERMIERI, cancelliere.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio.