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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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19. A Mezzacapo Francesco. Caserta.

Sul numero dei congregati e sull'apostolato.

 

Viva Giesù Giuseppe Maria e Teresa

 

Villa de' Schiavi 3 luglio 1734

 

Figlio mio

mi è dispiaciuto, che stai poco bene, e che perciò non ò potuto avere la consolazione di vederti subito. Io mi trattengo in questa casa già fondata e stabilita per tutto questo inverno, e difficilmente anderò altrove, se l'obbedienza del nostro comun direttore Mons. Falcoia non mi comanda il contrario; onde per ottobre certamente sto qui, ma io ti aspetto prima, e se stai al Seminario per l'aria, sappi l'aria qui è perfetta e potrebbe giovarti più di quella di Caserta, poiché qui vi è meno romore che nel seminario, dove sempre ci è inquiete e romore; onde se vuoi venire, sarebbe il tempo più proprio verso il 15 di settembre, mentre all'ora qui non fa né caldofreddo. Ti aspetto dunque e vieni a starti allegramente più di una settimana, perché servirà per meglio stabilirti e a noi non ci porterai incommodo, perché ti contenterai della nostra povertà, anzi ci sarai di consolazione.

Mi dimandi poi quante persone siamo in questa casa; in questa casa per ora siamo solamente quattro co' l Fratello laico, che ci serve; e specialmente vi è il Sig. D. Saverio Rossi che ti conosce, Sacerdote, e che si porta, come un'Angelo, facendo ogni giorno progressi grandi nella perfezione, come fanno ancora gli altri, che mi confondono, poiché io miserabile mi vergogno di comparire in mezzo di loro.

O' detto quattro in questa casa, siamo per ora, ma tra poco saremo più, poicché specialmente vi sono due, li quali facilmente tra breve saranno con noi; anzi vi è un buon giovane di Caiazzo, suddiacono, ch'è un'anima tutta di Dio, stimato ivi dal Vescovo e da tutti, e questo è già certamente nostro, poiché già da molto tempo è risoluto di unirsi con noi, già ne à avuta l'obbedienza dal suo Direttore Spirituale, e già da noi e da Monsignor Falcoia si è accettato. L'altro poi è un Sacerdote, che già à detto di voler venire, e già si trattiene con noi a far la regola in nostra casa, ma noi lo stiamo provando bene, se è vera, e ferma la sua vocazione, e perciò ò detto, che non è ancora nostro.

Mi richiedi poi quali siano le nostri pretenzioni in questo luogo; ti rispondo figlio mio, che le pretenzioni non sono grandi, perché pretendiamo qui di farci veramente santi coll'aiuto di Giessù, e di Maria, di cui già coll'esperienza deviamo di godere una loro speciale assistenza.

Qui ce ne stiamo nella nostra divota, e solitaria casetta ritirati in santa solitudine, ogniuno meditando, che più può fare per dare gusto a Giesù Cristo; per lo più, ce ne stiamo ritirati in casa, o facendo orazione, o studiando, o trattenendoci fra di noi con discorsi utili, e divoti, e lontani affatto dal mondo, da parenti, dalle case nostre, e da tutti i romori del mondo procuriamo di trovare la nostra pace solamente in Giesù Cristo, che è la vera pace di tutti.

Appena usciamo dalla nostra casa qualche volta per prenderci qualche breve, ed utile sollievo, o pure per giovare all'anime di questi contorni, che con tanta divozione, e frequenza assistono nella nostra Chiesa, e Giesù Cristo vediamo che benedice a meraviglia le nostre povere fatiche, mentre questi luoghi, si può dire a gloria di Dio, qui facit mirabilia solus, sono diventati un Paradiso, poicché tante anime si son date all'orazione mentale, e fanno prodiggi, e forse quello, che più mi consola, è una Congregazione di uomini che si è stabilita sotto Maria Santissima del Rosario, nella quale come vengono queste povere genti con amore, con che frequenza, e con che profitto è una consolazione grande per noi.

Qui poi ci anno dato la casa, dove già vi sono da undici stanze, seu cellette, colla cappelletta ancora, che abbiamo in casa, dove si dice messa, e si fanno l'altre devozioni della Comunità, ci anno dato ancora la Chiesa, dove vi sono l'utensili necessari, ci anno dato ancora alcune rendite, oltre le molte Messe, che vi sono. Elemosine poi ce ne fanno molte per l'affetto, che ci portano.

Il Vescovo poi, MonS.vigilante, questo soggetto così santo e così dotto stimato da per tutto in Napoli, e in Roma, l'amore che ci porta è incredibile, mentre si può dire, che non potrebbe far per noi più di quello, che fa, poiché oltre le limosine, che ci fa, ci ha posta quasi tutta la Diocesi in mano.

Quanto poi dare le Missioni, ch'è il nostro principale Istituto, conforme già sin'ora, se ne sono fatte molte, e sono riuscite di mirabile frutto, poiché noi le facciamo differenti dalle altri Congregazioni.

Sappi poi, che in Scala vi è un'altra casa con tre altri soggetti e un'altro fratello laico. Il nostro Istituto è del SS. Salvatore, e il Direttore, che regge quest'Opera, e ci ha dato le regole, è Mons. Falcoia Vesc. di Castello a mare, Uomo che il mondo quanto sia grande per capacità e per spirito.

Altre cose mi riserbo poi a dirtele a voce, se piace a Giesù Cristo. Raccomandami a Maria Vergine. Avvisami che cosa ama da dirmi il Vescovo tuo di Caserta, che se bisogna ci vado. Viva Giesù e Maria.

Aff.mo P. Alfonso di Liguoro

 

Trascrizione secondo l'originale autografo conservato in Archivio della Prov. di Napoli, S. Alfonso III, 54, donato dalla Sig.na Maria Mezzacapo.

Analisi della lettera fatta dal P. Oreste Gregorio.

Pubblicata nel Periodico S. Alfonso 22 (1951) pp. 13-15.




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