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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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252. Al Principe1 della Riccia [Bartolomeo di Capua].

Processione della SS. Nunziata.

 

S. Agata, 28. 05. 1766.

 

Eccellenza

Ricevo la veneratissima di V.E. circa la Processione della SS. Nunziata della sua Città di Airola. Mi permetta V.E. di rappresentarle i motivi che a ciò mi hanno indotto e poi io farò quel che comanda.

Primieramente io in ciò ho creduto come credo di osservare l'ordine stabilito in Napoli di farsi tutte le Processioni di mattina; e questa è regola generale, come saprà V.E. che gli ordini che si fanno per la Metropoli, vagliono per tutti i luoghi del Regno, quando vi concorrono le stesse circostanze che sono appunto gli inconvenienti che avvengono nelle Processioni di giorno.2

Ed inoltre questo è stato l'altro fortissimo motivo che mi ha spinto a fare osservare l'ordine di S. M. per tutta la mia diocesi, cioè gli inconvenienti che succedono di giorno in queste Processioni o Feste, in cui la Festa consiste ad ubbriacarsi, ed far risse; ed io ne ho l'esperienza di una Processione specialmente fatta in Arienzo due anni sono, dove si videro comparire scoppette e stelletti; e da allora io particolarmente avvertii di non doversi più permettere le Processioni di giorno. Che poi i miei Predecessori l'abbiano sempre permesso, io debbo rendere conto a Dio de' portamenti miei e non già degli altri.

All'incontro questi Signori Preti della Nunziata il più grande inconveniente che adduceano, era che nella mattina si aveano da dire tre Messe cantate; a questo inconveniente potea rimediarsi con niente, con anticipare il tempo della celebrazione; oltreché io potea già dispensare che una o due delle tre Messe si celebrassero nel giorno vegnente, avendo già il Vescovo questa facoltà.

Aggiungo, che le Processioni di giorno molte volte entrano di notte ed in queste Feste di notte già V.E. può immaginarsi quanti sconcerti soccedono. Del resto se V.E. comanda che si faccia la Processione di giorno io non voglio oppormi, mentre Ella sa la venerazione che le porto. Basta che io mi ho scaricata la coscienza in rappresentarle le ragioni fortissime che mi hanno mosso.

Mi dispiace che se V.E. ordina che la Processione (non ostanti le mie preghiere) si faccia di giorno, ora si rivolteranno molti luoghi della diocesi a pretendere lo stesso coll'esempio di Airola. Ma torno a dire, si farà che V.E. comanda. In quest'affare io non ho altro impegno che di evitare i peccati; e non altro fine certamente ebbe la Maestà del Re Cattolico in proibire le Processioni di giorno.

Resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

D. V.E.

Santagata 28 maggio 1766

(manu propria) Umilissimo divotissimo ed obbl.mo serv. vero

Alfonso M. vescovo di S. Agata

 

Analisi della lettera fatta probabilmente dal P. O. Gregorio.

Pubblicata in Analecta, Roma, 17 (1938) 128-129.




1 Bartolomeo di Capua era principe della Riccia e duca di Airola, titolo che Carlo V aveva concesso ai conti di Biccari e che passò successivamente alla nobile famiglia Di Capua, cioè al principe della Riccia, a cui Carlo VI confermò il titolo. Fu l'ultimo della sua famiglia: alla sua morte (1792) il feudo di Airola fu incorporato alla Corona Regia.



2 Espressione napoletana che indica il tempo pomeridiano.






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