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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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277. A Giovanni Rizzi, C. SS. R., Sant'Angelo a Cupolo.

1769, 4 marzo, Arienzo

Viva Gesù Maria Giuseppe

Arienzo, li 4 marzo 1769

Ora fratello Francesco mi da la vostra lettera. Quel, Prete De Santis ci ha gabbati a tutti due. Io me lo feci chiamare; rispose che l'era passato quel primo fervore. Io gli feci una bella cantata; ma la cantata è restata a me, ed esso ne ha sciupata la messa bella e buona. Dio lo faccia santo.

In quanto poi alle vostre tribolazioni interne, offritele a Dio, ma state sicuro che non è niente. Altro è la tentazione, altro è il consenso, ed altro ancora è il senso, altro il consenso, il quale ha da essere pienamente deliberato e conosciuto a prima vista per essere peccato mortale. E, come vi dissi una volta, tutti probabilisti e probabilioristi insegnano che quando una persona timorata dubita del peccato mortale, è certo che non l'ha commesso, perché se l'avesse commesso, lo conoscerebbe con certezzaanderebbe facendo dubbi.

Ora, pregate Dio per me che mi dia pazienza, ed io prego che vi dia pazienza in queste tribolazioni interne, le quali quanto meno ve ne confessate, meglio fate in coscienza mia. Io vorrei che non ve le confessaste più, state sicuro che andate bene. Vi benedico, resto

Alfonso di Liguori del SS. Red.

Pubblicata in GIUSEPPE CACCIATORE, S. Alfonso de Liguori e il Giansenesimo...,Firenze (1942), pp. 597-598




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