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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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368. Ad Ercole de Liguori, suo fratello.

1775, 22 luglio, Arienzo

"Sento che vi lamentate della mia rinuncia ma io non ho rinunciato per andare a spasso, ma perché le infermità m'impedivano sodisfare il mio obbligo. Io ho esposti i miei mali al Papa., e 'l Papa ha voluto che io rinunciassi"… "Voi forse avete timore che io non abbia da litigare con voi per la mia porzione, giacché, come sento, vi è il dubbio che non mi tocca più la porzione del Collegio, se non risiedo in Napoli. In Napoli non vi posso stare. Del resto non abbiate timore, perché io non pretendo alcuna porzione. Spero che il Papa mi assegni la pensione, e spero che la Corte di Napoli mi ci dia l'Exequatur; ma se mi si nega l'Exequatur, ed il Collegio la pensione, mi basterà quel carlino che mi guadagno colla Messa, per comprarmi quel poco di minestra, che mi mangio.

Frammento di lettera riportato da Antonio M. Tannoia, Della vita ed istituto del Ven. Servo di Dio Alfonso M. Liguori, Libro III, Cap. 76, p. 410

 




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