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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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381. A Giuseppe Ruggieri (Ruggiero), Revisore Regio.

1776, 18 luglio, Nocera

Ill.mo S.re Sig. e P.ne col.mo

Ho letto la vostra lettera e il vostro scritto.

Il dire. che S. Tommaso si sarebbe ritrattato se avesse compita la Somma, non mi fido di dirlo perché questo è parlare contro il retto raziocinio. S. Tommaso in quattro luoghi conferma la sentenza con tante ragioni. Ma il medesimo S. Tommaso si oppone (e) dice nella Somma che l'uomo naturalmente appetisce la beatitudine, che consiste nel conseguire l'ultimo suo fine, che è Dio; onde quando n'è privo non può non patirne afflizione. Ma lo stesso S. Tommaso (De malo. q. 3 art. 3. ad 2) si fa questa opposizione e risponde: dicendum quod animae puerorum cognoscunt quidem beatitudinem in generali secundum communem rationem non autem in speciali; et ideo de eius amissione non dolent”. Del resto io non ho impegno di difender la sentenza di San Tommaso, ma non voglio parere ridicolo, e tanto meno voglio positivamente impugnare S. Tommaso. Onde ho pensato di far così: dopo avere accennata la questione delle pene dei bambini, dirò a principio che S. Tommaso con altri (senza nominarli) dicono che tali bambini sono privati della vista di Dio, ma non patiscono né la pena di senso, né l'afflizione della privazione della vista di Dio. E questa sentenza butterò senza aggiungervi niuna delle tante ragioni che vi adduce S. Tommaso, e senza fortificarla colle autorità del Nazianzeno e del Nisseno, e di S. Bernardo, e di S. Bonaventura e del Maestro delle sentenze e di tanti altri che la difendono: sicché di tutti farò silenzio, e subito parlerò della sentenza di S. Agostino portando quei luoghi dove il Santo Dottore si è spiegato espressamente per la pena così di senso come di afflizione per la Gloria perduta, benché mitissima. Più di questo non so che fare, ma credo che questi signori si contenteranno di ciò mentre la sentenza di S. Tommaso appena l'accenno buttandola, senza provarlamunirla di autorità. Stenderò pertanto la dottrina di S. Agostino insieme cogli altri Padri che sono dello stesso sentimento, e di S. Tommaso appena resterà accennata a principio la sua opinione senza ragione e senza autorità.

Sissignore, mi asterrò di scrivere all'Arcivescovo. S. Tommaso si avrà pazienza, bisogna che anche esso si accomodi alla moda. Del resto ho saputo che la sentenza di S. Tommaso si legge pubblicamente nel Collegio di S. Tommaso in Napoli. Avrò a caro per sapere che cosa significano quelle vostre parole in fine della lettera. Ma ci sarebbe altro riflesso più rilevante e frescamente nato. E con ciò di nuovo con tutto l'ossequio mi rassegno

Nocera 18 luglio 1776

Dev.mo ed obbl.mo servo

Alfonso Maria de Liguori Vescovo

Pubblicata in GIUSEPPE CACCIATORE, S. Alfonso de Liguori e il Giansenesimo...,Firenze (1942), pp. 598-599.




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