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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO I

La morte mirata secondo il senso spaventa, e si fa temere; ma secondo la fede consola, e si fa desiderare. Ella comparisce terribile a' peccatori, ma si dimostra amabile e preziosa a' Santi: «Pretiosa, dice S. Bernardo,1 tanquam finis laborum, victoriae consummatio, vitae ianua» (Trans. Malach.). «Finis laborum», sì, la morte è termine delle fatiche e de' travagli. «Homo natus de muliere, brevi vivens tempore, repletur multis miseriis» (Iob. 14. 1). Ecco qual'è la nostra vita, è breve ed è tutta piena di miserie, d'infermità, di timori e di passioni. I mondani che desiderano lunga vita, che altro cercano (dice Seneca2 ) che un più lungo tormento? «Tanquam vita petitur supplicii mora» (Ep. 101).

Che cosa è il seguitare a vivere, se non il seguitare a patire? dice S. Agostino:3 «Quid est diu vivere, nisi diu torqueri?» (Serm. 17. de Verbo Dom.). Sì, perché (secondo ci avverte S. Ambrogio4 ) la vita presente non ci è data per riposare, ma per faticare e colle fatiche meritarci la vita eterna: «Haec vita homini non ad quietem data est, sed ad laborem» (Ser. 43). Onde ben dice Tertulliano5 che quando Dio ad alcuno gli abbrevia la vita, gli abbrevia il tormento: «Longum Deus adimit tormentum, cum vitam concedit brevem». Quindi è che sebbene la morte è data all'uomo in pena del peccato, non però son tante


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le miserie di questa vita, che la morte (come dice S. Ambrogio6 ) par che siaci data per sollievo, non per castigo: «Ut mors remedium videatur esse, non poena». Dio chiama beati quei che muoiono nella sua grazia, perché finiscono le fatiche e vanno al riposo. «Beati mortui qui in Domino moriuntur... Amodo iam dicit Spiritus, ut requiescant a laboribus suis» (Apoc. 14. 13).

I tormenti che in morte affliggono i peccatori, non affliggono i Santi. «Iustorum animae in manu Dei sunt, non tanget illos tormentum mortis» (Sap. 3. 1). I Santi, questi non già si accorano con quel «Proficiscere», che tanto spaventa i mondani. I Santi non si affliggono in dover lasciare i beni di questa terra, poiché ne han tenuto staccato il cuore. «Deus cordis mei»7 (sempre essi così sono andati dicendo), «et pars mea, Deus, in aeternum». Beati voi, scrisse l'Apostolo a' suoi discepoli, ch'erano stati per Gesu-Cristo spogliati de' loro beni: «Rapinam bonorum vestrorum cum gaudio suscepistis, cognoscentes vos meliorem et manentem substantiam» (Hebr. cap. 10).8 Non si affliggono in lasciare gli onori, poiché più presto gli hanno9 abbominati e tenuti (quali sono) per fumo e vanità; solo hanno stimato l'onore di amare e d'essere amati da Dio. Non si affliggono in lasciare i parenti, perché costoro solo in Dio l'hanno10 amati; morendo gli lasciano raccomandati a quel Padre Celeste, che l'ama11 più di loro; e sperando di salvarsi, pensano che meglio dal paradiso, che da questa terra potranno aiutargli.12 In somma quel che sempre han detto in vita: «Deus meus, et omnia»,13 con maggior consolazione e tenerezza lo van replicando in morte.

Chi muore poi14 amando Dio, non s'inquieta già per li dolori che porta seco la morte; ma più presto si compiace di loro, pensando che


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già finisce la vita, e non gli resta più tempo di patire per Dio e di offerirgli altri segni del suo amore, onde con affetto e pace gli offerisce quelle ultime reliquie della sua vita; e si consola in unire il sacrificio della sua morte col sacrificio,15 che Gesu-Cristo offerì per lui un giorno sulla croce all'Eterno suo Padre. E così felicemente muore dicendo: «In pace in idipsum dormiam, et requiescam».16 Oh che pace è il morire abbandonato, e riposando nelle braccia di Gesu-Cristo, che ci ha amati sino alla morte, ed ha voluto far egli una morte amara, per ottenere a noi una morte dolce e consolata!

Affetti e preghiere

O amato mio Gesù, che per ottenere a me una morte soave, avete voluto fare una morteacerba sul Calvario, quando sarà ch'io vi vedrò? La prima volta che mi toccherà a vedervi, io vi vedrò da mio giudice in quello stesso luogo dove spirerò. Che vi dirò io allora? Che mi direte Voi? Io non voglio aspettare a pensarvi allora, voglio ora premeditarlo. Io vi dirò così:17 Caro mio Redentore, Voi dunque siete quegli,18 che siete morto per me? Io un tempo v'ho offeso e vi sono stato ingrato, e non meritava perdono; ma poi aiutato dalla vostra grazia mi sono ravveduto, e nel resto della vita mia ho pianti i miei peccati, e Voi mi avete perdonato;19 perdonatemi di nuovo, ora che sto a' piedi vostri, e datemi Voi stesso un'assoluzione generale delle mie colpe. Io non meritava d'amarvi più, per aver disprezzato il vostro amore; ma Voi per vostra misericordia vi avete tirato il mio cuore, che se non v'ha amato secondo il vostro merito, almeno v'ha amato sopra ogni cosa, lasciando tutto per dar gusto a Voi. Ora che mi dite? Vedo che 'l paradiso e 'l possedervi nel vostro regno è un bene troppo grande per me; ma io non mi fido20 di viver lontano da Voi, maggiormente ora che m'avete fatta conoscere la vostra amabile e bella faccia. Vi cerco dunque il paradiso, non per più godere, ma per meglio amarvi. Mandatemi al purgatorio per quanto vi piace. No, neppure io21 voglio venire in quella patria di purità e vedermi tra quell'anime pure così sordido di macchie, come sono al presente. Mandatemi a purgarmi,


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ma non mi discacciate per sempre dalla vostra faccia; basta che un giorno poi, quando vi piace, mi chiamate22 al paradiso a cantare in eterno le vostre misericordie. Per ora via su, amato mio giudice, alzate la mano e beneditemi; e ditemi ch'io son vostro, e che Voi siete e sarete sempre mio. Io sempre vi amerò, Voi sempre mi amerete.23 Ecco ora vado lontano da Voi, vado al fuoco; ma vado contento, perché vo ad amarvi, mio Redentore, mio Dio, mio tutto. Vo contento sì, ma sappiate che in questo tempo, in cui starò lungi da Voi, sappiate che questa sarà la maggiore delle mie pene, lo star da Voi lontano. Vo, Signore, a contare i momenti della vostra chiamata. Abbiate pietà di un'anima,24 che v'ama con tutta se stessa, e sospira di vedervi per meglio amarvi.

Così spero, Gesù mio, di dirvi allora. Pertanto vi prego di darmi la grazia di vivere in modo, che possa dirvi allora quel che ora ho pensato. Datemi la santa perseveranza, datemi il vostro amore.

E soccorretemi Voi, o Madre di Dio, Maria, pregate Gesù per me.




1 [7.] S. BERNARDUS, In transitu S. Malachiae ep., sermo I, n. 4; PL 183, 184.



2 [13.] SENECA L. A., Epist., 101, 12: «Quod miserrimum erat, si incidisset, optatur, et tamquam vita petitur suplicii mora».



3 [16.] S. AUGUST., Sermo 84, c. 1, n. 2; PL 38, 519: «Quid est autem diu vivere, nisi diu torqueri? Quid est aliud vivere, quam malos dies malis diebus addere».



4 [17.] S. MAXIMUS TAURINENSIS, Homilia 88; PL 57, 453: «Sapiens enim quisque intelligit quod haec vita hominum non ad quietem data, sed ad laborem, hoc est, ut hic laboret et in posterum requiescat, hic autem requies nulla». Nelle antiche stampe questa omelia si soleva aggiungere ai sermoni di s. Ambrogio.



5 [20.] MANSI, Bibl. moralis, tr. L, disc. 31, n. 10; III, Venetiis 1703, 324, col. 2: «Demum vero discursum concludam cum illa notabili Tertulliani sententia: Non timendum est, quod nos liberat ab omni remedio: longum Deus adimit tormentum homini, cum vitam ei concedit brevem».



6 [1.] S. AMBR., De Cain et Abel, l. II, c. 35; PL 14, 358: «Ut ista mors remedium esse videatur, non poena». Cfr. CSEL 32 (l), 407.



7 [12.] Ps., 72, 26.



8 [16.] Hebr., 10, 34.



9 [17.] gli hanno) li hanno VR; l'hanno BR2.



10 [20.] l'hanno) li hanno VR.



11 [21.] l'ama) li ama VR BR1 BR2.



12 [23.] aiutargli) aiutarli VR BR1 BR2.



13 [23.] MARCO DA LISBONA, Croniche degli ordini istituiti dal P. S. Francesco, p. I, l. I, c. 8: I, Venezia 1582, 14: «[S. Francesco] passato alquanto di tempo, si levò dal letto, e inginocchiatosi col volto, e con le mani verso il cielo, infervorato del divino amore, cominciò a orare, dicendo: Deus meus, et omnia. Dio mio, che sei ogni cosa, o Dio mio, nel quale sono tutte le tue cose, o Dio mio, che sei tutt'il mio bene. Queste sole parole sentiva il Quintavalle spesse volte ripetere dal santo, con abbondantissime lagrime». Cfr. Opuscula B. P. Francisci, I, Pedeponti 1739, 20.



14 [26.] poi) più ND3; poi, om. NS7.



15 [4.] sacrificio) sagrificio, VR BR1 BR2.



16 [6.] Ps., 4, 9.



17 [16.] così, om. BR2.



18 [17.] quegli) quello VR BR1 BR2.



19 [20.] mi avete) m'avete VR BR1 BR2.



20 [27.] Non mi fido, dialettismo napoletano: non ho forza.



21 [30.] neppure io) neppur'io VR; neppur io BR2.



22 [2.] chiamate) chiamiate VR BR1 BR2.



23 [5.] mi amerete) m'amerete VR BR1 BR2.



24 [10-11.] di un'anima) d'un'anima VR BR1 BR2.






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