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S. Alfonso Maria de Liguori
Meditaz. per li giorni dell'Avvento

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MEDITAZIONE X.

Virum dolorum et scientem infirmitatem (Is. LIII, 3).

Cosi il profeta Isaia chiamò Gesù Cristo, l'uomo de' dolori; si, perché quest'uomo fu creato a posta per patire, e sin da bambino cominciò a soffrire i maggiori dolori ch'abbiano mai sofferto gli uomini. Il primo uomo Adamo ebbe qualche tempo in cui godé in questa terra le delizie del paradiso terrestre. Ma il secondo Adamo Gesù Cristo non ebbe alcun momento di vita che non fosse pieno di affanni e di agonie; mentre sin da bambino l'afflisse la veduta funesta di tutte le pene ed ignominie che dovea patire nel suo vivere, e specialmente poi nella sua morte, nella quale dovea finir la vita immerso in una tempesta di dolori e di obbrobrii, come già predisse per Davide: Veni in altitudinem maris et tempestas demersit me (Ps. LXVIII, 3). Gesù Cristo sin dall'utero di Maria accetto l'ubbidienza datagli dal Padre della sua Passione e morte:


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Factus obediens usque ad mortem (Philipp. II, 8). Sicché sin dall'utero di Maria previde i flagelli ed offerì a questi le sue carni: previde le spine e offerì loro la testa: prende gli schiaffi ed offerì le guance: previde i chiodi ed offerì le mani e' piedi: previde la croce ed offerì la sua vita. Ond'è che il nostro Redentore sin dalla prima infanzia in ogni momento della sua vita patì un continuo martirio; e questo in ogni momento egli l'offerì per noi all'Eterno Padre. Ma quel che più l'afflisse fu la vista dei peccati che doveano commettere gli uomini anche dopo la sua così penosa Redenzione. Egli colla sua luce divina ben conoscea la malizia d'ogni peccato, e perciò veniva al mondo per togliere i peccati; ma vedendone poi un numero così grande che aveano a commettersi, ciò diede più pena al Cuore di Gesù che non sono le pene che han patite e patiranno tutti gli uomini della terra.




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