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S. Alfonso Maria de Liguori Meditaz. per li giorni dell'Avvento IntraText CT - Lettura del testo |
MEDITAZIONE XI.
Iniquitates nostras ipse portavit (Is. LIII).1
Considera come il Verbo divino facendosi uomo non solo volle prender la figura di peccatore, ma volle ancora addossarsi tutt'i peccati degli uomini e soddisfarli come se fossero stati suoi propri: Iniquitates nostras ipse portavit. Soggiunge il P. Cornelio: Ac si ipse ea patrasset.2 _ Or qui pensiamo in quale oppressione ed affanno dovette ritrovarsi il cuore di Gesù bambino che già s'era caricato di tutti i peccati del mondo, vedendo che la divina giustizia ne voleva da lui una piena soddisfazione. Ben egli conosceva la malizia d'ogni peccato, mentre colla luce della divinità che l'accompagnava, conosceva immensamente più che tutti gli uomini e tutti gli angeli l'infinita bontà del suo Padre e 'l merito infinito che ha d'esser rispettato ed amato. E poi si vedeva innanzi schierato un numero innumerabile di peccati che doveano commettere gli uomini, per li quali egli dovea patire e morire. Il Signore fe' vedere una volta a S. Caterina da Genova la bruttezza d'una sola colpa veniale, ed a tal vista fu tanto lo spavento e 'l
dolore della santa, che ne cadde tramortita a terra.3 Or qual pena sarà stata quella di Gesù bambino in vedersi, subito che venne al mondo, presentato innanzi l'esercito immenso di tutte le scelleraggini degli uomini per le quali egli dovea soddisfare? Ed allora egli conobbe in particolare tutti i peccati di ciascuno di noi: Ad quamlibet culpam singularem habuit aspectum (S. Bern. Senens.).4 Dice Ugon cardinale che i carnefici fecerunt eum dolere extrinsecus crucifigendo, sed nos peccando intrinsecus.5 Viene a dire che più amisse l'anima di Gesù Cristo ogni nostro peccato, che non amisse il suo corpo la crocifissione e la morte. Ecco la bella ricompensa che ha renduto all'amore di questo divin Salvatore ognuno che si ricorda di averlo offeso col peccato mortale.