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S. Alfonso Maria de Liguori
Med. per otto giorni di esercizi spirituali

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MEDITAZIONE I - Dell'importanza della salute

 

Tra tutti gli affari non v'è affare più importante di quello della nostra eterna salute, da cui dipende o la nostra fortuna o la ruina eterna.

 

«Porro unum est necessarium».1 Non è necessario che siamo ricchi, onorati, o di buona sanità; ma è necessario che ci salviamo. A questo solo fine Dio ci ha posti nel mondo. Miseri noi, se lo sgarriamo!

 

Dicea S. Francesco Saverio2 che un solo bene vi è nel mondo, ch'è il salvarsi; ed un solo male, ch'è il dannarsi. Che importa che siamo poveri, disprezzati, infermi? Se ci salviamo, saremo sempre felici. All'incontro, che ci servirà l'essere stati grandi3 e monarchi, se saremo infelici in eterno.

 

Oh Dio che ne sarà di me! Può esser che mi salvi, e può essere ancora che mi perda. E se può esser che mi perda, perché non mi risolvo a stringermi più con Dio?4

 

Gesù mio, abbiate pietà di me. Io voglio mutar vita. Datemi il vostro aiuto. Voi siete morto per salvarmi, ed io vorrò dannarmi?

 

Abbiamo forse fatto abbastanza per salvarci? Siamo forse già sicuri di non capitare all'inferno?

 

«Quam dabit homo commutationem pro anima sua» (Matth. 16. 26)? Se si perde l'anima, con qual altro bene potrà mai una tal perdita compensarsi?5

 

Che non han fatto i santi per accertare la salute eterna! Quanti re e regine han lasciati i regni, e sono andati a chiudersi in un chiostro! Quanti giovani han6 lasciate le patrie, e son giti a vivere ne' deserti! Quante verginelle han rinunziate le nozze de' grandi per andare a dar la vita per Gesu-Cristo! E noi che facciamo?


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Oh Dio, e quanto ha fatto Gesu-Cristo per salvarci! ha spesi 33 anni in sudori e stenti; ha dato il sangue e la vita; e noi ci perderemo?

 

Signore, vi ringrazio, che non mi avete fatto7 morire, quand'io stava in disgrazia vostra. Se allora fossi morto,8 che sarebbe di me per tutta l'eternità?

 

Dio vuol salvi tutti: «Omnes homines vult salvos fieri» (1. Tim. 2. 4). Se ci perdiamo, ci perdiamo solo per nostra colpa. E questa sarebbe la nostra maggior pena nell'inferno.

 

Dice S. Teresa9 che anche la perdita d'una bagattella, d'una veste, d'un anello, quand'è per colpa propria, una pena insoffribile. Qual pena sarà a' dannati l'aver perduto volontariamente tutto, l'anima, il paradiso, e Dio!

 

Oimè s'avvicina la morte, e che mi trovo aver fatto per la vita eterna?

 

O Dio mio, da quanti anni meriterei star nell'inferno, dove10 non potrei più pentirmi né più amarvi! Or già che posso, mi pento, e v'amo.

 

E che vogliamo aspettare? di andare a piangere co' dannati: «Ergo erravimus11 dicendo: Dunque l'abbiamo sgarrata, e per noi non v'è e non vi sarà più rimedio in eterno?

 

Ad ogni altro errore in questo mondo v'è rimedio, ma il perdere l'anima è un errore senza rimedio.

 

Quanti mezzi e fatiche imprendono gli uomini per accertare un guadagno, una dignità, un divertimento? E per l'anima che si fa? Come se la perdita dell'anima poco importasse.

 

Quante diligenze per conservarsi la salute temporale! Si cercano i migliori medici, i migliori rimedi, la miglior aria, e per la salute eterna tanta negligenza!

 

Dio mio, non voglio più resistere alle vostre voci. Chi sa se queste parole, che or leggo, sono l'ultima chiamata per me?

 

Possiamo dannarci per sempre, e non tremiamo? ed aspettiamo a rimediare a' disordini della nostra coscienza?

 

Quante grazie,12 anima mia, ha fatte a te il Signore per vederti


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salva! Ti ha fatta nascere in seno della Chiesa. Quante comodità t'ha date per farti santa, prediche, confessori, buoni esempi de' compagni! Quanti lumi, quante voci d'amore negli esercizi spirituali, nell'orazione, nelle comunioni! Quante misericordie t'ha usate! quanto tempo t'ha aspettata! quante volte t'ha perdonato! grazie non fatte a tanti altri.

 

«Quid debui ultra facere vineae meae, et non feci» (Isa. 5).13 Che più, dice Dio, doveva io fare per te, o anima?14 Da quanti anni stai nel mondo, e che frutti m'hai dati?

 

Se a noi fosse stato concesso lo scegliere i mezzi per salvarci, quali mezzi potevamo procurarci più sicuri e più facili?

 

Oimè, che se di tante grazie non ci avvagliamo, elle serviranno per rendere più infelice la nostra morte.

 

Per farvi santo,15 non son necessarie estasi e visioni: bastano i soli mezzi ordinari che avete. Fate l'orazione, comunicatevi spesso, leggete libri spirituali, fuggite le occasioni, e vi farete santo.

 

Oh Dio, già sono tanti anni, che vivo nel mondo,16 e che profitto sinora ho fatto? Gesù mio, il vostro sangue, la vostra morte, è la speranza mia.

 

Se stasera dovessi morire, morirei contento17 della vita fatta? No; e che aspetto, che venga la morte, ed abbia a dire: Oimè già è finita la vita mia, e non ho fatto niente?

 

Che grazia sarebbe ad un moribondo già disperato da' medici, l'essergli concesso un altr'anno ed anche un mese di vita? Dio già concede a me questo tempo, ed io a che lo spenderò d'ogg'innanzi?

 

Signore, giacché m'avete aspettato18 sinora, non voglio più sdegnarvi. Eccomi; ditemi che volete da me, che io voglio farlo. Non voglio aspettare a darmi a voi in quel tempo, in cui per me sarà finito il tempo.19


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Gesù mio, basta quanto v'ho offeso. La vita che mi resta non voglio spenderla più a disgustarvi; voglio spenderla solo a piangere i disgusti che v'ho dati, e ad amarvi con tutto il cuore, o Dio dell'anima mia.

 

Facciamo presto, perché la morte s'accosta. Per quel che possiamo far oggi, non aspettiamo il dimani. Oggi passa, e non torna più.

 

Ognuno dice in morte: Oh mi fossi fatto santo! Ma che servono allora questi sospiri, quando sta per mancar l'olio alla lampada?20

 

Diremo nella nostra morte: Che mi costava il fuggire quell'occasione: il sopportar quella persona, il troncare quella corrispondenza, il cedere a quel puntiglio? Ma non l'ho fatto, ed ora che ne sarà di me?

 

Signore, aiutatemi. Vi dirò21 con S. Caterina da Genova:22 «Gesù mio, non più peccati, non più peccati». Io rinunzio a tutto per darvi gusto.

 

Non crediamo far troppo per acquistar la salute eterna. «Nulla nimia securitas», dice S. Bernardo,23 «ubi periclitatur aeternitas». Per evitare l'inferno, non v'è sicurtà24 che basti.

 

Per accertar25 la nostra salvazione, bisogna che ci risolviamo a prendere i mezzi. Non servono certe velleità; né serve dire: «Farò appresso». L'inferno è pieno d'anime, che diceano, «appresso, appresso»; è venuta frattanto la morte, e si son perdute.

 

Dice l'Apostolo: «Cum metu et tremore vestram salutem operamini» (Phil. 2. 12). Bisogna salvarci temendo e tremando. Chi trema di dannarsi, si raccomanda sempre a Dio, fugge le occasioni e così si salverà.

 

Per salvarsi bisogna farsi forza. Il cielo non si a' poltroni: «Violenti rapiunt illud» (Matth. 11).26

 

Signore, quante promesse v'ho fatte? ma le promesse mie sono stati tutti tradimenti. Io non voglio tradirvi più; aiutatemi voi, fatemi morire prima che v'offenda.

 

Dice il Signore: «Petite, et accipietis» (Io. 16. 24). In ciò Dio27 ci a conoscere il gran desiderio che ha di salvarci. Se taluno dice ad un


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suo amico: Amico, cercami quel che vuoi; non ha più che dirgli. Preghiamo dunque noi sempre il nostro Dio, e saremo sempre arricchiti di grazie, e certamente ci salveremo.

 

Caro mio Gesù, girate gli occhi sovra28 le mie miserie, ed abbiate pietà di me. Io mi sono scordato29 di voi, ma voi non vi siete scordato di me. V'amo, amor mio, con tutta l'anima mia; abbomino tutte le offese che vi ho fatte, sovra ogni male. Perdonatemi, Dio mio, e scordatevi di tutte l'amarezze che v'ho date. E giacché sapete la mia debolezza, non mi abbandonate; datemi luce, datemi forza da vincere tutto per darvi gusto. Fatemi dimenticare di tutto, acciocch'io30 mi ricordi solo del vostro amore e delle vostre misericordie, con cui troppo m'avete obbligato31 ad amarvi.

 

Maria, Madre di Dio, pregate Gesù per me.

 




1 [5.] Luc., 10, 42.



2 [8.] GARCIA P., Vida de San Francisco Javier, l. III, c. 16. Cfr. Lettere di S. Francesco Saverio, l. IV, Venezia 1716 (trad. di G. Patrignani), 314; Epistolae S. Fr. Xaverii aliaque eius scripta, I, Romae 1944 (ed. G. Schurnammer), 450.



3 [11.] grandi) Principi ND VR NS.



4 [15.] con Dio?) con Dio NM.



5 [22.] compensarsi?) compensarsi NM.



6 [25.] han) hanno NM.



7 [3.] fatto) fatta ND VR NS.



8 [4.] morto) morta ND VR NS.



9 [9.] S. TERESA, Exclamaciones del alma a Dios, XIV; Obras, IV, Burgos 1917, 289.



10 [15.] dove) ove NS.



11 [19.] Sap., 5, 6: «Ergo erravimus a via veritatis».



12 [33.] Quante grazie, considerate sorella, ha fatte a voi il Signore per vedervi salva. V'ha fatta nascere in seno alla Chiesa. V'ha fatti sortire genitori nobili: v'ha strappata dal secolo, e collocata nella sua casa. Quante comodità di più v'ha date per farvi santa, prediche, direttori, buoni esempi delle sorelle! Quanti lumi, quante voci d'amore negli esercizi spirituali, nell'orazione, nelle comunioni! Quante misericordie v'ha usate! quanto tempo v'ha aspettata! quante volte v'ha perdonata! grazie non fatte a tante altre anime, ND VR NS.



13 [7.] Is., 5, 4: «Quid est quod debui ultra facere vineae meae et non feci?»



14 [8.] per l'anima tua, e per vedere buoni frutti? ma da tanti anni, che, ND VR NS.



15 [14.] Per farvi santa, non son necessarie estasi e visioni, bastano i soli mezzi, che ci somministra la religione. Frequentate l'orazione, distaccatevi, osservate le regole anche nelle cose minute, e vi farete santa, ND VR NS.



16 [17.] vivo nel mondo) e sto nella casa di Dio ND VR NS.



17 [20.] contento) contenta ND VR NS.



18 [26.] aspettato) aspettata ND VR NS.



19 [28.] E che mai son venuta a fare nel monastero? Che mi serviva l'aver lasciato il mondo, per fare la vita che meno? Che farò per l'avvenire? Ho lasciati i parenti, le comodità di mia casa, mi son chiusa tra quattro mura, e poi mettermi a pericolo di dannarmi? om. NM.



20 [7.] lampada) lampa NDm; lampana ND VR NS.



21 [11.] Vi dirò) Vi prego ND VR NS.



22 [11.] MARABOTTO-VERNAZZA, Vita aamirabile e dottrina celeste di S. Caterina Fiesca Adorna, Padova 1743, 7-8: «Non più mondo! Non più peccati... O amore, mai più peccati, mai più peccati».



23 [15.] ENGELGRAVE H., Lux evangelica, embl. I, parag. 4; I, Coloniae Agrip. 1677, 11.



24 [16.] sciurtà) sicurezza NS.



25 [17.] accertar) accettare NM.



26 [26.] Matth., 11, 12: «Regnum caelorum vim patitur, et violenti rapiunt illud».



27 [30.] Dio) Egli ND VR NS.

 



28 [4.] sovra) sopra VR NS.



29 [5.] scordato) scordata ND VR NS.



30 [10.] acciocch'io) acciocché o NS.



31 [12.] obbligato) obbligata ND VR NS.






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