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S. Alfonso Maria de Liguori
Med. per otto giorni di esercizi spirituali

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MEDITAZIONE III - Del viaggio all'eternità

 

«Non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus» (Hebr. 13. 14). In questa terra non siamo cittadini, ma pellegrini; ci stiamo di passaggio all'eternità: «Ibit homo in domum aeternitatis suae» (Eccl. 12. 5).

 

Presto dunque dovremo sloggiare da questo mondo. Il corpo tra breve sarà portato ad una fossa, e l'anima all'eternità.

 

Non sarebbe pazzo quel viandante, che volesse consumare tutto il suo avere per farsi una casa in un luogo di passaggio, donde presto ne ha da partire?

 

Mio Dio, l'anima mia è eterna; dunque o v'ho da godere in eterno, o v'ho da perdere in eterno.

 

Nell'eternità vi sono due case, una di tutte le delizie, l'altra di tutt'i tormenti. E queste delizie o tormenti saranno eterni. «Si lignum ceciderit ad austrum, aut ad aquilonem, in quocumque loco ceciderit, ibi erit» (Eccl. 11. 3).1 Se l'anima andrà a luogo di salute, ivi sarà


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sempre felice; ma se cadrà nell'inferno, ivi resterà a piangere, mentre Dio sarà Dio.

 

Non v'è via di mezzo: o sempre re2 del cielo, o sempre schiavo di Lucifero: o sempre beato3 in paradiso, o sempre disperato nell'inferno.

 

Quale di queste due case toccherà a ciascuno di noi? quella che ciascuno volontariamente si sceglie. «Ibit homo». Chi va all'inferno ci va coi piedi suoi. Ognuno che si danna, si danna perché vuol dannarsi.

 

O Gesù mio, vi avessi sempre amato! Tardi v'ho conosciuto, ma meglio tardi che mai: «Deus cordis mei, et pars mea Deus in aeternum».4

 

Ogni cristiano5 per viver bene, dee tener sempre avanti gli occhi l'eternità. Oh come è ben ordinata la vita di chi vive a vista dell'eternità!

 

Se il paradiso, l'inferno, l'eternità fossero cose dubbie, pure dovressimo6 far tutto, per non porci a rischio di dannarci per sempre. Ma no, che non son cose dubbie, son verità di fede.

 

Tutte le fortune di questo mondo a che vanno a finire? ad un7 funerale, e ad una scesa8 alla sepoltura. Beato chi ottiene9 la vita eterna!

 

Gesù mio, voi siete la vita mia, la ricchezza mia, l'amor mio. Datemi un gran desiderio di darvi gusto nella vita che mi resta, ed insieme l'aiuto per eseguirlo.

 

Un pensiero d'eternità basta a fare un santo. Da S. Agostino10 era chiamato il pensiero dell'eternità «magna cogitatio», il gran pensiero. Questo pensiero è quello ch'ha mandati tanti giovani a' chiostri, tanti anacoreti a' deserti e tanti martiri alla morte.

 

Il P. Avila11 convertì una dama, attaccata al mondo, con solo dirle: «Considerate, signora, sempre e mai». Un monaco12 si chiuse in una fossa, ed ivi altro non facea che replicar sospirando: «Oh eternità! oh eternità

 

Oimè quanto pesa quell'ultimo momento di nostra vita! Da quell'ultima apertura di bocca dipende o un'eternità di contenti, o un'eternità di pene: una vita o sempre felice o sempre infelice. Gesu-Cristo


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morì sulla croce, affinché accertiamo quest'ultimo momento in grazia sua.

 

Caro mio Redentore, dunque se voi non foste morto per me, io sarei perduto per sempre? Vi ringrazio, amor mio, in voi confido e v'amo.

 

O ci crediamo o non ci crediamo. Se non ci crediamo,13 è troppo quel che facciamo per cose tenute per favole. Ma se ci crediamo, è troppo poco ciò che facciamo per acquistare un'eternità beata, e per evitare un'eternità infelice.

 

Diceva il P. Vincenzo Carafa14 che se gli uomini apprendessero le verità eterne, e mettessero a confronto i beni e' mali presenti co' beni e' mali eterni, la terra diventerebbe un deserto, perché non ci sarebbe più chi attenderebbe agli affari di questa vita.

 

Oh che spavento ci apporterà, nel trovarci vicini all'ultimo momento di nostra vita, il pensare: Oimè da questo punto dipende o la mia fortuna, o la mia ruina eterna! o l'esser per sempre felice, o misero per sempre!

 

Oh Dio, passano i mesi, passano gli anni, ci accostiamo ad entrar nell'eternità, e non ci pensiamo! E chi sa se quest'anno o questo mese è l'ultimo per me? chi sa se questo è l'ultimo avviso, che mi manda Dio?

 

Mio Dio,15 non voglio più abusarmi delle vostre grazie. Eccomi, fatemi sapere che volete da me, che16 in tutto voglio ubbidirvi.

 

E che vogliamo aspettare dopo tanti lumi e voci di Dio? forse d'andare a piangere co' dannati, dicendo: «Finita est aestas, et nos salvati non sumus» (Ier. 8. 20). Ora è tempo di rimediare; dopo la morte non v'è più rimedio.

 

Avea ragione il P.M. Avila17 di dire che i cristiani, i quali credono la vita eterna e vivono lontani da Dio, meriterebbero d'esser chiusi nella carcere de' pazzi.


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È un gran punto il negozio dell'eternità. Non si tratta d'avere una casa più comoda o più luminosa, ma di stare o in una reggia di tutte le delizie, o in una fossa di tutt'i tormenti.

 

Si tratta o d'esser beato tra gli angeli e santi, o di viver disperato tra la ciurma de' nemici di Dio. E per quanti anni? per quanti secoli? per cento, per mille? No, per sempre, per sempre, mentre Dio sarà Dio.

 

Dunque, mio Dio, s'io moriva, quando stava in disgrazia vostra, vi avrei perduto per sempre? Signore, se non mi avete perdonato, perdonatemi ora. Io v'amo con tutta l'anima mia, e mi dispiace sovra ogni male d'avervi offeso. Io non voglio perdervi più. V'amo con tutto il cuore, e vi voglio sempre amare. Abbiate pietà di me.

 

A taluni mentre vivono, fa poca impressione il sentir nominare giudizio, inferno, eternità. Ma in morte, oh qual terrore recheranno queste verità! ma con poco frutto; poiché allora non serviranno che ad accrescere il rimorso e la confusione.

 

Dicea S. Teresa18 alle sue monache: «Figlie, un'anima, un'eternità». E volea dire, dicendo «un'anima», che perduta l'anima, è perduto tutto: e dicendo «un'eternità», che perduta l'anima una volta, è perduta per sempre.

 

Signore, aspettatemi, datemi tempo di piangere i peccati miei. Mi bastino gli anni perduti, il tempo che mi resta, voglio darlo tutto a voi. Accettatemi19 a servirvi, Dio mio, Dio mio.

 

Il Signore ci aspetta; ma facciamo gran conto di questo tempo che ci dona per sua misericordia, acciocché non abbiamo a sospirarlo, quando per noi sarà già finito.

 

Oh Dio, un moribondo quanto pagherebbe un altro giorno, ed anche un'altr'ora di vita! ma un altro giorno ed ora colla testa sana, perché il tempo che hanno i moribondi, è poco atto ad aggiustar la coscienza. Lo stordimento, i dolori, l'affanno di petto impediscono allora la mente a fare un atto buono. Allora l'anima, come chiusa in una fossa oscura, non concepisce altro che una gran rovina che le sovrasta, a cui si vede inabile a rimediare: vorrebbe tempo, ma vede che non v'è più tempo.

 

«Qua hora non putatis, Filius hominis veniet» (Luc. 12. 40). Dio ci nasconde il tempo della morte, acciò vi stiamo sempre apparecchiati.


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«Estote parati».20 Il tempo della morte non è tempo da apparecchiarci a rendere i conti, ma di trovarci apparecchiati. Dicea S. Bernardo:21 «Per morir bene bisogna che ci troviamo sempre apparecchiati a morire».

 

Gesù mio, basta quanto v'ho offeso. È tempo che da oggi avanti mi apparecchi alla morte. Non voglio più abusarmi della vostra pazienza. Voglio amarvi quanto posso. Io v'ho offeso assai, or voglio amarvi assai.

 

Oh che pena è il pentirsi della propria trascuraggine, quando non è più tempo di fare ciò22 che non si è fatto!

 

Dice S. Lorenzo Giustiniani23 che i mondani in morte darebber volentieri tutte le loro ricchezze, per ottenere una sola altr'ora di vita. Ma sarà lor detto: «Tempus non erit amplius».24 Allora sarà loro intimato il partire senza dimora. «Proficiscere, anima christiana, de hoc mundo».25

 

Narra S. Gregorio26 che un certo Crisanzio, stando in morte, gridava a' demoni: «Datemi tempo sino a domani». E quelli: «Pazzo, tu l'hai avuto, e perché l'hai perduto? ora non è più tempo».

 

Ah Dio mio, e quanti anni ho perduti! La vita che mi resta, non ha da esser più mia, ma tutta vostra. Fate che abbondi il vostro santo amore in me, dove è abbondato il peccato.

 

Dicea S. Bernardino da Siena27 che tanto vale un momento di tempo in questa vita, quanto vale Dio; perché in ogni momento con un atto d'amore o di contrizione possiamo acquistare nuovi gradi di grazia.

 

Dice S. Bernardo28 che il tempo è un tesoro, che solo in questa vita si trova. Nell'inferno questo è il pianto de' dannati: «Oh si daretur hora29 Oh se avessimo un'ora da poter rimediare alla nostra rovina eterna! Nel paradiso poi non si piange, ma se potessero piangere


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i beati, questo sarebbe l'unico lor pianto, l'aver perduto vivendo quel tempo, in cui poteano acquistare più gradi di gloria.

 

Amato mio Redentore, io non merito pietà; ma la vostra passione è la speranza mia. Io voglio amarvi in questa vita, per amarvi assai nell'altra. Aiutatemi voi, date la mano ad un misero peccatore,30 che ora vuol esser tutto vostro.31

 

E chi sa se ci avviene una morte improvvisa, che ci privi d'ogni tempo di aggiustare i conti? Tanti che sono morti di subito, non si credevano di morir così; e se i miseri si son trovati in peccato, che sarà di loro per tutta l'eternità?

 

I santi hanno stimato far poco con apparecchiarsi in tutta la loro vita per accertare un buon fine. Il P.M. Avila,32 quando gli fu portata la nuova della morte, disse: «Oh avessi un altro poco di tempo di apparecchiarmi a morire

 

E noi che aspettiamo? forse33 a fare una morte inquieta ed infelice, per servire agli altri d'esempio della divina giustizia?

 

No, Gesù mio, non voglio costringervi ad abbandonarmi. Ditemi che volete da me, ch'io tutto voglio fare. Fate ch'io v'ami, e niente più vi domando.

 

«Vocabit adversum me tempus» (Thren. 1. 15). Tremiamo, e non facciamo che quel tempo ch'ora ci dona Dio per sua misericordia, abbia egli un giorno da chiamarlo contro di noi, come giudice della nostra ingratitudine. Camminate, dice il Signore, mentre avete luce: «Ambulate dum lucem habetis» (Io. 12. 35). Perché in tempo di morte, «venit nox in qua nemo potest operari» (Io. 9. 4). Allora si fa notte, e non ci si vede più, onde non sarà più tempo di far niente.

 

S. Andrea d'Avellino34 tremava dicendo: E chi sa se mi salvo o mi danno? Ma dicendo così sempre più si stringeva con Dio. Ma noi che facciamo? Com'è possibile che chi crede aver da morire e d'andare35 all'eternità, non si dia tutto a Dio?

 

Amato mio Redentore, amor mio crocifisso, non voglio aspettare ad abbracciarmi con voi, quando mi sarete consegnato in punto di morte:36 da ora v'abbraccio, vi stringo al mio cuore, e lascio tutto, per non amare altri che voi, unico mio bene.


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O Maria, Madre mia, ligatemi con Gesù, e fate ch'io più non mi separi dal suo amore.

 




1 [30.] Eccle., 11, 3: «Si ceciderit lignum ad austrum», ecc.



2 [3.] re) regina VR; schiavo) schiava ND VR NS.



3 [4.] beato) beata VR; disperato) disperata ND VR.



4 [10.] Ps., 72, 26.



5 [11.] Ogni cristiano) ma specialmente il religioso ND VR.



6 [14.] Dovremmo.



7 [16.] ad un) in un ND VR.



8 [17.] ad una) in una ND VR NS.



9 [17.] ottiene) acquista ND VR NS.



10 [21.] S. AUGUST., Enarrat. in Ps. LXXVI, n. 8; PL 36, 976. Cfr. CC 39, 1058.



11 [25.] Cfr. PEPE F., Discorsi in lode di Maria SS. per tutti i sabbati dell'anno, I, Napoli 1756, 303.



12 [26.] Forse trattasi di s. Giacomo il recluso (sec. V); vedi THEODORETUS, Historia ecclesiastica, XXI; PG 82, 1431 ss.



13 [7.] se ci crediamo) se crediamo NS.



14 [10.] BARTOLI D., Della vita del P.V. Carafa, l. II, c. 13; Roma 1652, 356: «Se mettessimo a confronto questo momento di vita, che passiamo qua giù, con l'interminabile spazio de' secoli eterni, rimarremmo come estatici e fuor di noi, né vi sarebbe chi volesse punto curarsi delle cose presenti, che passano in un baleno, molto meno consumare intorno ad esse tutta la vita. Con ciò tutta la terra sarebbe un deserto».



15 [22.] Mio Dio) Dio mio NM.



16 [23.] che) perché, ND VR NS.



17 [28.] LOHNER T., Bibl. man., tit. LXXII; II, Venetiis 1708, 225. Vedi pure P. GIOVANNI AVILA, Trattato spirituale sopra il verso «Audi filia», c. 48; Roma 1610, 147.



18 [17.] S. TERESA, Avisos, 68; Obras, VI, Burgos 1919, 53.



19 [23.] accettatemi) non mi rifiutate ND VR NS.



20 [1.] Luc., 12, 40.



21 [3.] Ps. BERNARDUS, Medit. piissimae, c. 3, n. 10; PL 184, 491 (cfr. Glorieux, 71).



22 [10.] ciò che) ciocché ND VR NS.



23 [11.] S. LAUR. IUSTIN., De vita solitaria, c. 10; Opera, Venetiis 1721, 406.



24 [13.] Apoc., 10, 6.



25 [15.] Rituale Romanum, tit. V, c. 7: Ordo commendationis animae.



26 [16.] S. GREGORIUS M., Dialogorum l. IV, c. 38; PL 77, 393.



27 [22.] S. BERNARDINUS SEN., Quadrages. nuncupatum Seraphim, sermo 18; Opera, III, Venetiis 1745, 200. (Cfr. Pacetti D., op. cit., 127, ss.).



28 [25.] Ps. BERNARDUS, Declamationes ex S. Bernardi sermonibus collectae, c. 44, n. 54; PL 184, 465. (Cfr. Glorieux, 71).



29 [27.] Cfr. S. LEONARDO DA PORTO MAUR., Manuale sacro, p. II, parag. 8; Roma 1752, ed. VII, 149.



30 [5.] un misero peccatore) una misera peccatrice ND VR NS.



31 [6.] tutto vostro) tutta vostra ND VR.



32 [12.] MUGNOS L., Vita dell'apostolico predicatore il P. M. G. d'Avila, l. III, c. 23, Milano 1667, 400-401.



33 [15.] aspettiamo? forse) aspettiamo forse ND VR NS.



34 [27.] BAGATTA G. B., Vita del B. Andrea Avellino, Napoli 1696, 189.



35 [30.] d'andare) da andare NS.



36 [33.] morte:) morte? NM.






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