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S. Alfonso Maria de Liguori
Nove discorsi...flagelli

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DISCORSO IX.

Maria santissima è la paciera dei peccatori con Dio.

Ego murus; et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens. (Cant. 8. 10.)

 

La grazia divina è un tesoro infinito, mentre ella ci rende amici di Dio: Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei2. Quindi è che siccome non possiamo avere un bene che sia maggiore della grazia di Dio, così non può avvenirci maggior male, che cadere in disgrazia di Dio col peccato, il quale ci fa diventare nemici di Dio: Odio sunt Deo impius et impietas eius3. Ma se mai, cristiano mio, col peccato hai perduta la divina amicizia, non ti disperare, e consolati, perché Dio ti ha donato il suo medesimo Figlio, che può ottenerti, se vuoi, il perdono e questa grazia perduta: Ipse est propitiatio pro peccatis nostris4. Che timore hai, dice s. Bernardo, se ricorri a questo gran mediatore? Egli può tutto appresso il suo eterno Padre: Iesum tibi dedit mediatorem; quid apud Patrem talis Filius non obtineat5? Egli ha soddisfatto per voi, o peccatori, la divina giustizia, siegue a dire il s. abate, ed ha affissi alla croce i vostri peccati, togliendoli dalle anime vostre: Quid timetis modicae fidei? Peccata? affixit crucis suis manibus. Ma se con tutto ciò, soggiunge, temete di ricorrere a Gesù Cristo, perché vi spaventa la sua divina maestà, Iddio vi ha data un'altra avvocata appresso il Figlio, e questa è Maria: Sed forsitan et in ipso maiestatem vereare divinam, advocatum habere vis apud ipsum? Recurre ad Mariam.

 

Sicché Maria è stata data al mondo per paciera tra i peccatori e Dio. Ecco come la fa parlare lo Spirito santo ne' sacri cantici: Ego murus; et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens6. Io sono, dice la nostra Madre, il rifugio di coloro che a me si raccomandano; le mie mammelle, cioè la mia misericordia è come una torre di difesa ad ognuno che a me ricorre; e chi si ritrova nemico del mio Signore intenda che io sono stata posta nel mondo per esser la mediatrice di pace tra' peccatori e Dio. Ipsa reperit pacem inimicis, vitam perditis, salutem desperatis, dice Ugon cardinale. E perciò fu Maria chiamata bella come i padiglioni di

 


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Salomone; Formosa sicut pelles Salomonis1. Ne' padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma ne' padiglioni di Salomone non si trattava che di pace. Con ciò intendiamo che Maria non tratta in cielo altri negozj che di pace e di perdono per noi poveri peccatori. Quindi s. Andrea d'Avellino la nominava la Faccendiera del paradiso. Ma quali sono queste faccende di Maria? Ella non ha altre faccende che di pregare sempre per noi. Stat Maria, scrisse il ven. Beda, in cospectu Filii sui non cessans pro peccatoribus exorare2. Il b. Amedeo: Adstat beatissima Virgo vultui conditoris prece potentissima, semper interpellans pro nobis. Sicché non lascia Maria d'intercedere continuamente per noi appresso Dio colle sue preghiere che son potentissime ad ottenerci tutte le grazie, se noi non le ricusiamo. E come, si trova forse chi ricusa le grazie che vuol ottenergli questa divina Madre? Sì che si trova: quelli i quali non vogliono lasciar il peccato, quell'amicizia, quell'occasione, non vogliono restituire la roba d'altri, questi ricusano le grazie di Maria; perché Maria vuol ottenere loro la grazia di restituire, di lasciar l'amicizia, l'occasione, e quelli ciò non vogliono farlo: e così questi tali non le vogliono, ma positivamente rifiutano le grazie della Madonna. Del resto ella dal cielo donde ben vede le nostre miserie ed i pericoli in cui ci troviamo, oh quanto ci compatisce, e con affetto di madre continuamente cerca di aiutarci: Videt enim nostra discrimina, siegue a dire il b. Amedeo, nostrique clemens Domina materno affectu miseretur.

 

Un giorno s. Brigida udì Gesù Cristo che parlava con Maria, e le dicea: Pete, Mater, quid vis a me: Madre mia, chiedetemi quel che volete. E Maria gli rispose: Misericordiam peto pro miseris3. Come dicesse: Figlio, giacché voi mi avete fatta madre di misericordia e avvocata dei miseri, che altro voglio chiedervi, se non che di usare pietà a' miserabili? In somma, dice s. Agostino che nel cielo fra tutti i santi non abbiamo chi più desideri e preghi per la nostra salute quanto Maria: Unam ac te solam pro nobis in coelo fatemur esse sollicitam4.

 

Si lamentava a' suoi tempi Isaia, dicendo: Ecce tu iratus es, et peccavimus... non est qui consurgat et teneat te5. Signore, diceva il profeta, voi giustamente siete con noi sdegnato per i nostri peccati; e non vi è per noi chi possa placarvi e trattenervi dal castigarci. Dice s. Bonaventura che allora con ragione ciò diceva il profeta, perché allora non vi era Maria: Ante Mariam non fuit qui sic Deum detinere auderet6. Ma al presente se Gesù Cristo vuol castigare un peccatore, e questi si raccomanda a Maria, ella pregando per lui ben trattiene il Figlio, e lo salva dal castigo: Detinet Filium ne percutiat. Niuno è più atto che Maria, siegue a dire il santo, a mettere anche le mani sulla spada della divina giustizia, per liberare alcun misero: Nemo tam idoneus qui gladio Domini manus obiiciat. Giustamente dunque s. Andrea chiamava Maria pace di Dio cogli uomini: Salve, divina cum hominibus reconciliatio7. E s.

 


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Giustino la chiamava sequestram, dicendo, Verbum usum est Virgine sequestra. Sequester significa arbitro, in mano del quale le parti che litigano si rimettono, acciocché esso le accomodi. Onde vuol dire s. Giustino che Gesù Cristo rimette in mano di sua Madre le ragioni che ha come giudice contro qualche peccatore, affinché ella negozii la pace: all'incontro il peccatore anche si mette in mano sua; e così Maria da una parte procura che il peccatore si ravveda e si penta, dall'altra gli ottiene il perdono dal Figlio, e così conclude la pace. E questo è quell'officio di pietà che ella sta sempre esercitando.

 

Allorché Noè vide cessato il diluvio, mandò la colomba fuori dell'arca; ritornò poi la colomba portando nel rostro un picciol ramo di uliva, con ciò diede segno della pace che Iddio concedeva al mondo. Questa colomba fu figura di Maria: Tu es illa, dice s. Bonaventura, fidelissima columba Noe, quae inter Deum et mundum diluvio spirituali submersum mediatrix fidelissima extitisti. Voi, o Maria, siete la colomba tutta fedele a chi v'invoca, che intercedendo appresso Dio per noi, ci avete ottenuta la pace e la salute. Per te pax coelestis donata est, le diceva s. Epifanio. Fu una dimanda l'autor del Pomerio, perché mai nell'antica legge il Signore erarigoroso nel castigare con diluvj d'acque, pioggie di fuoco, serpi velenose e simili castighi; ed ora usa tante misericordie a noi che abbiamo maggiori peccati? Quare parcit nunc mundo ipse Deus, qui olim multo his minora peccata gravius punivit? E risponde: Totum hoc facit propter beatam Virginem1. Tutto lo fa per amore di Maria che intercede per noi. Oh da quanto tempo, dice s. Fulgenzio, sarebbe subbissata la terra, se Maria non si fosse interposta colle sue preghiere! Coelum et terra iamdudum ruissent, si Maria suis precibus non sustentasset. Perciò la chiesa vuole che chiamiamo questa divina Madre la nostra speranza, Spes nostra, salve. Non potea sopportare l'empio Lutero, che la chiesa c'insegnasse a chiamar Maria la nostra speranza. Dicea che la nostra speranza dev'essere solamente Iddio, non già la creatura; e che all'incontro Dio maledice chi nella creatura mette la sua confidenza: Maledictus homo qui confidit in homine2. Ciò è vero, ma s'intende quando taluno mette la speranza nella creatura in cose di offesa di Dio, oppure indipendentemente da Dio; ma noi speriamo in Maria come mediatrice appresso il Signore. Siccome Gesù è nostro mediatore di giustizia appresso l'eterno Padre, mentre colla sua passione ottiene per giustizia il perdono a' peccatori pentiti; così Maria è mediatrice di grazia appresso il Figlio, ed è una tal mediatrice che colle sue preghiere ottiene quanto vuole dal Figlio; anzi il Figlio vuole che tutte le grazie passino per mano di sua Madre: Totius boni plenitudinem, dice s. Bernardo, posuit in Maria, ut si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare3. Il Signore ha posto in mano di Maria il tesoro di tutte le misericordie che vuole usarci, perché vuole che da lei noi riconosciamo ogni bene che egli ci fa, che perciò il santo la chiamava poi la sua massima fiducia e tutta la

 


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ragione della sua speranza: Haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae. E quindi esortava tutti a cercar le grazie sempre per mezzo di Maria: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus. E perciò anche la s. chiesa a dispetto di Lutero ci fa chiamar Maria la nostra speranza: Spes nostra, salve.

 

Perciò ancora i santi chiamano Maria scala, luna e città di rifugio. Ella si chiama scala de' peccatori: Haec scala peccatorum, s. Bernardo. Il peccato è quello che ci divide da Dio: Peccata vestra diviserunt inter vos, et Deum vestrum1. Un'anima in grazia sta unita con Dio, e Dio coll'anima: Qui manet in caritate, in Deo manet et Deus in eo2. Ma allorché l'anima volta le spalle a Dio peccando mortalmente, ella si separa da Dio e cade in un abisso di miserie, restando tanto da Dio lontana, quanto ne è lontano il peccato. Or dove si troverà una scala per cui quest'anima infelice possa salire per unirsi di nuovo con Dio? Questa scala è Maria, a cui ricorrendo il peccatore, per quanto misero egli sia e puzzolente di peccati, Maria non isdegna di stendere la mano, e cacciarlo dal fosso della sua perdizione: Tu peccatorem, dice s. Bernardo, quantumcumque foetidum non horres; si ad te suspiraverit, tu illum a desperationis barathro pia manu retrahis3. Perciò similmente si chiama luna: Pulchra ut luna4. Poiché, secondo dice s. Bonaventura, siccome la luna sta tra il sole e la terra, così Maria continuamente si frappone tra Dio e i peccatori per loro ottenere la divina grazia: Sicut luna est media inter solem et terram, sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam nobis refundit5. Perciò anche si chiama città di rifugio, come le fa dire s. Giovanni Damasceno: Ego civitas omnium ad me confugientium. Nell'antica legge vi erano cinque città di rifugio, in cui chi andava a ricoverarsi dopo qualche delitto commesso, era sicuro di non esser punito dalla giustizia. Al presente non vi sono queste tante città di rifugio, ma ve ne è una sola, e questa è Maria, dove chi si rifugia sarà assai meglio sicuro di non esser castigato dalla divina giustizia. In quelle città non tutti i delinquenti erano sicuri, né per tutti i delitti che avessero commessi; ma Maria è una città di rifugio che accetta e salva ogni sorta di rei. Nullus est ita abiectus a Deo, ella disse a s. Brigida, Qui si me invocaverit, non revertatur ad Deum, et habiturus sit misericordiam6.

 

Maria non isdegna, ma si pregia di aiutare i peccatori; così ella disse alla venerabile suor Maria Villani: io dopo la dignità d'essere Madre di Dio mi vanto d'essere l'avvocata dei peccatori. A tal fine disse l'Idiota, prendendolo da s. Gio. Grisostomo, che Maria è stata fatta madre di Dio, acciocché quelli che per i loro peccati secondo la divina giustizia non potrebbero salvarsi, ella colla sua misericordia, intercedendo colle sue preghiere, ottenga loro la salute: Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quos iustitia Filii salvare non potest, tu per tuam salvares pietatem. Questo fu l'officio principale che Dio le diede in crearla e porla nel mondo: Pasce haedos tuos7. Pasci,

 


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le disse, i tuoi capretti: per capretti son figurati i peccatori. Or questi capretti son dati in cura a Maria, affinché quelli che nel giorno del giudizio meritassero di stare alla sinistra, colle sue preghiere siano collocati alla destra. Pasce haedos tuos, commenta Guglielmo di Parigi, quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a dextris. Ma qui bisogna avvertire ciò che notò Guglielmo anglico. Dio raccomanda a Maria i capretti suoi: Pasce haedos tuos. Quali sono i capretti di Maria? Non sono già, dice questo autore, quei peccatori che non le fanno alcuna divozione né la pregano ad ottenere loro l'emenda: dice Guglielmo che questi si perderanno: Qui nec b. Virginem obsequio prosequuntur, nec preces fundunt, ut aliquando resipiscant, haedi non sunt Mariae, sed ad sinistram sistendi. Santa Brigida intese un giorno che Gesù Cristo disse alla Madre: Conanti surgere ad Deum tribuis auxilium. Maria aiuta chi si sforza per uscire dalla sua mala vita e tornare a Dio; almeno ne prega la divina Madre ad ottenergli questa forza; altrimenti se non ha questa volontà di lasciar il peccato, neppure la Madonna potrà aiutarlo. Quei peccatori, dunque, solamente aiuta Maria che la onorano con qualche ossequio speciale, e che se mai ancora si trovano in disgrazia di Dio, a lei ricorrono acciocché loro ottenga il perdono e liberi da quello stato infelice in cui si trovano. Se farà così, sarà sicuro, mentre Maria, come si è detto di sopra, a questo fine è stata posta al mondo, per prendere i peccatori e tirarli a Dio. Così rivelò il Signore a s. Caterina da Siena: Haec est a me electa tanquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum peccatores1. E Maria stessa dice a s. Brigida, che siccome la calamita si tira il ferro, così ella tira a sé ed a Dio i cuori duri: Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda2. Ma sempre s'intende, purché questi cuori duri desiderino di uscire dal loro stato infelice. Ah che se tutti almeno con questo desiderio ricorressero a Maria, tutti ella li salverebbe! E che timore deve avere di perdersi, dice Adamo abate, quel peccatore che si raccomanda a Maria e a cui Maria si offerisce per avvocata e Madre? Timere ne debet ut pereat, cui Maria se matrem exhibet et advocatam? E che forse, siegue a dire il nominato abate, voi madre di misericordia non pregherete il Redentore per un'anima che egli ha comprata con il suo sangue? Tu misericordiae mater non rogabis pro redempto redemptorem? Ah sì che bello farete, sapendo che quel Dio che ha posto per mediatore il suo Figlio tra sé e l'uomo ha fatta voi mediatrice tra il giudice e il reo! Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et hominem posuit mediatorem, te quoque inter reum et iudicem posuit mediatricem.

 

Dunque, peccatore mio, age gratias, ti dice s. Bernardo, age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit3. Ringrazia il tuo Dio, che per misericordia, non solo ti ha dato per avvocato il suo medesimo Figlio, ma per darti più animo e confidenza ha voluto darti anche per mediatrice di pace Maria. Che perciò s.

 


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Agostino la chiama l'unica speranza dei peccatori: Spes unica peccatorum. E s. Bonaventura dice: Si propter nequitias Dominum videris indignatum, ad spem peccatorum confugias. Se temi, dice il santo, che Dio adirato ti discacci, ricorri alla speranza dei peccatori che è Maria. Ella non può discacciarti, perché sei troppo miserabile, poiché questo è il suo officio di aiutare i miserabili: Sibi pro miseris satisfacere ex officio commissum est. E lo stesso dice Guglielmo parigino: Officium tuum est, te mediam interponere inter Deum et homines1.Onde quando ricorriamo a Maria ognuno le dica con s. Tommaso da Villanova: Eia ergo, advocata nostra, officium tuum imple. Via su, o Madre di Dio, giacché voi siete l'avvocata de' miseri, adempite il vostro officio, aiutate me che sono così miserabile; se voi non mi aiutate io sono perduto. E seguiamo a dirle con s. Agostino: Memorare, piissima Maria, non esse auditum a saeculo, quemque ad tua praesidia confugientem esse derelictum. Ricordatevi, o pietosissima regina, che non si è inteso mai da che voi siete stata al mondo, che alcuno raccomandandosi alla vostra intercessione, sia restato abbandonato; non voglio esser io il primo così infelice che ricorrendo a voi resti da voi abbandonato (Atto di dolore).

 




2 Sap. 7. 14.

 



3 Sap. 14. 9.

 



4 1. Ioan. 2. 2.

 



5 Serm. de Aquaed.

 



6 Cant. 8. 10.

1 Cant. 1. 4.

 



2 In c. 1. Lucae.

 



3 Rev. l. 1. c. 46.

 



4 Ap. s. Bon. in spec. lect. 6.

 



5 Isa. 64. 5. 7.

 



6 In spec. c. 12.

 



7 Orat. 2. de assumpt.

1 Appres. il p. Pepe, Grandezze ec.

 



2 Ier. 17. 5.

 



3 Serm. de Aquaed.

1 Isa. 59. 2.

 



2 1. Ioan. 4. 16.

 



3 Orat. paneg. ad B. V.

 



4 Cant. 6. 9.

 



5 Serm. 14. de Nat. Dom.

 



6 Rev. l. 1. c. 6.

 



7 Cant. 1. 7.

1 Ap. Blos. Mon. Spir.

 



2 Rev. l. 3. c. 32.

 



3 Serm. in Sign. mag.

1 Cap. 18. de Reth. lib.




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