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S. Alfonso Maria de Liguori
Novena del Santo Natale

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DISCORSO XI - Del nome di Gesù.

Vocatum est nomen eius Iesus. (Luc. II, 21).

Questo gran nome di Gesù non fu ritrovato già dagli uomini, ma da Dio medesimo. Nomen Iesus, dice S. Bernardo, primo fuit a Patre praenominatum.1 Egli fu un nome nuovo: Nomen novum, quod os Domini nominabit (Is. LXII, [2]). Nome nuovo, che solo Dio poteva darlo a chi destinava per Salvatore del mondo. Nome nuovo ed eterno; perché siccome ab eterno fu fatto il decreto della Redenzione, così ab eterno fu dato anche il nome al Redentore. Nulladimeno in questa terra tal nome fu imposto a Gesù Cristo nel giorno della sua circoncisione: Et postquam consummati sunt dies octo, ut circumcideretur puer, vocatum est nomen eius Iesus.2 Volle allora l'Eterno Padre rimunerare l'umiltà del suo Figlio, con dargli un nome di tanto onore. Sì, mentre Gesù si umilia, soggettandosi


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colla circoncisione a soffrire la marca di peccatore, con ragione il Padre l'onora con dargli un nome che supera la dignità e l'altezza d'ogni altro nome. Dedit illi nomen quod est super omne nomen (Philip. II, 9).3 E comanda che questo nome sia adorato dagli angeli, dagli uomini e da' demoni: Ut in nomine Iesu omne genuflectatur caelestium, terrestrium, et infernorum (Ibid., [10]). Se dunque tutte le creature adorano questo gran nome, tanto più dobbiamo adorarlo noi peccatori, mentre a nostro riguardo gli è imposto questo nome di Gesù, che significa Salvatore; ed a questo fine ancora, per salvare i peccatori, egli e sceso dal cielo: Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de caelis, et homo factus est. Dobbiamo adorarlo, e nello stesso tempo ringraziare Iddio che gli ha dato questo nome per nostro bene; poiché questo nome ci consola, ci difende, e c'infiamma. Tre punti del nostro discorso. Vediamolo: ma prima cerchiamo luce a Gesù e a Maria.

Per prima, il nome di Gesù ci consola; mentre invocando Gesù noi possiamo trovare il sollievo in tutte le nostre afflizioni. Ricorrendo a Gesù, egli vuol consolarci, perché ci ama; e può consolarci, poiché esso non solamente è uomo, ma ancora è Dio onnipotente; altrimenti non potrebbe avere propriamente questo gran nome di Salvatore. Il nome di Gesù importa l'esser nome d'una potenza infinita, e insieme d'una sapienza e di un amore infinito; imperocché, se in Gesù Cristo non concorrevano tutte queste perfezioni, egli non avrebbe potuto salvarci. Neque enim, dice S. Bernardo, posse te aut vocari Salvatorem, si quidpiam horum defuisset (Serm. 2, de Circumcis.).4 Onde dice il santo, parlando della circoncisione: Circumciditur tamquam filius Abrahae, Iesus vocatur tamquam Filius Dei (Serm. 1, de Circumc.).5 Egli è ferito come uomo col segno di peccatore, mentre si ha addossato il peso di soddisfare per li peccatori, e già sin da bambino vuol cominciare a soddisfare


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i loro delitti, con patire e sparger sangue; ma si chiama poi Gesù, si chiama Salvatore, come Figlio di Dio, perché solamente a Dio compete il salvare.

Il nome di Gesù è chiamato dallo Spirito Santo olio diffuso: Oleum effusum nomen tuum (Cant. I, 2). E con ragione, dice S. Bernardo, perché siccome l'olio serve per luce, per cibo e per medicina, così primieramente il nome di Gesù egli è luce: Lucet praedicatum.6 E d'onde mai, dice il santo, così subito risplendé nella terra la luce della fede, sicché tra poco tempo tanti gentili conobbero il vero Dio, e si fecero suoi seguaci, se non col sentir predicare il nome di Gesù? Unde putas in toto orbe tanta, et tam subita fidei lux, nisi praedicato nomine Iesu? (Serm. 15).7 In questo nome noi fortunati siamo stati fatti figli della vera luce, cioè figli della S. Chiesa; poiché abbiamo avuta la sorte di nascere in grembo alla Chiesa Romana, in regni cristiani e cattolici: grazia e sorte non concessa alla maggior parte degli uomini, che nascono tra gl'idolatri, maomettani o eretici.- Inoltre il nome di Gesù è cibo che pasce l'anime nostre. Pascit recogitatum.8 Questo nome da forza a' fedeli di trovar pace e consolazione anche in mezzo alle miserie ed alle persecuzioni in questa terra. I santi apostoli maltrattati e vilipesi giubilavano, essendo confortati dal nome di Gesù. Ibant gaudentes a conspectu concilii, quoniam digni habiti sunt pro nomine Iesu contumeliam pati (Act. V, 41).- È luce, è cibo ed è ancora medicina a chi l'invoca. Invocatum lenit et ungit.9 Dice il santo Abbate: Ad exortum nominis lumen, nubilum diffugit, redit serenum.10 Se l'anima sta afflitta e turbata, fate che nomini Gesù, che subito da lei fuggirà la tempesta e tornerà la pace. Labitur quis in crimen?


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currit ad laqueum mortis desperando? non ne, si invocet nomen vitae, confestim respirabit ad vitam?11 Se mai alcun miserabile è caduto in peccato, e sente diffidenza del perdono, invochi questo nome di vita, che subito sentirà rincorarsi a sperare il perdono: nominando Gesù, che dal Padre a tal fine è stato destinato per nostro Salvatore, per ottenere a' peccatori il perdono. Dice Eutimio che se Giuda quando fu tentato a disperarsi, avesse invocato il nome di Gesù, non si sarebbe disperato: Si illud nomen invocasset, non periisset (Eutim., in c. 27 Matth.). Onde poi soggiunge che non mai giungerà all'ultima ruina di disperarsi qualunque peccatore, perduto che sia, il quale invocherà questo santo nome, ch'è nome di speranza e di salute: Longe est desperatio, ubi est huius nominis invocatio.12

Ma i peccatori lasciano d'invocare questo nome di salute, perché non vogliono guarire dalle loro infermità. Gesù Cristo è pronto a sanare tutte le nostre piaghe; ma se taluno ama le sue piaghe e non vuol essere sanato, come può guarirlo Gesù Cristo? La Ven. Suor Maria Crocifissa Siciliana vide una volta il Salvatore che stava come dentro uno spedale, e che andava in giro colle medicine in mano per guarire quegl'infermi che ivi stavano; ma quei disgraziati in vece di ringraziarlo e di chiamarlo, lo discacciavano da loro.13 Così fanno molti peccatori


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dopo che si sono volontariamente avvelenati col peccato, ricusano la salute, cioè la grazia che Gesù Cristo loro offerisce, e così restano miseramente perduti nelle loro infermità. Ma all'incontro che timore può avere quel peccatore che ricorre a Gesù, poiché Gesù medesimo si offerisce ad ottenerci dal suo Padre il perdono, avendo egli già colla sua morte pagata la pena a noi dovuta? Qui offensus fuerat, dice S. Lorenzo Giustiniani, ipse se intercessorem destinavit; quod illi debebatur exsolvit (Serm. in Nat.)14 Onde poi, soggiunge il santo: Si configeris aegritudine, si doloribus fatigaris, si concuteris formidine, Iesu nomen edito.15 Povero infermo, se ti ritrovi aggravato da infermita, o da' dolori e da' timori, chiama Gesù, ed egli ti consolerà. Basterà che in suo nome preghiamo l'Eterno Padre, e ci sarà dato quanto chiederemo. È promessa questa di Gesù medesimo, replicata più volte, non può fallire: Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis (Io. XVI, [23]). Quodcumque petieritis Patrem in nomine meo, hoc faciam (Io. XV, 16).16

In secondo luogo abbiam detto che il nome di Gesù ci difende. Sì, egli ci difende da tutte l'insidie ed assalti de' nemici. Il Messia appunto perciò fu chiamato il Dio forte, Deus fortis;17 e dal Savio fu chiamato il suo nome una fortissima torre, Turris fortissima nomen tuum (Prov. XVIII, 10);18 acciocché noi intendiamo che non avrà timore di tutti gl'insulti dell'inferno, chi si avvale dello scudo di questo potentissimo nome. Christus, scrive S. Paolo (Philip. II, [8]), humiliavit semet ipsum, factus obediens usque ad mortem; mortem


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autem crucis. Gesù Cristo in sua vita si umiliò ubbidendo al Padre sino a morir crocifisso; viene a dire, dice S. Anselmo, si umiliò tanto che più non poté umiliarsi; e perciò il suo divin Padre, per lo merito di questa umiltà e ubbidienza del Figlio, lo sublimò tanto che non poté più sublimarlo: Ipse se tantum humiliavit, ut ultra non posset; propter quod Deus tantum exaltavit ut ultra non posset.19 Quindi il Padre gli ha dato un nome superiore ad ogni nome: Propterea dedit illi nomen super omne nomen, ut omne genuflectatur caelestium, terrestrium et infernorum.20 Gli ha dato un nomegrande e sì potente, ch'è venerato dal cielo, dalla terra e dall'inferno. Nome potente in cielo, perch'egli può ottenerci tutte le grazie: potente in terra, perché può salvare tutti coloro che divotamente l'invocano; potente nell'inferno, perché tal nome atterrisce tutti i demoni. Tremano quegli angeli ribelli al suono di questo nome sacrosanto, poiché si ricordano che Gesù Cristo è stato quel forte che ha distrutto il dominio e le forze ch'essi prima aveano sopra degli uomini. Tremano, dice S. Pier Grisologo, perché in questo nome debbono adorare tutta la maestà d'un Dio: In hoc nomine deitatis adoratur tota maiestas (Serm. 114).21 Disse il medesimo nostro Salvatore, che in questo suo potente nome avrebbero i suoi discepoli discacciati i demoni: In nomine meo daemonia eiicient (Marc. XVI, 17). Ed in fatti la S. Chiesa negli esorcismi, di questo nome sempre si avvale, per discacciare gli spiriti infernali dagli ossessi. Ed i sacerdoti che assistono a' moribondi, del nome di Gesù si avvalgono per liberare i loro infermi dagli assalti più terribili che l'inferno in quel punto estremo della morte.

Leggasi la Vita di S. Bernardino da Siena, e veggansi quanti peccatori convertì questo santo, quanti abusi distrusse, e quante città santificò coll'insinuar predicando a' popoli l'invocare il nome di Gesù.22 Disse S. Pietro che non vi è altro nome a noi dato, in cui bisogna trovar la salute, che questo


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nome sacrosanto di Gesù: Nec enim aliud nomen est sub caelo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri (Act. IV,12). Gesù è quello che non solamente ci ha salvati una volta, ma continuamente ci salva per li suoi meriti dal pericolo del peccato, ogni volta che con confidenza l'invocheremo: Quodcumque petieritis Patrem in nomine meo, hoc faciam (Io. XIV, 13). Onde S. Paolo ci anima, dicendo che chiunque l'invoca, certamente sarà salvo: Quicumque invocaverit nomen Domini, salvus erit (Rom. X, [13]). Nelle tentazioni dunque, replico con S. Lorenzo Giustiniani: Si tentaris a diabolo, si ab hominibus opprimeris, Iesu nomen edito.23 Se i demoni o gli uomini t'infestano e ti spingono al peccato, chiama Gesù, e sarai salvo; e se le tentazioni sieguono a perseguitarti, siegui tu ad invocare Gesù, che non mai cadrai. Quei che praticano questa gran divozione, si prova coll'esperienza che si mantengono saldi e sempre vincono. Aggiungiamoci ancora sempre il nome di Maria, il quale anche spaventa l'inferno, e saremo sempre sicuri. Haec brevis oratio, dice Tommaso da Kempis, Iesus et Maria, facilis ad tenendum, fortis ad protegendum:24 Questa orazione così breve e così facile a tenerla in memoria, ella è potente a liberarci da ogn'insulto de' nemici.

In terzo luogo il nome di Gesù non solo consola e difende da ogni male, ma ancora infiamma di santo amore tutti coloro che con divozione lo nominano. Il nome di Gesù, cioè di Salvatore, è nome che in sé esprime amore, mentre ci ricorda quanto ha fatto, quanto ha patito Gesù Cristo per salvarci: Nomen Iesus signum est repraesentans tibi omnia quaecumque Deus fecit propter salutem humanae naturae, dice S. Bernardo (Serm. 48).25 Onde con tenerezza un autor divoto gli diceva: O Gesù mio, troppo ti è costato l'essere Gesù, cioè


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mio Salvatore: O Iesu, quanti tibi constitit esse Iesum, Salvatorem meum!26

Scrive S. Matteo, parlando della crocifissione di Gesù Cristo: Et imposuerunt super caput eius causam ipsius scriptam: Hic est Iesus Rex Iudaeorum (XXVII, 37). Dispose dunque l'Eterno Padre che sulla croce dove morì il nostro Redentore, si leggesse scritto Questo è Gesù, il Salvatore del mondo. Così scrisse Pilato, non già perché l'avesse giudicato reo, a cagion di aversi Gesù Cristo assunto il nome di re, siccome l'accusavano i Giudei; poiché Pilato non conto di quest'accusa, e nello stesso tempo che lo condannò ben lo dichiarò innocente, protestandosi di non aver parte nella di lui morte: Innocens sum a sanguine iusti huius.27 Ma perché gli diede il titolo di re? Lo scrisse per volontà di Dio, il quale volle con ciò dire a noi: Uomini, sapete perché muore questo mio Figlio innocente? muore, perch'è vostro Salvatore; muore questo pastore divino su questo legno infame, per salvare voi sue pecorelle. Perciò fu detto ne' sagri Cantici: Oleum effusum nomen eius.28 Spiega S. Bernardo: Nempe effusio divinitatis.29 Nella Redenzione Dio stesso per l'amore che ci portava, tutto a noi si diede e si comunicò: Dilexit nos et tradidit semet ipsum pro nobis (Ephes. V, 2). E per potersi a noi comunicare, egli si assunse il peso di pagare le pene a noi dovute: Languores nostros ipse tulit et dolores nostros ipse portavit (Is. LIII).30 Con quel titolo, dice S. Cirillo Alessandrino (Lib. XII, in Io.), volle scancellare il decreto prima già fatto di condanna contro noi poveri peccatori: Hoc titulo adversus genus nostrum chirographum in cruce confixo delevit;31 secondo quel che già scrisse l'Apostolo: Delens quod adversus nos erat chirographum decreti (Coloss. II, 14). Egli, l'amante nostro Redentore, volle liberarci


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dalla maledizione da noi meritata, facendosi esso l'oggetto delle maledizioni divine con caricarsi di tutti i nostri peccati: Christus redemit nos de maledicto, factus pro nobis maledictum (Galat. III, 13).32

Ond'è che un'anima fedele, nominando Gesù e ricordandosi col nominarlo di quel che ha fatto Gesù Cristo per salvarla, non è possibile che non si accenda ad amare chi tanto l'ha amata. Cum nomino Iesum, diceva S. Bernardo, hominem mihi propono mitem, humilem, benignum, misericordem, omni sanctitate conspicuum, eumdemque Deum omnipotentem qui me sanet et roboret.33 Nominando Gesù, dobbiamo immaginarci di vedere un uomo tutto mansueto, affabile, pietoso e pieno d'ogni virtù; e poi dobbiam pensare che egli è il nostro Dio, che per guarire le nostre piaghe ha voluto esser disprezzato ed impiagato, sino a morire di puro dolore su d'una croce. Siati dunque caro, o cristiano, ti esorta S. Anselmo, il bel nome di Gesù; egli sia sempre nel tuo cuore, ed egli sia l'unico tuo cibo, l'unica consolazione: Sit tibi Iesus semper in corde; hic sit cibus, dulcedo et consolatio tua.34 Ah che solamente chi lo prova, dicea S. Bernardo, può intendere quale dolcezza sia, qual paradiso anche in questa valle di lagrime l'amare con tenerezza Gesù: Expertus potest credere quid sit Iesum diligere.35 Ben lo seppero per esperienza una santa Rosa di Lima, che in ricevere la comunione mandava dalla bocca tal fiamma d'amor divino, che bruciava la mano di chi le dava a bere dell'acqua, come si suole, dopo la comunione.36 Una S. Maria


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Maddalena de' Pazzi, che con un Crocifisso alla mano andava tutta infiammata gridando: O Dio d'amore, o Dio d'amore! anzi pazzo d'amore (Vita, c. 11).37 Un S. Filippo Neri, a cui bisognò slargarsi le coste, per dar luogo al cuore che ardendo d'amor divino cercava più luogo da palpitare.38 Un S. Stanislao Kostka, a cui fu necessario talvolta bagnargli il petto con acqua fredda, per mitigare il grande ardore dal quale sentivasi consumare per Gesù.39 Un S. Francesco Saverio, che per la stessa bella cagione si slacciava il petto e diceva: Signore, basta, non più; dichiarandosi con ciò inabile a soffrire la gran fiamma che gli bruciava il cuore.40

Procuriamo dunque ancora noi, per quanto possiamo, di tenere sempre Gesù nel cuore con amarlo, e di tenerlo ancora nella bocca con sempre nominarlo. Dice S. Paolo che non può nominarsi Gesù- s'intende con divozione- se non per mezzo dello Spirito Santo: Nemo potest dicere, Dominus Iesus, nisi in Spiritu Sancto (I Cor. XII, 3). Sicché a tutti coloro che divotamente pronunziano il nome di Gesù, si comunica lo Spirito Santo. Ad alcuni il nome di Gesù è nome strano, e perché? perché non amano Gesù. I santi sempre hanno avuto in bocca questo nome di salute e d'amore. Nell'Epistole di S. Paolo non vi è pagina dove il santo non nomina più volte Gesù. S. Giovanni anche spesso lo nomina. Il B. Errico Susone un giorno per maggiormente accendersi nell'amore di questo santo nome, con un ferro tagliente si scolpì nel petto sul cuore a caratteri di ferite il nome di Gesù; e stando poi tutto bagnato di sangue: Signore, disse, io vorrei scrivervi più dentro nel mio proprio cuore, ma non posso; voi che potete il tutto, imprimete nel mio cuore il vostro caro nome, sì che non si possa più cancellare in esso né il vostro nome né il vostro amore.41 La B. Giovanna di Sciantal giunse ad imprimersi sul cuore il nome di Gesù con una piastra infocata.42 Non pretende tanto da noi Gesù


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Cristo; si contenta che lo tenghiamo nel nostro cuore coll'amore, e spesso con amore l'invochiamo. E siccome egli, quanto operò e quanto disse nella sua vita, tutto lo fece per nostro amore; così noi quanto facciamo, è giusto che lo facciamo in nome e per amore di Gesù Cristo, come ci esorta S. Paolo: Omnia quaecumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Iesu Christi facite (Coloss. 13).43 E se Gesù Cristo è morto per noi, dobbiam noi star pronti a morir volentieri per il nome di Gesù Cristo, come stava pronto a far lo stesso Apostolo dicendo: Ego autem non solum alligari, sed etiam mori paratus sum propter nomen Domini mei Iesu Christi.44

Concludiamo il sermone. Se dunque stiamo afflitti, invochiamo Gesù, ed egli ci consolerà. Se siam tentati, invochiamo Gesù, ed egli ci darà forza di resistere a tutti i nostri nemici. Se finalmente stiamo aridi e freddi nell'amor divino, invochiamo Gesù, ed egli c'infiammerà. Felici quell'anime che sempre avranno in bocca questo santo ed amabilissimo nome! Nome di pace, nome di speranza, nome di salute, nome d'amore. Ed oh beati noi, se poi in morte avremo la sorte di morire, e terminare la vita nominando Gesù! Ma se desideriamo di spirar l'ultimo fiato con questo dolce nome in bocca, bisogna che ci avvezziamo in vita a spesso nominarlo, nominandolo sempre con amore e confidenza. Uniamoci ancora sempre il bel nome di Maria, che ancora è nome dato dal cielo, e nome potente che fa tremare l'inferno; è nome ben anche dolce,


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mentre ci ricorda il nome di quella Regina, che siccome è Madre di Dio, è ancora madre nostra, madre di misericordia, madre d'amore.




1 “ Propter suam igitur excellentiam, hoc nomen primo fuit a Patre praenominatum.” S. BERNARDINUS SENENSIS, (e non già S. Bernardo ), Quadragesimale de Evangelio aeterno, Sermo 49, in Dominica Palmarum, De glorioso nomine D. N. Iesu Christi. Opera, Venetiis, 1745, II, 293.



2 Luc. II, 21.

3 Donavit illi... Phillipp. II, 9.



4 “Nec omnino aut vocari posset, aut esse Salvator si forte quippiam horum defuisset.” S. BERNARDUS, In Circumcisione Domini, Sermo 2, n. 5. ML 183-136. - Spiega ivi S. Bernardo come siano necessari al nostro Salvatore tutti i titoli a lui attribuiti da Isaia, IX, 6: Et vocabitur nomen eius, Admirabilis, Consiliarius, Deus, Fortis, Pater futuri saeculi, Princepes pacis.



5 “Circumciditur tamquam verus Abrahae filius; Iesus vocatur tamquam verus filius Dei.” S. BERNARDUS, In CIrcumcisione Domini, Sermo 1, n. 2. ML 183-133.

6 “Est procul dubio inter oleum et nomen Sponsi similitudo: nec otiose Spiritus Sanctus alterutrum comparavit. Ego autem dico in triplici quadam qualitate olei, quod lucet, pascit et ungit... Fovet ignem, nutrit carnem, lenit dolorem; lux, cibus, medicina. Vide idem nunc et de Sponsi nomine. Lucet praedicaturm, pascit recogitatum, invocatum lenit et ungit.” S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 15, n. 5. ML 183-846.



7 “Unde putas in toto orbe tanta et tam subita fidei lux, nisi de praedicato Iesu?” S. BERNARDUS, ibid., n. 6. - “Unde putas... nisi de praedicato nomina Iesu.” Officium SS. Nominis Iesu, lectio 4, Sermo S. Bernardi Abbatis.



8 Vedi la nota 6.



9 Vedi la nota 6.



10 “Tristatur aliquis vestrum? Veniat in cor Iesus, et inde saliat in os; et ecce ad exortum nominis lumen, nubilum omne diffugit, redit serenum.” S. BERNARDUS, ibid., n. 6.

11 Labitur quis in crimen currit insuper ad laqueum mortis desperando? Nonne si invocet nomen vitae, confestim respirabit ad vitam? “ S. BERNARDUS, ibid., n. 6.



12 EUTHYMIUS Zigabenus, In Matthaeum, cap. 27, n. 3, 5, MG 129-706: “Oportebat... ante proditionem poenitentia duci. Sed talis est diabolus: ante peccatum non permittit videre malum, ne sequatur respiscentia: postquam autem peccatum omnibus numeris est expletum, videre permittit, ut moerora officiat et in desperationem praecipitet... Peccatum quidem coram omnibus confiteri, ac proiicere argenteos, resipiscentiae fuerunt: laqueo vero se suspendere, desperationis. Agnovit siquidem et poenituit eum, ac confessus est: veniam autem ab eo qui hanc dare poterat, non requisivit... Cum ergo ad hunc clementissimum confugere oporteret, ille ad mortem potius confugit, ut a desperata tristique vita citius liberaretur.”



13 “Si faceva vedere il Signore qual provido e paziente infermiere, passeggiando dall'un capo a l'altro di quel mistico spedale, che attendea mutazione in alcuna di esse (anime languenti, che non voleano né riconoscere né lasciar curare le loro piaghe), acciocché ancor egli potesse adoperarsi nell'avanzo della cura, dimorando tuttavia ozioso in quella guisa, che nelle malattie già disperate resta sospesa la sollecitudine de' ristori e de' medicamenti. Volea nondimeno insinuare, con quel passeggio, che d'ora in ora stava pronto a partirsi, se l'ostinazione del male continuava a rendere infruttuosa la sua sofferenza.. Ma per impedirgli il partire, stavasi ferma alla porta la Beatissima Vergine, sollecita ancor essa che non fossero dell'intutto abbandonante quelle anime inferme...Però...accordava le sue querele col Figliuolo, dolendosi amendue, che sarebbe pronto il rimedio e vivissimo il desiderio d'adoperarlo, ogni volta che quell'anime meschine si disponessero attamente a volersene approfittare.” TURANO, Vita, lib. 4, cap. 3, pag. 280. Venezia, 1709.



14 “O mira Dei dignatio, o inaestimabilis dilectio pietatis! Qui, offensus fuerat, reconciliationis ipse se intercessorem destinavit, quod illi debebatur exsolvit, et quem pro peccatis placari oportuit, prior peccatores invitavit ad veniam.” S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, Sermo in festo Nativitatis Domini. Opera, Lugduni, 1628, pag. 344, col. 1.



15 “Quamobrem, si tentaris a diabolo, si ab omnibus hominibus opprimeris, si conficeris aegritudine, si doloribus fatigaris, si supra vires blasphemiae seu desperationis agitaris spiritu, si concuteris formidine, si dubietate pulsaris, Iesu nomen edicito, et repente lumen consequeris et gratiam.” S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, Sermo in sollemnitate Circumcisionis Domini. Opera, Lugduni, 1628, pag. 402, col. 1.



16 Io. XIV, 13.



17 Vocabitur nomen eius... Deus, Fortis.... Is. IX, 6.



18 Turris fortissima nomen Domini. Prov. XVIII, 10.



19 Testo non trovato.

20 Propter quod et Deus exaltavit illum, et donavit illi nomen quod est super omne nomen, ut in nomine Iesu omne genu flectatur caelestium, terrestrium et infernorum. Philipp. II, 9, 10.



21 “In hoc nomine deitatis tota adoratur maiestas: omnes qui commorantur in caelis, universi qui habitant terram, cuncti qui in profundo tenentur inferni, huic prosternuntur nomini, hoc adorant.” S. PETRUS CHRYSOLOGUS, Sermones, Sermo 144, ML 52-586.



22 Vita, ex Surio, cap. 25-31. Opera, I, Venetiis, 1745, pag. XXIII-XXV.



23 Vedi sopra, nota 15.



24 “Haec sancta oratio, Iesus et Maria, brevis est ad legendum, levis ad portandum, facilis ad tenendum, dulcis ad cogitandum, fortis ad protegendum, fidelis ad custodiendum, socialis ad ambulandum, delectabilis ad recreandum, amicabilis ad consolandum, potens ad adiuvandum, prudens ad perducendum recto itinere omnem pauperem peregrinum et saeculi contemptorem ad vitam aeternam.” THOMAS A KEMPIS, Vallis liliorum, cap. 13. Opera Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, II, pag. 84, col. 2. - Ed Pohle, IV, 74.



25 “Omnia quaecumque Deus pro salute humana ordinavit, in Iesu nomine comprehenduntur.” S. BERNARDINUS SENESIS, Quadragesimale de Evangelio aeterno, Sermo 49, in Dominica Palmarum, De glorioso nomine D. N. Iesu Christi. Opera, Venetiis, 1745, II, p. 293, col. 1.

26 PATRIGNANI, La Santa Infanzia del Figliuolo di Dio, tomo III, parte III, Venezia 1757, pag. 27.



27 Innocens ego sum a sanguine iusti huius. Matth. XXVII, 24.



28 Oleum effusum nomen tuum. Cant. I, 2.



29 “Quid mirum si Sponsi effusum est nomen, cum ipse quoque effusus sit!... Effusa est plenitudo divinitatis, habitans super terram corporaliter, ut de illa plenitudine omnes... caperemus, ac vitali odore repleti diceremus: Oleum effusum nomen tuum.” S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 15, n. 4. ML 183-846.



30 Vere languores... Is. LIII, 4.



31 “Verum hoc quod adversus non erat chirographum Servator delevit, affixo suae cruci titulo, quo liquido mortem in crucem suam significabat, quam pro damnatorum universorum vita pertulit.” S. CYRILLUS ALEXANDRINUS, Commentarium in Ioannem, lib. 12, in cap. 19, v. 19. MG 74-651.

32 Christus nos redemit de maledicto legis, factus pro nobis maledictum. Gal. III, 13.



33 “Siquidem, cum nomino Iesum, hominem mihi propono mitem et humilem corde, benignum, sobrium, castum, misericordem, et omni denique honestate ac sanctitate conspicuum, eumdemque ipsum Deum omnipotentem, qui suo me et exemplo sanet, et roboret adiutorio.” S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 15, n. 6. ML 183-847.



34 Non abbiamo trovato questo testo.



35 Rythmus Iesu dulcis memoria, inter Opera S. Bernardi, ML 184-1317. Ibid., col. 1307: “Nec quidquam certius habemus de Iubilo rythmico de nomine Iesu, iam pridem Bernardo adscripto: qui in quodam codice Vallis-Cernali Ordinis Cisterciensis inscribitur: “Meditatio cuiusdam sanctae Virginis de amore Christi.” - Officium SS. Nominis Iesu, in primis Vesperis.



36 Leonardus HANSEN, O. P. , Vita, Romae 1664, cap. 22, pag. 220: “P. Fr. Bernardus Marques, dum adhuc novitius sacrificantibus in sacello Rosarii subinde ministrabat, ac de more post sacerdotis ablutiones scyphym communicantibus circum ferebat, quotiescumque coram Rosa cum sypho substitit, sensit a Virgine tamquam e clibano aut fornace vaporare ardores, ut interdum putarit sibi manum comburi, qua pateram seu porrigebat seu resumebat.”

37 PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, parte 1, cap. 11, pag. 18. - PUCCINI, Vita, Venezia, 1671, cap. 86, pag. 140, 141. - CEPARI, Vita, cap. 64.



38 BACCI, Vita, lib. 1, cap. 6, n. 1, 2, 3.



39 BARTOLI, Vita, lib. 1, cap. 11.



40 Horatius TURSELLINUS, Vita Bononiae, 1746, lib. 4, cap. 5, pag. 322.



41 Vita e Opere del B. ENRICO SUSONE raccolte dal P. Maestro F. Ignazio Del Nente, O. P., cap. 7, pag. 11. Roma, 1651. - Opera curante Laurentio Surio. Coloniae Agrippinae, 1588: Vita, cap. 5, pag. 455-457.



42 Sainte Jeanne-Françoise Frémyot de Chantal: Sa vie et (Euvres, I: “Il y avait près de huit ans que l'ennemi était, avec mille malicieuses tentations, à tenir le siège devant cette ferme tour de David... Il redoubla tellement ses assauts... qu' il semblait au pauvre coeur de cette sainte veuve qu' elle allait être déconfite en cette rude guerre; mais... voulant donner la fuite à son ennemi et le dernier choc au monde, elle éleva un merveilleux signe au donjon de sa forteresse. (Ciò avvenne nel 1609.) Ce fut que, de sa propre main, elle grava le saint nom de Jésus sur son coeur. Nous ne savons pas avec quel instrument, mais la couture y est demeurée toute sa vie, de l'épaisseur d'un teston, et cela si profondément qu' elle ne pouvait étancher le sang qui sortait de cette heureuse plaie.” Mémoires de la Mère de CHAINGY, 1re partie, ch. 23. p. 107, 108. - In nota: “Ce saint nom était gravé à l'endroit du coeur, de la hauteur d'un pouce, bien formé, excepté la lettre s, qui n'était pas bien achevée. La croix etait du côté d'en bas.” - “Accese un gran fuoco, indi sopra vi pose una grossa lamina d'acciaio, nella quale aveva fatto scolpire il nome santissimo di Gesù...” SACCARELLI, Vita, parte 1, cap. 23.



43 Omne quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini Iesu Christi, gratias agentes Deo et Patri per ipsum. Coloss. III, 17.



44 Ego enim non solum alligari, sed et mori in Ierusalem paratus sum, propter nomen Domini Iesu. Act. XXI, 13.




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