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S. Alfonso Maria de Liguori
Opera dogmatica...eretici pretesi riformati

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§ 8. Si aggiungono qui per fine più notabili dottrine circa le tradizioni.

58. Per tradizione s'intende la parola di Dio non iscritta, che la chiesa custodisce e propone a' fedeli di credere colla stessa certezza di fede che la divina scrittura. Chiamasi tradizione, perché non già per mezzo di scritture, ma quasi per mano ab uno traditur alteri e passa da orecchio in orecchio per narrazione o fama comune. La parola di Dio scritta si conserva nella carta, la non iscritta nei cuori dei fedeli.

59. Le tradizioni sono di tre sorti: divine, apostoliche ed ecclesiastiche. Le divine son quelle che provengono dallo stesso Dio o da Cristo, come sono le istituzioni delle materie e forme dei sacramenti. Le apostoliche son quelle che provengono dagli apostoli: e queste sono di due sorte; perché altre son quelle che gli apostoli riceverono dalla stessa voce di Gesù Cristo o pure furono lor rivelate dallo Spirito santo, sicché elle si confondono colle divine; altre poi son quelle


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che gli apostoli diretti dallo Spirito santo ci hanno lasciate ad osservare, come sono la mistione dell'acqua col vino nel calice, il digiuno quaresimale, l'osservanza della pasqua e di pentecoste ecc. Le ecclesiastiche poi son quelle consuetudini introdotte anticamente nella chiesa da' prelati o da' popoli col consenso de' prelati, le quali col tempo hanno acquistata forza di leggi, com'è la recitazione dell'officio divino a rispetto de' chierici ordinati in sacris o beneficiati, l'astinenza della carne nel sabato ecc.

60. I novatori negano tutte le tradizioni; ma i cattolici insegnano esservi le vere tradizioni divine che insieme colle scritture fondano la fede: onde insegnò il tridentino che la chiesa con egual riverenza venera così le scritture come le tradizioni, dicendo nella sessione quarta nel decreto delle scritture canoniche: “Perspiciensque hanc veritatem et disciplinam contineri in libris scriptis et sine scripto traditionibus, quae ab ipsius Christi ore ab apostolis acceptae aut ab ipsis apostolis, Spiritu sancto dictante, quasi per manus traditae ad nos usque pervenerunt; orthodoxorum patrum exempla secuti, omnes libros tam veteris quam novi testamenti, cum utriusque unus Deus sit auctor, necnon traditiones ipsas, tum ad fidem, tum ad mores pertinentes, tamquam vel oretenus a Christo vel a Spiritu sancto dictatas et continua successione, in ecclesia catholica conservatas, pari pietatis affectu ac reverentia suscipit et veneratur.”

61. Le tradizioni divine vi furono primieramente nello stato della legge di natura, cioè da Adamo sino a Mosè. Doveva allora certamente esservi una regola certa di fede: questa regola non potea già aversi dalle scritture, perché non vi erano: dunque si ebbe dalla tradizione di Adamo, che insegnò ai suoi figli quel che gli era stato rivelato da Dio circa la redenzione e gli altri misterj di nostra salute.

62. In tempo poi della legge scritta, pubblicata da Mosè, benché già vi fossero più scritture divine, tuttavia i giudei dovettero servirsi ancora delle tradizioni per regolamento di più cose di fede e di costumi. Il Signore1 disse: Narrabis filio tuo in illa die dicens: hoc est quod fecit Dominus. Davide2 scrisse: Quanta mandavit patribus nostris nota facere ea filiis suis, ut cognoscat generatio altera. Sicché non solo la scrittura ma anche la tradizione de' padri servi a' giudei per far loro sapere gli eventi che doveano ad essi accadere.

63. Finalmente nella legge evangelica al principio di quella per più anni fu assolutamente necessaria la tradizione; poiché il vangelo di s. Matteo, che fu il primo libro del nuovo testamento, non uscì fuori che otto anni dopo la morte di Gesù Cristo; e tutte le altre sacre carte uscirono molti anni appresso.

64. Anche ne' tempi nostri le tradizioni sono necessarie per più ragioni. Per 1. a discernere i libri canonici dagli apocrifi: mentre ciò non si dichiara in alcun libro sacro, né possono conoscersi collo spirito privato, come si disse di sopra; e perciò uniformemente dicono i santi padri che sol dalla tradizione noi sappiamo quali sono i veri libri divini. Scrive Origene: Ex traditione didici de quatuor evangeliis quod haec sola etc.3.

65. Per 2. le tradizioni son necessarie alla chiesa per giudicare qual sia il vero senso di quelle scritture per le quali si provano più dogmi della nostra fede, come la trinità delle persone divine, la consostanzialità del Verbo col Padre, la processione dello Spirito santo dal Padre e dal Figlio, che Maria Vergine sia vera madre di Dio, l'esistenza del peccato originale in ciascun uomo che nasce, la presenza reale di Gesù Cristo nell'eucaristia; mentre i sociniani ed altri eretici negano che le scritture provino quel che insegna la chiesa cattolica circa i mentovati misteri.

66. Per 3. son necessarie alla credenza di più dogmi di fede che son comuni così ai cattolici, come ai luterani e calvinisti contra altri eretici: com'è che la divina madre fu sempre vergine, contra Elvidio: che vale il battesimo dato a' bambini, contra gli anabattisti: che parimente vale il battesimo dato dagli eretici, contra i donatisti. E di ciò niente sta espresso nelle scritture divine; sicché non da altro fonte che dalla tradizione abbiamo queste verità.

67. Inoltre gli apostoli non tutto ciò che predicarono lo scrissero; ed è certo che essi impararono più cose dalla bocca di Gesù Cristo: e perciò raccomandavano ai fedeli le tradizioni ch'essi avean loro comunicate. Scrisse s. Paolo4: Laudo... vos... quod per omnia mei memores estis et, sicut tradidi vobis, praecepta mea tenetis. Ed in altro luogo5 scrisse: Tenete traditiones quas didicistis sive per sermonem sive per epistolam nostram.


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Quindi scrisse il Grisostomo in questo ultimo luogo: Hinc patet quod non omnia per epistolam, sed multa etiam sine literis; eadem vero fide digna sunt tam illa quam ista.

68. Si oppone per 1. dagli avversari quel che nel capo 4, 2 del Deuteronomio si dice: Non addetis ad verbum quod ego praecipio vobis, nec auferetis ex eo. Di più quel che in s. Matteo al c. 15, 3 si legge detto a' farisei: Quare et vos transgredimini mandatum Dei propter traditionem vestram? Si risponde al primo testo che ivi Mosè non disse: Non addetis ad verbum quod ego scribo vobis, sed quod praecipio vobis; onde non si parla ivi di tradizione, ma di precetto. Similmente Cristo non disse traditionem meam, ma vestram, cioè inventata dai farisei; onde poi soggiunse: Irritum fecistis mandatum Dei propter traditionem vestram.

69. Si oppone per 2. quel che l'apostolo1 scrisse: Omnis scriptura divinitus inspirata utilis est ad docendum, ad arguendum, ad corripiendum, ad erudiendum in iustitia; ut perfectus sit homo Dei ad omne opus bonum instructus. Onde dicono: a che serve la tradizione, quando la scrittura contiene tutto? Si risponde: che l'apostolo dice esser utile la scrittura ad insegnare, ad arguire ecc., ma non dice che basta a tutto. Oltreché, s. Paolo non parla di tutti i sacri libri presi collettivamente ma di ciascuno in particolare, e dice che ciascun libro è utile, ma non già sufficiente ad istruirci in tutte le cose di fede e de' costumi.

70. Sappiamo poi che i concilj per lo senso delle scritture si valsero della tradizione. Attesta Teodoreto2, che il concilio niceno I. della tradizione si valse nella condanna di Ario. Il concilio niceno II., come apparisce dall'azione sesta, anche della tradizione si valse per la difesa delle sacre immagini contra gl'iconomachi. Parimente il concilio VIII. nell'azione ottava dichiarò che dovevano osservarsi le vere tradizioni.

71. Così anche uniformemente da' santi padri vien confermato che le tradizioni debbano tenersi per vera parola di Dio: e così da' padri greci, come da s. Ignazio3, da s. Ireneo4, da Origene5, da s. Basilio6, da s. Gio. Grisostomo citato di sovra e da s. Epifanio7; così da' padri latini, Tertulliano8, s. Agostino9, Vincenzo lirinese in tutto il suo libro intitolato Commonitorium insegna che dee starsi alle tradizioni.

72. Ma si oppone per I. che s. Cipriano non crede esser proceduta dagli apostoli la tradizione oppostagli da Stefano papa, ma la chiamò errore antico, vetustum errorem. Si risponde che s. Cipriano intanto negò quella tradizione opposta da Stefano papa, in quanto non la credé discendere dagli apostoli; ma ben credea doversi tenere le tradizioni che veramente dagli apostoli procedevano.

73. Si oppone per 2. che s. Girolamo nel capo 23 di s. Matteo disse: Hoc quia de scripturis auctoritatem non habet, eadem facilitate contemnitur qua probatur. Si risponde che il santo disprezzava quell'opposizione perché non si provava dalle scritture ma da un certo libro apocrifo, ove diceasi che il Zaccaria ucciso da' giudei fra il tempio e l'altare era stato Zaccaria padre del Battista.

74. Si oppone per 3. che la tradizione non può essere monumento sicuro, per esser soggetta alla mutazione; com'è avvenuto nella comunione dell'eucaristia sotto ambe le specie, la quale per tanti secoli è stata usata e poi da quattro secoli abolita. Si risponde che noi parliamo della tradizione che spetta alla fede e ai costumi, la quale è infallibile ed immutabile; non già di quella che spetta alla disciplina, che ben può mutarsi per giuste cause.

Qui finalmente è necessario stabilire le regole colle quali la tradizione divina si distingue dall'umana. Gli eretici perciò negano le tradizioni, perché dicono essere impossibile il discernere le vere dalle false.

Regole con cui si conosce che una tradizione è umana e non già divina.

Regola prima. Quella non è tradizione divina la quale, benché si osservi in tutta la chiesa, si trova aver avuto origine dalla sentenza di qualche padre, o concilio particolare: perché in tal modo noi avremmo da ammettere, senza fondamento certo, nuove rivelazioni circa la fede o i costumi; il che è stato sempre abborrito ed impugnato nella chiesa dagli uomini più amanti della religione. Mos iste dice Vincenzo lirinese, in ecclesia semper viguit ut quo quisque foret religiosior, eo promptius novellis adinventionibus contrairet10. Quindi i sommi pontefici, i concilj ed i padri hanno avuta tutta la cura di conservare l'integrità della religione con dar bando, nella chiesa a tutte le novità


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o siano dottrine nuove circa le cose di fede, diverse dalle già ricevute. Ciò fu ben dichiarato dall'apostolo allorché scrisse a Timoteo: O Timothee, depositum, custodi, devitans profanas vocum novitates et oppositiones falsi nominis scientiae, quam quidam promittentes circa fidem exciderunt1. Soggiunge il lirinese: Quid est depositum? est quod tibi creditum est, non quod a te inventum; quod accepisti, non quod excogitasti2. Con simili novità rivelate Montano infettò la chiesa.

Regola seconda. Quella dottrina che si trova in una sola chiesa particolare non dee stimarsi divina ma puramente umana; altrimenti come dimostrò s. Agostino contra i donatisti, tutta la chiesa cattolica dovrebbe ridursi a quel solo angolo della terra. Onde in tal caso niun conto dee aversi di quella chiesa particolare.

Regola terza. Non dee tenersi per divina quella tradizione che insegna qualche dogma per mezzo di uno o pochi scrittori nuovi o antichi contra la sentenza comune degli altri, ancorché essi fossero stati dotti e santi. L'errore de' millenarj, cioè che Cristo dopo la risurrezione degli uomini dovea qui regnare in terra insieme coi suoi eletti per mille anni, fu tenuto da più padri, da Tertulliano, da s. Ireneo, da Lattanzio ecc., presso Eusebio3; ma perché fu contrario al sentimento comune degli altri, perciò fu abolito.




1 - Exod. 13. 8.



2 - Ps. 77. 6.



3 - Ap. Euseb. hist. l. 6. c. 18.



4 - 1. Cor. 11. 2.



5 - Ad 2. Thessal. 2. 15.



1 - 2. Tim. 3. 16. et 17.



2 - Hist. l. 1. c. 8.



3 - Apud Euseb. hist. l. 1. c. 36.



4 - L. 3. c. 4.



5 - In c. 6. ad Rom.



6 - L. de Spir. s. c. 27.



7 - De haeresibus, haeres. 61.



8Hom. 21. in c. 5. Gen.



9 - L. 5. de bapt. c. 23.



10 - L. 1. c. 5.



1 - 1. Ad Tim. 6. 20. et 21.



2 - Loc. cit. c. 22.



3 - Hist. l. 3. c. 39.






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