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S. Alfonso Maria de Liguori
Otto med. della Passione di Gesù Cristo...

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MEDITAZIONE VI - Ignominie che patì Gesù Cristo nella sua Passione.

Le maggiori ignominie che patì Gesù Cristo furono quelle che gli furon fatte nella sua morte. Patì primieramente allora l'ignominia di vedersi abbandonato da' suoi amati discepoli,


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de' quali uno lo tradì, un altro lo rinnegò, e tutti, quando Gesù fu preso nell'orto, fuggirono e l'abbandonarono: Tunc discipuli eius relinquentes eum, omnes fugerunt (Marc. XIV, 50). Quindi da' Giudei fu presentato a Pilato qual malfattore meritevole di esser crocifisso: Si non esset hic malefactor, dissero, non tibi tradidissemus eum (Io. XVIII, 30). Eu poi da Erode schernito da pazzo: Sprevit autem illum Herodes cum exercitu suo, et illusit indutum veste alba (Luc. XXIII, 11).

Indi fu posposto a Barabba ladrone ed omicida, poiché chiedendo Pilato a' Giudei chi volessero liberato dalla morte, risposero con gridi: Clamaverunt ergo rursum omnes dicentes: Non hunc, sed Barabbam (Io. XVIII, 40). Fu flagellato da schiavo, pena che si dava solamente agli schiavi: Tunc ergo apprehendit Pilatus Iesum, et flagellavit (Io. XIX, 1). Fu deriso qual re di scena, mentre, dopo averlo con ludibrio coronato di spine salutandolo da re, gli sputavano in faccia: illudebant ei dicentes: Ave rex Iudaeorum: et exspuentes in eum etc. (Matth. XXVII, 29, 30). Fu poi condannato a morire in mezzo a due scelerati, come già era stato predetto da Isaia: Et cum sceleratis reputatus est (Is. LIII, 12).

Finalmente morì crocifisso, viene a dire colla morte più vituperosa che davasi in que' tempi a' malfattori; onde chi moriva crocifisso, tra gli Ebrei, come sta scritto nel Deuteronomio, c. XXI, 23,1 era chiamato maledetto da Dio e dagli uomini. Quindi scrisse l'Apostolo: Factus pro nobis maledictum, cioè la stessa maledizione, quia scriptum est: Maledictus omnis qui pendet in ligno (Gal. III, 13). E il nostro Redentore. dice S. Paolo, rinunziando alla vita splendida e deliziosa che potea godere su questa terra, si elesse di fare una vita piena di tribulazioni, ed una morte accompagnata da tanta confusione: Qui, proposito sibi gaudio, sustinuit crucem, confusione contempta (Hebr. XII, 2).

Così avverossi in Gesù Cristo la profezia di Geremia, di vivere e morire saziato di obbrobri: Dabit percutienti se maxillam, saturabitur opprobriis (Thren. III, 30). Quindi esclama S. Bernardo: O novissimum et altissimum! opprobrium


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hominum et gloriam angelorum!2 E come mai vedere il Signore il più sublime di tutti divenuto il più vile di tutti! Itane summus omnium imus factus est omnium! E poi conclude che tutto ciò fu operato dall'amore che ci porta Gesù Cristo: O amoris vim! Quis hoc fecit? Amor.3

O Gesù mio, salvatemi; non permettete ch'io dopo essere stato redento da voi con tanto dolore e con tanto amore, m'abbia da dannare ed andare all'inferno a odiarvi, e maledire lo stesso amore che m'avete portato. Questo inferno ben tante volte me l'ho meritato, poiché dove voi non avete avuto più che fare per obbligarmi ad amarvi, io non ho avuto più che fare per obbligarvi a castigarmi. Ma giacché mi avete aspettato per vostra bontà ed ora seguite a chiedermi ch'io v'ami, sì che vi voglio amare e voglio amarvi da ogg'innanzi con tutto il mio cuore e senza riserva. Datemi voi la forza di eseguirlo.

E voi, madre di Dio Maria, soccorretemi colle vostre preghiere.




1 Factus pro nobis maledictum.... Gal. III, 13. - Maledictus a Deo est qui pendet in ligno. Deut. XXI, 23.

2 «O novissimum et altissimum! o humilem et sublimem! o opprobrium hominum et gloriam angelorum!» S. BERNARDUS, Sermo in feria IV Hebdomadae Sanctae, De Passione Domini, n. 3. ML 183-264.



3 «O suavitatem! o gratiam! o amoris vim! Itane summus omnium unus factus est omnium? Quis hoc fecit? Amor.» S. BERNARDUS, sermo 64, n. 10. ML 183-1088. (Parla S. Bernardo della familiarità dello sposo divino). - «O suavitatem! o gratiam! o amoris vim! Summus omnium imus factus est omnium. Quis hoc fecit? Amor.» Tractatus de caritate (cavato da vari autori, e nei capitoli 5-9, da S. Bernardo), cap. 6 n. 29. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-599.






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