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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Pratica del confessore

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§ VII - Come debba portarsi cogl'infestati da' demoni

93. Alcuni sono vessati da' spiriti maligni con fantasmi di terrore e con afflizioni corporali di percosse, dolori etc.Con questi è facile la cura: s'insinui loro l'orazione, la pazienza e sopra tutto la rassegnazione alla divina Volontà.

Non sia talmente incredulo il confessore che creda tutte queste invasioni o infestazioni de' demoni essere fantasie o infermità corporali; perché non può negarsi esservi i veri ossessi anche tra' cristiani, poiché la Chiesa contro queste invasioni ha istituiti tanti esorcismi, l'esercizio de' quali ci attesta il sacro concilio di Trento44 essere stato sempre in essere nella Chiesa. Inoltre se non vi fossero ossessi, sarebbe stato inutilmente istituito l'ordine dell'esorcistato, per cui nella sua forma si la potestà sovra gli energumeni e catecumeni; e quest'ordine è certamente uno de' sette che sempre sono stati nella Chiesa di Dio, come ha dichiarato lo stesso s. concilio nel luogo citato. Del resto è prudenza sospettar sempre di tali invasioni, poiché la maggior parte di loro non può negarsi che sieno o imposture o fantasie o infermità, specialmente nelle donne.

94. Qui tamen magis solent confessariorum mentem gravioribus difficultatibus implicare sunt ii qui turpibus


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visionibus, motibus ac etiam tactibus vexantur a daemone, qui non solum fomitem sensualem excitat, sed aliquando etiam cum eis carnale commercium sub forma viri aut mulieris habet, quapropter succubus vel incubus appellatur.

Quidam hos daemones incubos vel succubos dari negarunt, sed communiter id affirmant auctores, ut Martinus Del Rio45, p. Hier, Menghi46, cardinalis Petrucci47 et Sixtus Senensis48, ex s. Cypr.49, s. Just.50, Tertull.51, etc. Et maxime hoc confirmat s. Augustinus52 ubi sic scribit: Apparuissehominibus angelos in talibus corporibus ut non solum videri, verum etiam tangi possent, verissima Scriptura testatur, et multos (quos vulgo incubos vocant) improbos saepe extitisse mulieribus et earum appetisse ac peregisse concubitum. Quosdam daemones… hanc assidue immunditiam et tentare et efficere, plures talesque viri asseverant ut hoc negare imprudentia videatur.

Equidem possunt daemones ad hanc improbum usum defunctorum corpora assumere, vel de novo sibi


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assumere ex aëre et aliis elementis ad carnis similitudinem, ac palpabilium et calidorum corporum humanorum species effingere, et sic ea corpora ad coitum aptare. Imo tenet praefatus Del Rio, citans53 d. Thomam54, d. Bonavent.55, Scotum56, Abulens.57 aliosque plures, quod daemon potest etiam verum semen afferre aliunde acceptum, naturalemque eius emissionem imitari, et quod ex huiusmodi concubitu vera proles possit nasci, cum valeat daemon semen illius accipere, puta a viro in sommo pollutionem patiente, et, prolificum calorem conservando, illico in patricem infundere; quo casu proles illa non erit quidem filia daemonis, sed illius cuius est semen, ut ait d. Thomas58 apud citatum Auctorem.

An autem, inspectis legibus a divina Providentia constitutis pro propagatione generis humani, haec aliquando evenisse aut evenire posse credendum sit, sapientiorum iudicio remittimus.

Hic autem fit dubium an possit daemon, permittente Deo, absque hominis culpa manus illius admovere ad se tactibus polluendum? Affirmat Pater Gravina, dominicanus


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59, et quidem probabiliter: si enim valet daemon totum corpus alicuius movere, ut narratur de Simone Mago60, ope daemonis in aërem sublato, cur non poterit et manum? Praeterea, si daemon potest alicuius commovere linguam, ut invitus proferat obscoena verba aut blasphemias contra Deum, quidni manus ut turpia patrentur? Idem sentit card. Petrucci61, ubi sic inquit: Non semel compertum fuisse quod daemon aliquam partem in humano corpore coeperit quodammodo possidere, puta oculos, linguam vel etiam verenda. Hinc fit linguam obscoenissima verba proferre, licet mens talia tunc non advertat. Hinc impetus et affectus quandoque se turpiter denudandi proveniunt. Hinc foediora, quae me conscribere pudet.62


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Se mai dunque viene alcuno infestato dal Nemico con tale sorta di tentazione (chiamata spirito di fornicazione, da cui la santa Chiesa ci fa pregare specialmente il Signore a liberarcene), deve il confessore star molto attento a premunire il penitente in sì tremenda battaglia;


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poiché dice il cardinale Petrucci63 che tali persone stanno in gran pericolo, se non si avvalgono di rimedi molto forti ed anche straordinari alle volte, se bisogna; essendoché, richiedendosi per resistere un aiuto grande per parte di Dio ed una gran violenza per parte del paziente, difficilmente uscirà vittorioso da tali conflitti chi non userà perseverantemente una gran mortificazione e sovra tutto una grande orazione, con raccomandarsi cento e mille volte a' piedi del Crocifisso e di Maria ss., piangendo, gridando e cercando pietà. Altrimenti, se l'anima si raffredda e manca nel mortificarsi e nel pregare, dice il card. Petrucci64 ch'ella starà in sommo pericolo di cadere in qualche segreta compiacenza di quelle turpi dilettazioni, almeno indiretta.

Sicché, per venire a' rimedi, se 'l confessore può giudicare non esservi affatto alcuna colpa per parte del penitente, l'esorti in primo luogo che s'aiuti colla preghiera, invocando spesso i nomi ss. di Gesù e di Maria; di più poi gl'insinui che si alieni quanto può da' piaceri sensibili, che frequenti la comunione, che spesso si protesti di non voler mai acconsentire a qualsiasi suggestione o dilettazione che gli facesse sentire il demonio; che s'avvalga spesso del segno della croce (portandola anche sopra) e dell'acqua santa con aspergerne il letto e la stanza; porti seco qualche reliquia di santo e l'evangelio di s. Giovanni; che


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s'aiuti anche con esorcismi privati, facendoli esso stesso con dire: Brutta bestia, in nome di Gesù Cristo ti precetto a partirti da me e non tormentarmi più. L'esorti di più che spesso si umilii e si eserciti in atti di umiltà, mentre il Signore alle volte, per togliere dall'anima qualche interna superbia, suol permettere tal fatta di tentazioni.

Ma la maggiore difficoltà è poi di curare taluno che a tali atti v'acconsente o pure da sé li va cercando. Questi tali difficilissimamente si convertono di cuore: poiché da una parte il demonio ha acquistato un certo dominio sovra le loro volontà, e dall'altra essi rimangono troppo deboli per resistere; avrebbon bisogno d'una grazia divina straordinaria, ma questa difficilmente si concede da Dio a tali scellerati.

Tuttavia il confessore, venendo alcuno di costoro, non si sconfidi; procuri d'usargli una somma carità e gli faccia animo, dicendo che dove non v'è volontà, non v'è peccato; onde, semprech'egli resiste colla volontà, non vi pecca. Prima di tutto il confessore faccia contro il demonio l'esorcismo almeno privato; il che certamente è lecito65 (3, 193, De adiuratione, IV) in questo modo: Ego, ut minister Dei, praecipio tibi aut vobis, spiritus immundi, ut recedatis ab hac creatura Dei. Indi interroghi il penitente se mai ha invocato il Nemico ed ha fatto seco


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lui alcun patto; se ha negata mai la fede o ha fatto qualche atto contro di essa. Dimandi in qual forma gli comparisce il demonio: se in forma di uomo, di donna, di bestia o in altra; poiché allora, oltre il peccato contro la castità e contro la religione, vi sarà anche il peccato di fornicazione o di sodomia o d'incesto, adulterio o sacrilegio affettivo. Dimandi di più in qual luogo ed in qual tempo ha tenuto il detto commercio. Gli dimostri poi la gravezza del suo peccato, e cerchi d'indurlo ad una vera conversione e ad una confessione intiera, perché questi tali facilmente lasciano i peccati. Gli assegni in fine gli stessi rimedi notati di sopra cioè che spesso ricorra a Dio e alla ss. Vergine, nomini spesso il nome di Gesù e di Maria, usi l'acqua santa ed il segno della croce, porti sopra qualche reliquia e l'evangelio di s. Giovanni, usi anche spesso lo esorcismo privato, come s'è detto di sopra. Ciò fatto, gli differisca l'assoluzione, ma lo faccia spesso tornare a lui, per vedere come si porta nel resistere agli assalti del Nemico e nel praticare i rimedi; e non l'assolva se non dopo una lunga esperienza, poiché di tali conversioni, come si è detto, rare son quelle che son vere, e rarissime quelle che son perseveranti.




44 Sess 23, c. 2.

45 M. Del Rio, Disquisitionum magicarum libri sex, Coloniae Agrippinae, Henning, 1657, 2, 15, 1.



46 G. Menghi, Compendio dell'arte esorcistica, Venezia, Ugolino 1601, 1, 15 (Opera all'Indice).



47 P. M. Petrucci, Lettere e trattati spirituali e mistici, Venezia, Hertz, 1681 e 1679 (Opera all'Indice), 2, opusc. 5 cap. 14, 5.



48 Sixtus Senensis, Bibliotheca sancta, Neapoli, 1742, 5, annot. 77.



49 S. C. Cyprianus, Liber de habitu virginum (ML 4, 453).



50 S. Justinus, Apologia I (MGL. 6, 335).



51 Tertullianus, De cultu feminarum, 1, 2 (ML. 1, 1419); De virginibus velandis, 7 (ML. 2, 917).



52 S. Augustinus, De civitate Dei, 15, 23 (ML. 41, 468).

53 L. cit. S. Tommaso e s. Bonaventura sono citati dopo.



54 S. Thomas, Quodlibetum 6, 18. L'Angelico Dottore qui non dichiara niente.



55 S. Bonaventura, In 2 Sent 8, 1, 3, 1, in Opera omnia, Ad Claras Aquas, Typ. Collegii S. Bonaventurae, 1882-1892, 2, pag 220. L'editore scrive a questo riguardo che il santo Dottore usa una certa cautela, non pronunciandosi sul fatto, ma spiega solamente il modo secondo cui potrebbe avvenire, se Dio lo permette.



56 J. D. Scotus, In 2 Sent. Venetiis, Wit, 1520, dist. 8, q, unic.



57 A. Tostatus (Ep. pus Abulensis), In Librum Genesis, 6, 8, in Opera omnia, Venetiis, 1596.



58 Ibid.

60 Cfr. Constitutiones apostolorum, 6, 9 (MGL. 1, 930); S. Cyrillus Hierosol. Catecheses, 6, 15(MGL. 33, 562); S. Augustinus Enarrat. in Ps. IX, 24 (ML. 36, 127).



61 O. cit. 2, 2, opusc. 5, 14, 8.



62 Così in italiano: "94. Ma quelli che presentano maggiori difficoltà alla mente dei confessori sono coloro che sono tormentati con turpi visioni, movimenti ed anche toccamenti dal demonio il quale non solo eccita lo stimolo sensuale, ma talora giunge con essi ad unione carnale sotto forma di uomo o di donna e perciò è chiamato incube o succube. Alcuni hanno negato che esistano questi demoni incubi o succubi, ma ciò è confermato comunemente dagli autori, come Martino Del Rio p. Girolamo Menghi, il cardinale Petrucci e Sisto da Siena, da s. Cipriano, s. Giustino, Tertulliano, ecc. Specialmente poi questo è confermato da s. Agostino quando così scrive: Che siano apparsi... agli uomini in tali corpi che non solo potessero essere veduti, ma anche toccati, lo attesta la verissima Scrittura e che molti (che comunemente chiamano incubi) siano stati maligni con le donne ed abbiano bramato ed effettuato l'unione con esse. Che alcuni demoni.. abbiano tentato ed attuato con frequenza questa immondizia, lo affermano uomini così numerosi e di tale autorità, che sembra imprudente negarlo. Possono infatti i demoni assumere per questo cattivo uso i corpi dei defunti, o in altro modo rivestirsi dell'aria, di altri elementi a guisa di carne e simulare le apparenze di corpi umani palpabili e caldi e così adattare quei corpi all'unione. Anzi il citato Del Rio, citando s. Tommaso, s. Bonaventura, Scoto, l'Abulense e parecchi altri, afferma che il demonio può anche portare vero seme, preso d'altra parte ed imitarne la emissione naturale, e che da unione del genere possa nascere vera prole, potendo il demonio prendere quel seme per esempio da un uomo che lo ha emesso durante il sonno e, conservando il calore prolifico, immetterlo subito nell'utero, nel qual caso quella prole non sarà già figlia del demonio, ma di colui di cui è il seme, come dice s. Tommaso presso il citato Autore.

Se poi, considerate le leggi stabilite dalla divina Provvidenza per la propagazione del genere umano, questo possa essere avvenuto qualche volta o si debba credere che possa avvenire, lo rimettiamo al giudizio di chi è più sapiente.

Qui poi si pone il dubbio se il demonio possa, Dio permettendolo, senza colpa dell'uomo, muovere le mani di questi a provocare con toccamenti la polluzione. Lo afferma il padre Gravina, domenicano, e con probabilità: se infatti può il demonio muovere tutto il corpo di qualcuno, come si narra di Simon Mago, alzato in aria dal demonio, perché non potrà muovere la mano? Inoltre, se il demonio può muovere la lingua di uno perché contro la sua volontà proferisca parole oscene e bestemmie contro Dio perché non potrà muovere le mani perché facciano cose riprovevoli? Lo stesso pensa il card. Petrucci che dice così: Si è constatato non una sola volta che il demonio ha incominciato a prendere possesso di qualche parte del corpo umano, come gli occhi, la lingua ed anche i genitali. Di qui avviene che la lingua pronuncia parole oscenissime, benché la mente allora non le avverta; di qui lo stimolo e la volontà talora di denudarsi vergognosamente; di qui anche cose più brutte che il pudore vieta di scrivere".



63 O. cit. 1. cit. 7 e 9.



64 L. cit.

65 Ora però: Nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ha ottenuto dall'Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza. L'Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e di integrità di vita (Can. 1172). (Per quanto riguarda l'esorcismo privato proferito senza espressa licenza, vedere IV Aggiunta. —A. M.).




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